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In mille in corteo a Reggio: «Sacko è vivo e lotta insieme a noi»

Nella città dello Stretto la manifestazione dell’Usb per chiedere giustizia per il sindacalista ucciso. L’organizzazione denuncia boicottaggi: «Manifestanti schedati dalla polizia». Soumahoro: «La …

Pubblicato il: 23/06/2018 – 16:07
In mille in corteo a Reggio: «Sacko è vivo e lotta insieme a noi»

REGGIO CALABRIA Bandiere rosse, del sindacato, di partiti, striscioni stampati, scritti o pitturati a mano, persino qualche pezzo di cartone strappato via e usato per lanciare un messaggio, vergato a pennarello. Un fiume di manifestanti ha ridestato Reggio Calabria dal suo sonnolento sabato mattina. Nel centro della città, sul corso principale, più di mille persone hanno sfilato con rabbia, orgoglio e la sorpresa di essere stati in tanti a rispondere all’appello dell’Usb che, a una settimana dalla sua manifestazione nazionale a Roma, ha convocato una nuova mobilitazione per chiedere verità e giustizia per Soumaila Sacko, il sindacalista maliano ucciso il 2 giugno scorso alla “Fornace Tranquilla”, ex fabbrica di San Calogero, nel Vibonese, e diritti per tutti gli sfruttati.
CONTINUARE LE LOTTE DI SOUMAILA «Proseguiamo la battaglia che Soumaila portava avanti. Continua a vivere nella nostra lotta e lo vogliamo ribadire – dice Aboubakar Soumahoro, dirigente nazionale dell’Usb –. Oggi non parliamo di colore della pelle, oggi non parliamo di provenienza geografica, oggi il tema qui e in Italia è che ci sono sfruttati e sfruttatori». E spiega in modo chiaro quali siano le squadre in campo, che i venti di odio e razzismo che soffiano sull’Italia non riescono a nascondere.
SFRUTTATI CONTRO SFRUTTATORI, UNA LOTTA METICCIA «C’è – afferma – chi difende i privilegi, e chi difende gli ultimi, chi predica l’odio e chi parla di giustizia sociale e umanità. Da una parte c’è chi ritiene che i lavoratori che si spaccano la schiena dei campi, quelli del pubblico impiego, i precari, gli invisibili, i senza voce, i dannati della terra non si debbano organizzare, e chi pensa che sia arrivata l’ora di portare avanti le loro lotte. Noi siamo con le donne e gli uomini della Calabria che non rinnegano il proprio passato, che non accettano la guerra con la memoria perché la memoria di questa terra parla di braccianti, contadini, lavoratori, invisibili che hanno lottato anche con il sangue per difendere questa terra».
DA REGGIO A PIACENZA, PRIMA GLI ULTIMI Una lotta che si rinnova in quelle battaglie che da Reggio Calabria a Piacenza – dove quasi in contemporanea hanno sfilato i lavoratori della logistica – mettono al centro gli sfruttati. Di ogni nazione, di ogni colore, di ogni categoria. «Prima gli sfruttati», urla come con una sola voce il corteo. «Schiavi mai», tuonano i manifestanti lungo il corso cittadino. «Soumaila è vivo e lotta insieme a noi. Le nostre idee non moriranno mai», scandiscono i manifestanti.
L’ALTRA REGGIO Ci sono braccianti, sindacalisti, militanti e simpatizzanti di partiti e movimenti, le femministe, attivisti di associazioni, ong e comitati non solo reggini. E tanti cittadini non organizzati che hanno deciso di essere in piazza. «È un dovere oggi essere qui, mostrare chiaro da quale parte stare», dice una ragazza che la politica l’ha sempre guardata da lontano, quasi con noncuranza. «Oggi non è più possibile», aggiunge. Se la Reggio che ha contirbuito ad eleggere senatore Matteo Salvini c’è, non si vede. Al contrario, in tanti si affacciano anche dai blasonati negozi del centro per vedere il corteo passare. E sorridono. Il corso principale è un fiume rosso, disordinato, allegro. Gli slogan si alternano alla musica, mentre gli attivisti storici si guardano quasi stupiti e non fanno che ripetere: «E chi si aspettava tutta questa gente?».
TENTATIVO DI BOICOTTAGGIO? E dire che qualche intoppo in mattinata c’è stato e forse non è stato del tutto casuale. «Stranamente, nonostante i pullman siano stati regolarmente affittati e pagati, questa mattina nessuno si è presentato» spiega Paolo Leonardi, dell’esecutivo nazionale dell’Usb. È stato necessario – racconta al megafono durante il corteo – attendere nuovi mezzi per accompagnare a Reggio Calabria i tanti che con Soumaila hanno diviso la tendopoli, il lavoro nei campi, la vita nell’inferno di Rosarno. Anche per la delegazione in arrivo da Cosenza c’è stato un intoppo lungo il percorso. «Come già successo prima della manifestazione del 16 – spiega – tutti i manifestanti sono stati fermati, fotografati e schedati, gli striscioni aperti e controllati, per verificare che non ci fossero slogan contro il governo e contro Salvini».
SALVINI CONVITATO DI PIETRA Ma che il neoministro dell’Interno sia il convitato di pietra della manifestazione di oggi è inevitabile. Dopo una campagna elettorale feroce, tutta giocata sul «prima gli italiani», nei suoi primi venti giorni al Viminale Salvini ha alzato ancor più il tiro. «L’omicidio di Soumaila è figlio di un clima di violenza e razzismo, che vuole nascondere i veri problemi e i veri sfruttatori dietro una cappa di odio, facendo leva sulla fame della gente. Ma noi sappiamo e lo sappiamo bene – dicono dal sindacato – a chi serva tutto questo. Questa non è una battaglia degli africani, questo non è un lutto degli africani, questa è una lotta di sfruttatori contro sfruttati».
LUCANO: «GOVERNO VIGLIACCO» Lo ripete dal palco anche Mimmo Lucano, sindaco di Riace, paese dell’accoglienza diventato un modello nel mondo e forse considerato un esempio pericoloso in Italia. Anzi, «uno zero», per usare le parole del ministro Salvini. «Questo è un governo vigliacco, fino ad oggi che cosa abbiamo visto? Che sono forti con i deboli, basta. La voce del governo si è fatta sentire solo per creare odio nella popolazione verso i Rom e verso i rifugiati. Non ci sono altri temi, il resto è secondario. Questo vedo, e questo è un atteggiamento di una politica vigliacca perché forte con i deboli».
PUNTO DI PARTENZA Manifestante fra i manifestanti, Lucano ha sfilato mischiato fra la folla. Solo alla fine, a piazza Italia, di fronte al municipio, sul camioncino diventato un palco ha preso la parola: «Oggi è un giorno triste, ma che cosa ci rimane se non fare sentire la voce delle piazze, la voce delle persone che ancora ci credono, nella giustizia, nei diritti. È facile salire sul carro dei vincitori, ma noi vogliamo stare con la base, sempre. Voglio trasmettere un messaggio, che la sinistra deve avere una sola voce, non si deve preoccupare di poltrone, ma di rappresentare i diritti degli ultimi, questa è la vera missione».

Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it

https://www.youtube.com/watch?v=4BrjxrvdjH8

 

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