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"Solo per essere nati", le parole di Liliana Segre ispirano la mostra sulla Shoah
La senatrice a vita, sopravvissuta al campo di concentramento di Auschwitz, è il testimonial della mostra inedita e originale visitabile fino al 25 aprile nel Complesso Monumentale San Giovanni di…
Pubblicato il: 27/01/2019 – 20:55
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CATANZARO «Mai dimenticare, mai abbassare la guardia, mai volgere il capo dall’altra parte. Lo studio, la memoria, le occasioni di incontro e conoscenza non sono mai abbastanza. Una coscienza civica avvertita e informata deve infatti essere il dovere ed anzi l’impegno di formazione permanente di qualsiasi comunità che voglia davvero dirsi civile». E’ la voce di una bambina di 88 anni che parla, quella che all’età di 8 anni ascoltando la radio scopre che con la promulgazione delle leggi razziali del 1938 è stata espulsa da scuola e continua a chiedersi «perché?», «cosa ho fatto?» . La risposta tanto faticosa da accettare quanto assurda da spiegare: la colpa era di essere nata ebrea.
A parlare è Liliana Segre, senatrice a vita, sopravvissuta al campo di concentramento di Auschwitz, e testimonial d’eccezione della mostra inedita e originale inaugurata nel Complesso Monumentale San Giovanni di Catanzaro che abbraccia storia, divulgazione, tecnologia e innovazione dal titolo “Solo per colpa di essere nati”. Un omaggio a Liliana Segre che nelle sue testimonianze di sopravvissuta è solita ripetere questo aneddoto. La curatela è stata affidata a Francesca Barbi Marinetti – in collaborazione con Caruso Gallery – ideatrice e promotrice di rassegne artistiche e culturali e responsabile dell’Archivio dei nonni paterni Filippo Tommaso Marinetti e Benedetta Cappa. La direzione scientifica dei contenuti storici che corredano l’intera esposizione porta la firma di Daniel Fishman, già direttore del Bollettino Comunità Ebraica di Milano, che ha mandato un video messaggio come Rocco Pugliese, Referente per la Calabria della Comunità Ebraica di Napoli. Al tavolo della conferenza stampa, introdotti dal giornalista Domenico Iozzo, anche Salvatore Bullotta, in rappresentanza dell’assessorato alla cultura della Regione Calabria; Ivan Cardamone, vice sindaco e assessore alla Cultura del Comune di Catanzaro; Andrea Perrotta di E-bag; e Simona Cristofaro di 4Culture. Il saluto dell’ufficio scolastico regionale, che ha contribuito al progetto, «proprio perché la linea del ministero è quella di favorire i percorsi di formazione che valorizzano la tutela e la difesa della vita umana» è stato portato da Maria Marino. Il progetto è promosso dalla 4culture Srls e ideato da E-bag Srl, con il sostegno della Regione Calabria, il patrocinio di Ucei (Unione delle comunità ebraiche italiane), della Fondazione Museo della Shoah di Roma, dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Catanzaro e dell’Ufficio scolastico regionale per la Calabria e la partnership con Soprintendenza speciale archeologia Belle Arti e Paesaggio di Roma. Protagonista dell’evento espositivo – in programma fino al 25 aprile – è il ciclo di trenta opere realizzato dallo street artist newyorkese Frank Denota e dedicato alla Shoah, ai valori della memoria e della resistenza. L’artista italo-americano, che ha anche inviato un videomessaggio, mette in primo piano i bambini, nel vissuto infernale di cui sono stati vittime inconsapevoli, stimolando il senso di responsabilità collettivo per ricostituire un valore fondante dell’umanità a partire dalle condizioni dell’infanzia. Non è, quindi, una scelta di poco conto quella di Denota di dedicare più di un terzo delle opere in mostra ai piccoli ebrei, privati oltre che della vita, del diritto dell’infanzia. Lo spiega bene la curatrice della mostra, Francesca Barbi Marinetti, che – riferendosi al Complesso monumentale San Giovanni e a Catanzaro, parla di «una realtà attenta e vivace, capace di creare reti di rapporti che danno voce a vocazioni e sensibilità al contemporaneo». Resta colpita proprio da questa «vocazione all’arte contemporanea» (del resto come dimenticare che Catanzaro ospita anche uno dei Musei di Arte contemporanea più attivi e apprezzati d’Europa come il MARCA), la Barbi Marinetti, nipote di Filippo, fondatore del Movimento futurista. E nell’esplicare la decisione di affidare alla “street art” il compito di veicolare un messaggio così profondo come la necessità di rinnovare ogni giorno la memoria di quelle atrocità perpetrare contro il genere umano, la curatrice rimarca l’importanza di farlo parlando ai giovani con un linguaggio che possano comprendere. Questa, infatti, è una mostra che i ragazzi devono visitare assieme agli adulti, ai genitori, agli insegnanti perché: «E’ una esposizione che suscita domande, e i ragazzi devono avere accanto chi sia in grado di fare loro risposte». Lo dice una appassionata ed emozionata Simona Cristofaro, amministratrice della 4Culture, che ha realizzato e coordinato l’evento assieme al socio Antonio Vatrano, mentre l’ideatore e il promotore della mostra è Andrea Perrotta. «Dopo i successi di pubblico ottenuti con le mostre didattiche divulgative come ‘Imperatores’, questa volta abbiamo voluto spostare l’attenzione del pubblico verso un tema ancora più profondo – spiega la Cristofaro -. Quanto accaduto non può essere ignorato, ha toccato nelle fondamenta le certezze della civiltà moderna. Ed in questo delicato momento, in cui tutta l’Europa è scossa da pericolose idee antisemite e razziste, diventa ancora più importante ripercorrere la storia. Se a parlarne sono le voci autorevoli dei sopravvissuti il valore del messaggio è ancora più amplificato».
