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Le vecchie (e imbarazzanti) amicizie calabresi del commissario Oettinger

I rapporti con un ristoratore considerato vicino alla ‘ndrangheta e le cene nella sua pizzeria. Il politico tedesco finito nella bufera per la frase sui mercati e il voto degli italiani negli anni …

Pubblicato il: 29/05/2018 – 16:01
Le vecchie (e imbarazzanti) amicizie calabresi del commissario Oettinger

La sua frase, con un corollario di reazioni tra lo stupito e l’indignato, ha fatto il giro del web in poche ore. «I mercati insegneranno agli italiani a votare nella maniera giusta»: sembra un’entrata a piedi uniti nella crisi politica quella del commissario europeo al bilancio Gunther Oettinger. In realtà si tratta della sintesi, anticipata su Twitter dal giornalista Bernd Thomas Riegert, di un’intervista al Commissario Ue a Strasburgo per l’emittente Dwnews. Il tweet in questione è stato prima cancellato dall’autore, poi riproposto in una versione ammorbidita. Infine è stato twittato il link all’intervista completa, nella quale il commissario spiega che ha fiducia nel governo Cottarelli e che gli italiani alle prossime elezioni non voteranno per i partiti populisti perché spaventati dai possibili dissesti sui conti pubblici. Troppe sfumature per un popolo – e c’è anche la sua classe dirigente – rapidissimo a reagire sui social a ogni sollecitazione esterna. Oettinger è il nemico di giornata e le reazioni sdegnate abbracciano tutto l’arco costituzionale. Mettere d’accordo Matteo Salvini e Maurizio Martina non è facile. Il “cattivo” ministro tedesco ci è riuscito.
Nessuno, invece, aveva fiatato quando il suo nome era stato accostato a un personaggio che i magistrati antimafia italiani considerano legato alle cosche calabresi. Insomma, Oettinger qualche italiano lo conosce, e quella conoscenza ha rischiato di “bruciare” la sua carriera ben prima che spiccasse il volo verso Bruxelles.
«IL MIO ITALIANO» Per raccontare la storia bisogna tornare indietro agli anni 90, quando il politico era “soltanto” il capo della Cdu nel Parlamento di un Land tedesco. All’indomani dell’operazione “Stige” della Dda di Catanzaro, i file su Oettinger sono tornati d’attualità. E hanno fatto rumore, perché associati a quello che gli investigatori italiani ritengono uno dei centri dell’espansione della ‘ndrangheta in Germania. Il capitolo dei ristoranti italiani è preminente quando si cerca di descrivere il contatto tra le cosche calabresi e il territorio tedesco. Nel caso dell’operazione antimafia che ha colpito i clan del Crotonese, agricoltori e commercianti trapiantati in Germania sarebbero stati costretti ad acquistare i prodotti esportati dalle ditte legate alla cosca Farao-Marincola. Concorrenza sleale, con la ‘ndrangheta che – manu militari – impone i prodotti. Per capire come questa storia possa creare imbarazzo addirittura alla Commissione europea bisogna fare diversi passi indietro. Mario Lavorato – ristoratore di Mandatoriccio finito in manette nel blitz assieme a oltre 160 persone – gestisce da molti anni una pizzeria vicino a Stoccarda. Un posto rinomato, di quelli che i tedeschi individuano con l’espressione «il mio italiano» quando decidono di andare a cena in un locale in cui si mangi bene. Negli anni 90, secondo quanto risulta dai rapporti della polizia tedesca, la pizzeria di Lavorato è, per Oettinger, «il mio italiano». Sempre in quegli anni, gli investigatori italiani che cercano riscontri sull’espansione delle ’ndrine in Europa, ipotizzano che l’uomo originario di Cariati sia un esponente di spicco della criminalità organizzata; che addirittura organizzi trasporti di droga e di armi e riciclaggio di denaro. È a quel tempo – e nel corso di quelle indagini – che spunta fuori Oettinger: gli agenti monitorano il telefono della pizzeria e ascoltano una conversazione in cui appare il presidente del gruppo parlamentare della Cdu nel parlamento del Land del Baden-Wuerttemberg (cioè Guenther Oettinger).
INTERCETTAZIONI PERICOLOSE L’attuale commissario Ue era un frequentatore abituale del ristorante di Winnenden. Era anche un amico del proprietario. A punto che, nella pizzeria, era stata anche organizzata una “serata calabrese” a sostegno della Cdu. La vicinanza tra due mondi apparentemente diversi era di pubblico dominio, al punto che l’allora ministro della Giustizia del Baden-Wuerttemberg, il cristiano democratico Thomas Schaeuble (Cdu), pensò bene di informare il collega di partito sui sospetti del pubblico ministero nei confronti del suo amico italiano e consigliò al politico di non effettuare più telefonate nel ristorante. Quelle intercettazioni avevano passato il confine che separa la cronaca giudiziaria dalla politica. E anche il ministro dell’Interno, il socialdemocratico Frieder Birzele (Spd), informò Oettinger di quei colloqui “pericolosi”. Le due segnalazioni, oltre a mettere a parte il politico dell’inchiesta che lo sfiorava, sollevarono un polverone tale che il parlamento statale istituì una commissione d’inchiesta che doveva occuparsi della «pratica del monitoraggio telefonico» nel land di Stoccarda. Ma – in questo probabilmente la Germania e l’Italia un po’ si somigliano – la nascita di una commissione d’inchiesta spesso preannuncia un insabbiamento. E la maggioranza dei commissari giunse alla conclusione che era «giustificato e necessario» informare Oettinger, perché «la strumentalizzazione dei politici» appartiene alla tipica procedura della criminalità organizzata perché «è pratica comune usare la conoscenza con i politici per aumentare il loro prestigio e mostrare presunta influenza». Da allora, Oettinger ha ripetutamente sottolineato di non avere più alcun contatto con Mario Lavorato. Ma quelle frequentazioni, dopo il blitz, sono tornate a scuotere l’opinione pubblica tedesca, anche per via di due dettagliati servizi giornalistici pubblicati da Welt e Frankfurter Allgemeine Zeitung. (ppp)

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