“Sette note”, la droga spacciata anche nei centri di recupero
L’operazione condotta dalla Procura di Cosenza, partita dalla denuncia di una “madre coraggio”, ha permesso di individuare diverse piazze di spaccio della città bruzia. «Giovanissimi spesso arrivano…

COSENZA La denuncia di una madre, l’ennesima “mamma coraggio” della città di Cosenza, ha permesso alla Polizia di sgominare un\’articolata rete di spaccio. Sette persone in tutto coinvolte, numero che ritorna anche nella denominazione dell’operazione (“Sette Note”) perché le indagini hanno portato anche lungo le stradine della città vecchia che portano al teatro Rendano. In carcere sono finiti Dimitri Bruno, 30 anni, sua madre Maria De Rose, 48 anni, e Riccardo Gaglianese, 25 anni. Ai domiciliari, invece, Giuseppe Cristaldi, 37 anni, Marcello Bennardo, 53 anni, e Manuel Esposito, 24 anni.
Obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria per C.Q., 26 anni. Un’altra persona, che risulta irreperibile, è ricercata.
«Non è la prima volta che in città arriviamo a fermare persone coinvolte nello spaccio e nell’usura –commenta il procuratore capo Mario Spagnuolo – e non sarà neanche l’ultima». Poi precisa: «Sono procedimenti penali che si concludono con delle sentenze di condanna, questo significa quanto il quadro probatorio a fine delle indagini sia solido». Diversi pregiudicati tra i destinatari degli arresti, ma quello su cui si concentra la Procura sono le modalità con cui le sostanze stupefacenti circolano in città. «I pusher si avvalevano di soggetti terzi – spiega il sostituto Domenico Frascino – che facevano arrivare attraverso una persona incensurata sostanze stupefacenti ad un assuntore che si trovava in una clinica di recupero psichico e di disintossicazione». Intercettazioni ambientali e telefoniche e la denuncia presentata dalla madre di uno degli assuntori hanno permesso di ricostruire il quadro criminale. «Un copione già letto». Giovani nel vortice di sostanze stupefacenti che compiono delle piccole estorsioni ai propri congiunti pur di pagare i propri debiti. «Giovani e giovanissimi spesso arrivano a ricattare i propri genitori pur di riuscire a comperare le sostanze stupefacenti», spiega il procuratore aggiunto Marisa Manzini. Sull’arrivo degli stupefacenti nella città di Cosenza indaga anche la Dda di Catanzaro, per ora però, come spiega il dirigente della mobile Fabio Catalano «sono state chiuse delle piazze di spaccio importanti grazie alla solerzia degli agenti che hanno condotto le indagini».
mi. pr.