«Solo per essere nati» è la frase con cui Liliana Segre sintetizza il significato dell’orrore della Shoah e del perché era accaduto. «L’idea di realizzare una mostra che parlasse ad un pubblico soprattutto di bambini, ragazzi e studenti ma anche adulti per approfondire insieme è una conseguenza – ha spiegato Andrea Perrotta sottolineando il valore didattico della multimedialità. Liliana Segre ha risposto al mio appello, ed è stata un po’ la nostra stella che brilla di luce di speranza. E’ importante avere occasione per riflettere su quanto accaduto anche guardando al nostro territorio, che è stato sempre accogliente. Ecco anche perché abbiamo voluto ricordare la presenza spesso dimenticata del campo di prigionia di Ferramento e tutti coloro che vi furono reclusi». Come il papà di Walter Brenner, titolare dell’omonima casa editrice, che ha mandato alla platea il proprio saluto video.
Il vicesindaco Cardamone, nel ricordare il recente successo di un’altra importate mostra ospitata dal Complesso monumentale, si è soffermato sull’importanza educativa della mostra: «La valenza assolutamente didattica dell’esposizione dice- è confermata dall’adesione dell’ufficio scolastico regionale, e la scelta della 4Culture di unire vari linguaggi comunicativi per far breccia nelle generazioni più giovani e tramandare il ricordo della più grande tragedia del Novecento. Il coinvolgimento del mondo della scuola è sicuramente l’aspetto più importante di questo evento che arricchisce il polo culturale di riferimento che è diventato il complesso monumentale del San Giovanni».
«L’impegno per la memoria condivisa è uno dei pilastri delle politiche culturali della Regione. La scelta del linguaggio artistico scelta da 4Culture e dagli organizzatori per parlare ai ragazzi del tema rilevante della memoria è davvero positivo – ha aggiunto Salvatore Bullotta a nome del presidente della Regione Mario Oliverio e dell’assessore regionale alla Cultura, Maria Francesca Corigliano -. E lo è soprattutto in questo delicato momento storico in cui c’è bisogno di ricordare e riflettere».
Il percorso di visita sarà supportato da apparati storici di approfondimento e da un innovativo allestimento multimediale con l’obiettivo di coinvolgere soprattutto il mondo della scuola. Visite guidate, laboratori creativi e didattici saranno da ausilio per la crescita culturale dei visitatori più giovani, affinché anche tra le nuove generazioni resti sempre vivo il ricordo di ciò che è stato, contro ogni forma di persecuzione razziale e di privazione dei diritti fondamentali dell’uomo. All’interno del percorso espositivo ci sarà anche un pezzo di storia tutta calabrese con un approfondimento dedicato al campo di internamento fascista di Ferramonti di Tarsia, il più grande campo per ebrei stranieri, apolidi ed antifascisti realizzato in Calabria. Frank Denota, per l’occasione, presenterà un’opera inedita esposta in prima assoluta a Catanzaro. Un tributo commemorativo teso anche a congiungere una realtà storica mondiale con quella più strettamente territoriale e locale.
Accanto al cuore della mostra – rappresentato da un ciclo di 28 dipinti dell’artista italo-americano verranno allestite attività di approfondimento tematico per tutte le età. In questa direzione si innestano anche altre due iniziative collaterali: “34/TEMPODIGUERRA/44. Gli eventi bellici e la città di Catanzaro nei documenti dell’Archivio Storico Comunale “E. Zinzi” di Catanzaro”, mostra documentale a cura dell’arch. Oreste Sergi, e “Petr Eisler – Era solo un bambino”, mostra fotografica di Saverio Russo al Museo Archeologico e Numismatico Provinciale di Catanzaro.
Maria Rita Galati
redazione@corrierecal.it
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