Il latitante dei Commisso che gestiva le slot in Canada – VIDEO
ROMA È finita la latitanza di Tito Figliomeni, quarantanovenne considerato uomo del clan Commisso arrestato questa mattina dagli investigatori del Servizio centrale operativo e della Squadra mobile d…

ROMA È finita la latitanza di Tito Figliomeni, quarantanovenne considerato uomo del clan Commisso arrestato questa mattina dagli investigatori del Servizio centrale operativo e della Squadra mobile di Reggio Calabria all’aeroporto di Fiumicino. Da più di otto anni latitante in Canada, dove ha potuto contare su una serie di appoggi logistici e operativi del clan sidernese, che da tempo ha messo radici oltreoceano, Figliomeni si è mosso per anni nell’area metropolitana di Toronto usando documenti falsi. In questo modo, è riuscito a sfuggire all’ordinanza di custodia cautelare emessa per lui nell’ambito dell’inchiesta “Bene Comune” che da quasi otto anni attende di essere eseguita. Ma il 10 marzo scorso è stato stanato dal Custom and Border Force canadese, nel quadro di una diretta collaborazione tra il Servizio centrale operativo della Polizia di Stato, la Squadra mobile di Reggio Calabria, la Royal Canadian Mounted Police e la Polizia metropolitana di Toronto, d’intesa con l’Esperto per la Sicurezza italiano ad Ottawa (Canada). Finito in manette, per lui si è aperta la procedura che ha portato all’espulsione dal Canada. Figliomeni è stato messo su un aereo con destinazione Italia e oggi ad attenderlo a Fiumicino ha trovato gli uomini della Squadra mobile, che per lui hanno fatto scattare le manette. Cugino dei pregiudicati Angelo e Cosimo Figliomeni, inseguiti da diversi mandati di cattura e tuttora latitanti in Canada, il boss 49enne non ha limitato la sua attività criminale all’Italia, dove per conto del clan, secondo quanto emerso dalle indagini, gestiva una società di Siderno operante nel settore dello smaltimento-inerti e movimento-terra. Anche in Canada si è fatto notare. Per gli inquirenti, il suo eccessivo “dinamismo” imprenditoriale nel settore delle “slot machine” e del gioco d’azzardo ha provocato malumori tra i clan residenti in Canada. A far scoppiare i contrasti, l’apertura di un bar, avvenuta probabilmente in una zona non di competenza dei Commisso, che aveva rischiato di condizionare negativamente gli interessi economici di altre componenti ‘ndranghetiste operanti nel distretto dell’Ontario. È toccato ai vertici calabresi dei Commisso intervenire per sedare gli animi e dirimere la controversia sorta oltreoceano al fine di riportare la pace ritenuta indispensabile per il perseguimento del “bene comune”.
Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it