«Ferrovie, piccoli lavori per risolvere grandi problemi»
di Roberto Galati*

Polemiche a parte, ecco quello che proponiamo noi di Associazione Ferrovie in Calabria, da anni osservatori e studiosi del trasporto su rotaia in primis calabrese, senza dimenticare che la nostra associazione annovera anche persone che nel mondo delle ferrovie ci lavorano. Primo punto: per centinaia di km, la sede ferroviaria, sia sul versante Tirrenico che su quello Jonico, è affiancata a pochissimi metri da vere e proprie selve. Canneti, alberi cresciuti senza alcun controllo, arbusti, senza dimenticare recinzioni e discariche abusive, imbarcazioni abbandonate lungo i binari. E potremmo continuare con un elenco lunghissimo. Il primo dei problemi è proprio questo: l’abbandono quasi totale delle aree immediatamente adiacenti ai binari, peraltro appartenenti a Rete Ferroviaria Italiana. Se i disboscamenti e le pulizie avvengono, passano spesso anni tra di esse. E con i fenomeni meteorologici sempre più catastrofici in corso, anche un semplice albero di acacia che viene spezzato dal vento, abbatte in un batter d’occhio metri e metri di linea elettrica di alimentazione dei treni. E, ovviamente, la presenza di arbusti, erbe e piante in stato di abbandono lungo i binari e nelle stazioni, è un perfetto innesco anche per catastrofici incendi. Non dimentichiamo, per esempio, l’incendio avvenuto qualche estate fa nei pressi del Posto di Movimento di Torchiara, tra Battipaglia e Sapri, che ha distrutto l’intero impianto ferroviario. Qualcuno critica i divieti di utilizzo dei diserbanti, ma vogliamo ricordare che, anche utilizzandoli, le piante e gli arbusti secchi vanno poi rimossi! Quante volte viene fatto ciò, lungo tutta la rete ferroviaria nazionale (Alta Velocità a parte?). In ogni caso, il primo dei problemi da eliminare alla radice (è proprio il caso di dirlo), è quello degli alberi ed arbusti molto alti, a pochi metri dai binari. Quanti disservizi si sarebbero potuti evitare, anche di minore rilievo rispetto a quelli delle scorse ore, se la sede ferroviaria non fosse invasa da vegetazioni di alto fusto? Probabilmente centinaia. Esempio semplicissimo, vedasi foto: sulla Ferrovia Jonica, all’imbocco sud della galleria di Soverato, cresce indisturbato da anni un enorme albero di fico. E’ stata da noi segnalata più volte la sua presenza ad RFI, ma invano. E’ ancora lì, pronto a cadere esattamente sui binari, venendo poi colpito dal primo convoglio in transito, al quale si romperanno le condotte dell’aria dell’impianto frenante, e rimarrà bloccato sul posto in attesa di essere recuperato da un locomotore di soccorso. Un copione già visto e rivisto, con il quale ci colleghiamo al secondo punto.Secondo punto: soccorso ai treni bloccati da mancanza di alimentazione elettrica. Fino a circa 20 anni fa, decine di locomotori diesel erano dislocati nelle principali stazioni ferroviarie italiane e nei principali nodi. In Calabria la presenza di locomotori diesel, anche a disposizione di eventuali soccorsi in linea, era la norma a Paola, Lamezia Terme Centrale e Rosarno, così come anche a Sapri e Salerno, nelle immediate vicinanze della nostra regione. Oggi, i locomotori diesel D445, in Calabria, bastano per miracolo a garantire l’effettuazione dei due treni Intercity tra Reggio Calabria Centrale e Taranto. Non parliamo poi dell’assurda e paventata soppressione del Carro Soccorso a Paola. Ma nel resto d’Italia le cose non vanno di certo meglio. Quanti disagi in meno avrebbero patito i viaggiatori, se i treni rimasti senza alimentazione, invece di rimanere abbandonati a Capo Bonifati, fossero stati recuperati da locomotori diesel e trainati fino a destinazione, o per lo meno fin dove l’alimentazione elettrica era ancora attiva? Sono ormai lontanissimi i tempi in cui si potevano ammirare pesantissime composizioni di treni notturni trainati da doppie trazioni di locomotori diesel con locomotore elettrico inattivo al seguito, a causa di problemi ai sistemi di trazione elettrica. Treni che arrivavano almeno a destinazione, senza bus sostitutivi (che spesso si bloccano per danni alla viabilità stradale) e non per forza con ritardi biblici. Spesso