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E Riace diviene oggetto di ricerca universitaria
Un gruppo di studenti del Dams di Bologna si è recato nella città di Mimmo Lucano assieme ai suoi docenti per studiare il modello d’integrazione: «Diventi progetto di ricerca internazionale di antrop…
Pubblicato il: 12/01/2019 – 9:47
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RIACE È così che il modello Riace diviene tema di ricerca universitaria. Un gruppo di studenti del corso di laurea magistrale in Discipline della musica e del teatro del Dams di Bologna è andato nella città di Mimmo Lucano assieme al docente di etnomusicologia Domenico Staiti per conoscere da vicino questo modello di integrazione ed elevarlo a sistema da studiare. È l’edizione di Bologna di Repubblica ad informare che questa iniziativa intrapresa dell’Ateneo emiliano.
Un’iniziativa non estemporanea, nelle intenzioni della facoltà, ma organica ad un percorso di studi. Tanto che studenti e docenti del corso di laurea bolognese sono partiti lunedì scorso per incontrare oltre ai rifugiati e le persone che vivono a Riace anche quelli che abitano a Gioiosa Ionica e Caulonia. Altri casi d’integrazione reale dei migranti e divenuti per questo oggetto di studio dell’università bolognese.
«È un progetto di ricerca sul campo – dice Staiti a Repubblica – che ha un valore inevitabilmente politico, come qualsiasi cosa che riguarda le persone. La nostra è una resistenza culturale alle tendenze in atto sull’immigrazione che non condividiamo». Il tema della ricerca è quello di comprendere de visu il sistema che ha portato a far ripopolare piccoli centri della Calabria semiabbandonati dopo i fenomeni della massiccia emigrazione della zona da immigrati. Così Staiti assieme alla collega Anna Scalfaro e i suoi studenti hanno incontrato i protagonisti e gli attori di quel sistema che definiscono «reale». Messo a rischio dal decreto Salvini. Come ha raccontato agli studenti Alessia Berbiero, direttrice dello Sprar di Gioiosa: «L’effetto del decreto Sicurezza – si legge nelle sue dichiarazioni riportate nell’edizione bolognese di Repubblica – è che questo posto si svuoterà, già ora sono occupati 46 posti sui 75 disponibili. Temiamo che si vada ad esaurimento. Cosa significa? Venti posti di lavoro in meno, lasciare sfitti 18 appartamenti e perdere un introito economico di un milione di euro l’anno che per questo territorio che conta settemila abitanti è importante».
E poi ci sono le impressioni di quanti tra gli studenti hanno potuto seguire questa esperienza di studi. «Stiamo seguendo percorsi diversi in università, ma per noi questa è un’opportunità di studio e di impegno che vogliamo espandere ad altri atenei e in Italia per far venire a galla altre realtà come quella di Riace», spiega a Repubblica Lucia, 25 anni, laureata alla triennale di Filosofia. O come Carmen, stessa età, fuorisede, iscritta alla laurea magistrale all’indirizzo musicale, concorda: «Le mie origini calabresi sono una motivazione in più per questo viaggio, volevo verificare di persona cosa succede. Lo racconteremo al ritorno: le testimonianze che stiamo raccogliendo sono pesanti, siamo tutti abbastanza scossi. Questo è un lavoro di ricerca dove il carico emotivo è forte». L’obiettivo dichiarato dai responsabili del progetto universitario è chiaro: creare una mappa dell’Italia che accoglie, a partire dai luoghi calabri, da presentare successivamente con una nuova iniziativa di Saperi pubblici. Ne spiega i contenuti una dei professori dell’Università di Bologna impegnati nel progetto. «Come professori – spiega Anna Scalfaro, 41 anni, docente associata di pedagogia, filosofia ed estetica musicale – non possiamo stare in silenzio. Abbiamo preso la parola con Saperi pubblici e continuiamo a farlo, non ci fermiamo: è il senso di questo viaggio. Sono calabrese eppure la mia terra mi ha sorpreso, pensavo che dietro il caso Riace ci fosse tanta retorica. Nel concreto invece c’è molta sostanza. Ho respirato un forte attaccamento della gente a tradizioni culturali che li rendono vicini a chi viene da mondi lontani e una grande qualità umana».
E lo stesso Staiti lancia un’iniziativa per rafforzare questa idea già messa in campo dal suo Ateneo: un progetto di ricerca internazionale di antropologia culturale da creare a Riace. «A partire dal disagio questo pezzo di Calabria – conclude nel suo intervento ripreso da Repubblica – ha inventato dei linguaggi di collaborazione e accoglienza. Una vicenda affascinante che non può scomparire».
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