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La politica si divide (anche) sul migrante ucciso a San Calogero

La brutale uccisione di Sacko offre ai partiti il pretesto per una guerriglia politica. L’ordine del giorno presentato da quattro consiglieri della maggioranza scatena la bagarre. Per il centrodest…

Pubblicato il: 04/06/2018 – 19:41
La politica si divide (anche) sul migrante ucciso a San Calogero

REGGIO CALABRIA L’omicidio del giovane maliano e le dichiarazioni contro il sindaco di Riace scuotono anche il consiglio regionale. Il parlamentino, tuttavia, non reagisce in modo compatto, anzi. La brutale uccisione di Sacko offre il pretesto per un’aspra guerriglia politica, nel corso della quale maggioranza e opposizione si sono reciprocamente accusate di voler strumentalizzare i fatti di San Calogero.
Il casus belli è rappresentato da un ordine del giorno che impegnava il presidente della Regione a testimoniare vicinanza ai migranti della Piana di Gioia Tauro e alle organizzazioni sindacali nelle quali Sacko Soumayla militava per garantire migliori condizioni di lavoro ai braccianti stagionali.
Il testo – presentato da Mirabello, Romeo, Nucera e Giudiceandrea – promuoveva ogni iniziativa «che possa rimuovere possibili cause di discriminazione in danno dei migranti e tenere vivo l’interesse affinché possano al più presto essere assicurati alla giustizia i colpevoli dell’omicidio» di Sacko, «un atto vile che assume caratteristiche anche a potenziale sfondo xenofobo».
«Il tema della nuova schiavitù che si sta registrando nell’area di Rosarno non ci può lasciare indifferenti, la politica deve usare un linguaggio che non sia da campagna elettorale», dice Mirabello con un chiaro riferimento alle ultime dichiarazioni del neo capo del Viminale Salvini, in queste ore al centro della polemica anche per le sue affermazioni contro Mimmo Lucano, definito «uno zero».
Sebi Romeo (Pd) è ancora più esplicito: «Dopo la formazione di un governo che vede come ministro dell’Interno Salvini, che sul tema ha posizioni lontane dalla cultura democratica del nostro Paese, è bene che questo Consiglio prenda posizione. Bisogna sostenere l’idea che siamo tutti uguali e che le discriminazioni non sono possibili».
Il dibattito, a questo punto, si infiamma.
Gianluca Gallo (Cdl) chiede di «affrontare questi problemi in modo serio. Dobbiamo porci il problema di come creare regole civili di convivenza, altrimenti si tratta della solidarietà di un attimo». Per Vincenzo Pasqua (Misto), il Consiglio non può discutere di «congetture», dal momento che le indagini non hanno ancora fatto luce su quanto accaduto. «Oggi – sottolinea – il nostro compito è cercare di non trasformare una tragedia in una discussione con risvolti politici».
«Non ho mai condiviso i toni di Salvini – chiarisce Fausto Orsomarso (Misto) – ma parlare di visioni culturali rispetto alla morte di un uomo significa confondere i piani e strumentalizzare il dibattito».
«Esprimere solidarietà – gli fa eco Arturo Bova (Dp) – non significa strumentalizzare la discussione. Si tratta di una polemica di cui si poteva fare a meno. Qualcuno avrebbe invece dovuto scandalizzarsi per il fatto che il sindaco di Riace sia stato definito uno zero».
Secondo Domenico Bevacqua (Pd), la campagna elettorale ha decretato «la vittoria del populismo e su questo dobbiamo interrogarci tutti. Non si governa con gli annunci e con i proclami come sta facendo Salvini».
«È una speculazione sulla morte delle persone», urla ancora Orsomarso. «La speculazione la sta facendo lei», replica a tono Giudiceandrea.
Mimmo Tallini (Forza Italia) va giù ancora più duro: «Rispetto a un tema che non comporta alcun rischio, avrei apprezzato di più un ordine del giorno a favore della madre del ragazzo ucciso da un’autobomba (Matteo Vinci, ndr). Su questo la commissione Antindrangheta non ha detto una parola». Bova, il presidente, è visibilmente contrariato. In Aula, intanto, scoppia la bagarre. Baldo Esposito prende la parola, ma viene interrotto da Bevacqua che invoca un cambio nell’ordine dei lavori. Il consigliere pd a sua volta viene duramente rimbrottato dal compagno di partito Giudiceandrea, che invoca il rispetto delle prerogative dei capigruppo: «Perché non ti fai mai i fatti tuoi!?». Bevacqua più tardi abbandonerà l’aula tra gli improperi e troverà anche il tempo di confrontarsi animatamente con lo stesso Giudiceandrea nell’anticamera dell’assemblea. Le urla arriveranno fino all’aula a interrompere il discorso di Gallo, che commenterà con malizia: «È in atto la resa dei conti nel centrosinistra».
Esposito alla fine riesce a riprendere la parola ed è netto: «Una cosa è la solidarietà, un’altra è la mozione che impegna il presidente: vogliamo forse mettere in dubbio il fatto che le forze dell’ordine vogliano assicurare i colpevoli alla giustizia? Con queste scenette non abbiamo scritto una bella pagina di politica».
Seguono diversi conciliaboli per arrivare a un testo di sintesi tra le varie posizioni.
La conclusione è però da teatrino della politica: Gallo, dopo una polemica con Irto, chiede l’appello nominale, al termine del quale l’assemblea viene sciolta per mancanza del numero legale (troppe, anche oggi, le assenze tra i banchi della maggioranza).
Per Sacko nessuna mozione, nessuna solidarietà ufficiale.

Pietro Bellantoni
p.bellantoni@corrierecal.it

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