è proprio quello che ingiustamente si ritiene “il passato”, a venirci incontro. Per fare un esempio, fa sorridere pensare che oggi, con metri di neve e condizioni climatiche a dir poco mostruose, l’unico treno che in Calabria non ha avuto problemi di circolazione, è stato quello della Sila, trainato dalla vaporiera FCL.353 del 1926, e carico di turisti felici e contenti! Probabilmente bisognerebbe investire nell’acquisto di nuovi locomotori diesel, nell’incremento del parco macchine e ripristino delle locomotive di soccorso poste in stazioni strategiche. Ci verrebbe anche da pensare che, forse, non dovrebbero neanche essere le singole imprese di trasporto ad occuparsene di ciò, ma lo stesso gestore della rete: è chiaro che se un albero lungo i binari abbatte la linea elettrica, “le colpe” sono forse più di Rete Ferroviaria Italiana che di Trenitalia. Dovrebbe essere quindi premura di RFI inviare un locomotore di soccorso e portare a destinazione i convogli, a prescindere se si tratti di un Frecciargento di Trenitalia, un Italo di NTV o un treno viaggiatori di altra impresa ferroviaria che PAGA un pedaggio per circolare sulla rete ferroviaria nazionale. Ma si tratta solo di nostre opinioni e valutazioni. Stendiamo poi un velo pietoso sugli itinerari alternativi: in Calabria la Ferrovia Jonica per decenni ha di fatto messo in salvo la circolazione ferroviaria tirrenica e con la Sicilia, attraverso l’instradamento dei treni a lunga percorrenza su questo corridoio. Oggi tutto ciò, sempre per carenza di locomotori diesel (ma anche per totale eliminazione dei presidi di manovra in molte stazioni strategiche), non è più possibile. In questo caso però, per fortuna, con l’elettrificazione della tratta Sibari – Catanzaro Lido – Lamezia Terme Centrale, finalmente la Ferrovia Jonica tornerà ad essere un valido itinerario alternativo, seppur riteniamo che per adempiere totalmente a questo compito, non sia più rimandabile l’elettrificazione della tratta Catanzaro Lido – Melito di Porto Salvo. Terzo punto: alluvioni. Nel 2019, le canalizzazioni per lo smaltimento delle acque piovane ed anche gli alvei di molti fiumi (spesso ristretti per causa umana, peraltro), non sono più adeguati. E’ chiaro, e prevedibile, che ogni anno, e più volte all’anno, strade e ferrovie vengano devastate dalle alluvioni. Andrà sempre peggio, inutile lamentarsi e scrivere comunicati “sull’abbandono e sull’indignazione” se non si interviene in modo massiccio nell’allargamento, e soprattutto nella costante pulizia di tombini e canalizzazioni. Probabilmente il Ministro dei Trasporti Danilo Toninelli, attento alla manutenzione dell’esistente, dovrebbe far avviare una storica campagna proprio sul contrasto e contenimento dei fenomeni alluvionali. Altrimenti disagi, e purtroppo anche morti, se ne conteranno ogni anno di più. Quarto punto: assistenza ai viaggiatori. Probabilmente, in casi di fenomeni meteo estremi, non può essere demandata esclusivamente a Trenitalia, o altre imprese di trasporto. Dovrebbe esistere (o forse già esiste?) un protocollo specifico per un pronto intervento della Protezione Civile e delle Forze dell’Ordine, per l’assistenza sui treni ad un numero di persone che, in quanto trasporto collettivo, è di diverse migliaia! Lasciare abbandonate migliaia di persone su un treno al buio, e senza informazioni (quelle sì le dovrebbe dare Trenitalia o altra impresa di trasporto), è degno solo del Terzo Mondo. E’ come abbandonare a se stessa un’intera cittadina! Ma probabilmente tutte queste riflessioni, come quasi sempre accade, cadranno nel nulla: nel 2019, probabilmente, sarà molto più letto un articolo in cui il primo che si alza dalla sedia inveirà contro Trenitalia, contro ferrovieri, contro Ministri, politici di ogni genere, magari anche contro la stessa unità d’Italia. Tutto, ma rigorosamente senza la minima analisi e senza impegnare mezzo neurone per pensare a come risolvere i problemi. Ormai è passato anche di moda “quando c’era Lui i treni arrivavano in orario”: il Nuovo Medioevo della società italiana rischia di essere peggiore anche degli anni bui del Fascismo!
*Presidente – Associazione Ferrovie in Calabria