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L’ultimo giorno dell’avvocato

LAMEZIA TERME È stata lei a trovarlo, a vederlo per prima disteso al posto di guida della sua auto, senza vita. È stata lei per prima a vedere il sangue di quei tre colpi che lo avevano attinto tra i…

Pubblicato il: 04/03/2018 – 11:02
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L’ultimo giorno dell’avvocato
L’ultimo giorno dell’avvocato

LAMEZIA TERME È stata lei a trovarlo, a vederlo per prima disteso al posto di guida della sua auto, senza vita. È stata lei per prima a vedere il sangue di quei tre colpi che lo avevano attinto tra il collo e la testa. Poi si è fatta coraggio e ha chiamato i carabinieri. Erano quasi le tre di notte del 10 agosto 2016 quando la fidanzata di Francesco Pagliuso ha varcato la soglia di quel giardino che frequentava ormai da qualche mese. Una relazione nata da poco la loro, da maggio, dirà lei agli inquirenti. I due non avevano attriti, preciserà ai carabinieri accorsi sul posto. Avevano convissuto fin dagli inizi della loro relazione, a casa di lui in via Marconi a Lamezia Terme, tanto che il killer, spiegano gli investigatori, in due occasioni aveva dovuto desistere dal suo proposito di sangue per via della presenza di lei. Quell’ultima, ordinaria, giornata d’agosto dell’avvocato penalista è venuta fuori dalla testimonianza della donna che lui stava frequentando. È il racconto di una giornata semplice, quel 9 agosto, che va dalle prime ore del mattino fino alle otto di sera, orario dell’ultima telefonata. Una giornata iniziata come tante senza troppi impegni in quel periodo d’agosto. Lei aveva lasciato la casa intorno alle 9:50 per andare al lavoro. Poco dopo era uscito lui, per portare il suo cane dal veterinario e un’ora dopo l’aveva chiamata dal suo studio legale. Lascerà lo studio per andare a Soveria Mannelli a trovare i genitori e nel suo paese natale resterà fino alle 17:10 quando le telefonerà di nuovo per dirle che stava rientrando a Lamezia. Il cane era sempre con lui, se ne sarebbe separato giusto per qualche ora, il tempo di sbrigare qualche incombenza nel suo studio legale. Fino all’ora di cena. Alle 20 Pagliuso telefona alla donna, le dice che sarebbe andato a riprendere il cane e poi avrebbe raggiunto il figlio e la ex moglie nella loro casa al mare. È questa l’ultima telefonata che i due si scambiano. Da allora lei cercherà di contattarlo, dalle 23:50 in poi, senza ottenere risposta. Ma a quell’ora Francesco Pagliuso era già morto, era già in quel giardino, il cane in macchina sul sedile posteriore. Il killer – che carabinieri e Dda di Catanzaro hanno individuato in Marco Gallo, 32 anni, vicino al gruppo criminale degli Scalise di Decollatura – aveva portato a compimento la propria missione alle 22:15. Telefonate, messaggi e whatsapp cadono nel vuoto. Alle 2:30 la donna decide di andare nella casa di via Marconi dove, nel giardino, vedrà, capirà. Pochi minuti dopo, quella giornata ordinaria fatta di affetti, incombenze lavorative, visite ai genitori, al figlio, verrà trascritta in un verbale. La fidanzata dirà che in quel periodo l’avvocato non le aveva manifestato particolari preoccupazioni, fatta eccezione per una causa che avrebbe dovuto discutere all’indomani del suo omicidio. Certo, c’erano state quelle minacce per le quali si era molto preoccupato qualche tempo prima. Una storiaccia con in mezzo degli ex clienti, gli Scalise, particolarmente irriguardosi e scontenti e una lista nera in fondo alla quale c’era il suo nome. Ma quanto fosse reale il pericolo proveniente dal recente passato, lei non poteva immaginarlo.

Alessia Truzzolillo
a.truzzolillo@corrierecal.it

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