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Banche, in Calabria perso un quarto dei posti di lavoro
Tra il 2009 e il 2017 la regione ha registrato il secondo peggior numero percentuale di tagli al personale. In questo lasso di tempo sono svaniti oltre mille posti. Moria anche di filiali: ben 25 com…
Pubblicato il: 19/03/2018 – 9:45
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CATANZARO La crisi del settore bancario ha decimato l’occupazione e gli sportelli del sistema creditizio calabrese. Tra il 2009 al 2017, infatti, la Calabria ha perso 1.004 posti passando così da 4.422 unità occupate a 3.418 dello scorso anno. Un numero che tradotto in termini percentuali si tramuta in -22,7% rispetto al 2009. Un dato che pone la Calabria come seconda regione dietro solo all’Abruzzo (- 24,5%) per percentuali di posti bruciati nel periodo della crisi economica.
Uno tsunami che conseguentemente si è abbattuto anche sul numero di filiali presenti in regione. In questo lasso di tempo hanno chiuso, infatti, 89 filiali. Visto che nel 2009 gli sportelli presenti in Calabria erano 530 contro i 441 attuali. E ben 25 comuni non hanno più neanche una presenza di un istituto creditizio sul proprio territorio.
Un disastro che, in realtà, ha interessato praticamente tutto il sud Italia dove in otto anni si sono persi oltre settemila posti di lavoro di cui appunto mille nella sola Calabria. I dati elaborati dalla Banca d’Italia e dall’Istat dimostrano che nelle sei regioni meridionali cioè Abruzzo, Molise, Basilicata, Campania e Puglia i comuni che hanno conservato uno sportello, nel corso della grande crisi, sono stati appena sopra la metà (55%) contro la media nazionale del 71 per cento.
Indice di come questa pesante crisi finanziaria abbia penalizzato soprattutto il Mezzogiorno. Ciò nonostante i maggiori danni al sistema creditizio siano stati causati dalle banche del Centro-nord con la Popolare di Vicenza, la Veneto Banca o il Monte dei Paschi di Siena o ancora la Cassa di Rimini e Cesena. Istituti colpiti da crack finanziari o da manovre quantomeno sospette e spesso poi “salvati” con operazioni mirate dal governo e concordate con l’Europa.
Una comprova – se ancora ce ne fosse stato bisogno – che la mancanza di un solido sistema creditizio meridionale – poche e fragili presenze di banche con sede e cassaforte nel Sud – si riflette in negativo anche sul fronte dell’occupazione oltre che sulla capacità di offrire risposte alle imprese e ai cittadini e conseguentemente ai bisogni di sostenere lo sviluppo del Mezzogiorno e della Calabria in particolare. Aspetti che la crisi del sistema cooperativistico delle banche locali – ormai ridotte al lumicino – ne ha accentuato i profili.
E il futuro che attende il Sud – sotto questo profilo – non sembra affatto annunciare qualche possibilità di riscatto. Anzi. Gli ultimi accordi che interessano due importanti istituti bancari come Unicredit e soprattutto Banca Intesa (che controlla il Banco di Napoli e l’ex Banca Nuova, istituto che detiene un numero importante di sportelli nelle regioni meridionali) avranno sicuramente pesanti ripercussioni in termini di taglio all’occupazione e di filiali nel Mezzogiorno. Così se non ci saranno politiche serie che possano sostenere un sistema creditizio meridionale le conseguenza nel lungo periodo non potranno che essere di lacrime e sangue per questa parte “disgraziata” del Paese.
Roberto De Santo r.desanto@corrierecal.it
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