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NEMEA | Il clan e «l’avvocato che conosce i giudici»

VIBO VALENTIA Circolava armato Leone Soriano, boss dell’omonima cosca di Filandari fermato giovedì nel corso dell’operazione antimafia “Nemea”, condotta da carabinieri e Dda di Catanzaro (qui la noti…

Pubblicato il: 08/03/2018 – 17:46
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NEMEA | Il clan e «l’avvocato che conosce i giudici»
NEMEA | Il clan e «l’avvocato che conosce i giudici»

VIBO VALENTIA Circolava armato Leone Soriano, boss dell’omonima cosca di Filandari fermato giovedì nel corso dell’operazione antimafia “Nemea”, condotta da carabinieri e Dda di Catanzaro (qui la notizia). Dialogando con un altro degli indagati, Emanuele Mancuso (figlio di Pantaleone Mancuso detto “l’ingegnere”), Leone Soriano ribadiva: «Pure in casa ce l’ho la pistola, io sai che quando esco cammino 24 ore… Ascolta, io come li vedo li sparo in testa, io non è che aspetto che arrivino ad avvicinarsi… Io cammino con la pistola addosso 24 ore su 24, vado anche in caserma con la pistola (dove andava a firmare, ndr)». Uscito dal carcere il 4 settembre 2017, nel piccolo comune del vibonese le vicende criminose si sono susseguite numerose e costanti. Da gennaio a settembre si registrano 3 denunce di danneggiamento, dopo la scarcerazione di Leone Soriano, da novembre a febbraio i danneggiamenti sono 11: cartucce calibro 12 e bottigliette incendiarie recapitate il 30 novembre 2017; nella notte tra il 30 novembre e il primo dicembre 2017 ignoti davano alle fiamme la Dacia Duster dell’appuntato Aldo Giulio Cammarata, in servizio nella stazione di Filandari; 5 cartucce calibro nove e una bottiglia incendiaria recapitata il 5 dicembre; esplosione di colpi d’arma da fuoco contro un abitazione il 10 dicembre; esplosione di colpi d’arma da fuoco contro una Fiat Iveco del titolare di una ditta il 19 dicembre; incendio di una Fiat 500 il 2 gennaio 2018; incendio di un escavatore appartenente alla ditta dell’imprenditore Antonino Castagna il 5 gennaio; colpi d’arma da fuoco contro un’abitazione l’11 febbraio; il 12 febbraio Giuseppe Soriano (figlio di Roberto Soriano, vittima di lupara bianca, e nipote di Leone) viene arrestato per detenzione di sostanze stupefacenti; il 14 febbario tornano i danneggiamenti nei confronti di Antonino Castagna con l’esplosione di colpi di arma da fuoco contro la sua abitazione e l’esplosione di ordigni; il 17 febbraio vi è il danneggiamento della stazione Esso.

«METTIAMO L’AVVOCATO CHE CONOSCE I GIUDICI» Dopo l’arresto di Giuseppe Soriano, Leone ed Emanuele Mancuso parlano del motivo che aveva potuto portare il giovane in galera. Hanno il sospetto che qualcuno volesse levare di mezzo Giuseppe: «Io ho il sospetto che li ha mandati (i carabinieri, ndr) qualcuno», dice Mancuso «e devo avere anche la certezza – prosegue – prima di fare una guerra e lo devono sapere che se armo una guerra ti cacciano dalla carica, ma a me lo sai quanto cazzo mi interessa che mi cacciano dalla casa? Poco e niente, per te me la facevo». La conversazione è emblematica di come Emanuele Mancuso sia vicino al gruppo di Leone Soriano. Le regole della ‘ndrangheta sono chiare: l’eliminazione senza autorizzazione di un elemento di vertice poteva avere conseguenze in relazione alle cariche di ‘ndrangheta ricoperte. Mancuso è legato alla cosca tanto da portare a Leone Soriano il denaro per le spese legali di Giuseppe Soriano: «Vi faccio sapere che per l’avvocato gli pago tutto io». Spese legali e avvocati sono un altro argomento caldo dopo l’arresto di Giuseppe. La famiglia non è soddisfatta del proprio avvocato tanto che Caterina Soriano, altra tra le persone fermate facente parte del gruppo criminale, consigliava di investire della questione un avvocato che potesse avvicinare i giudici: «Dobbiamo mettere l’avvocato di Catanzaro che conosce i giudici…».

Alessia Truzzolillo
a.truzzolillo@corrierecal.it

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