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Stuprata e obbligata ad abortire, 20 anni d'inferno per una donna della Piana

La Polizia di Gioia Tauro arresta un 70enne e un 55enne accusati di riduzione in schiavitù e atti persecutori aggravati. La vittima è stata costretta a subire ogni tipo di violenza fisica e psicolo…

Pubblicato il: 13/03/2019 – 10:08
Stuprata e obbligata ad abortire, 20 anni d'inferno per una donna della Piana

REGGIO CALABRIA Per vent’anni schiava. Costretta in silenzio a subire ogni tipo di violenza fisica, sessuale e psicologica. È un vero e proprio inferno quello vissuto da una donna della Piana di Gioia Tauro, che oggi ha visto finire in manette il suo aguzzino e il complice che lo ha aiutato a perseguitarla. Le accuse contro di loro sono gravissime. Per R.R., 70 anni, di Cittanova, la contestazione è di riduzione in schiavitù, mentre per il “compare” che dal 2017 in poi lo ha aiutato a perseguitare la vittima, F.R.D., 55 anni, di Polistena, è di atti persecutori aggravati.
RIDUZIONE IN SCHIAVITÙ Ad emergere dalle indagini degli investigatori del commissariato di Gioia Tauro, coordinate dai pm Gianluca Gelso di Reggio Calabria e Davide Lucisano di Palmi, è una storia sordida, di violenze e costrizione, la cui ricostruzione da parte degli inquirenti è stata convalidata in pieno dal gip distrettuale di Reggio Calabria, competente per il gravissimo reato di «riduzione in schiavitù». Una contestazione complessa da provare ma supportata dagli elementi raccolti nel corso dell’indagine sviluppata dagli investigatori del commissariato guidato da Diego Trotta, che ha permesso di ricostruire 20 anni di angherie. A subirle, una ragazza divenuta donna da schiava, precipitata in un inferno dopo un incontro casuale.
UN INFERNO DURATO 20 ANNI Giovanissima, proveniente da una famiglia umile ed affetta da una grave forma di anoressia, la vittima ha incontrato il suo aguzzino in un centro anziani. Le si è presentato come sociologo, in grado di aiutarla e guarirla. Piano piano si è conquistato la sua fiducia, è entrato in confidenza con i genitori e la sorella della vittima, ha iniziato a supportarli con piccole somme di denaro. Quando per tutti è diventato un punto di riferimento, sono iniziate violenze e abusi. Innumerevoli volte la ragazza è stata costretta ad assecondare le sue voglie, anche con la forza. Quando a causa degli stupri è rimasta incinta, l’uomo l’ha obbligata ad un aborto clandestino. E tutto nel più assoluto silenzio.
«SONO MASSONE, TI ROVINO» Presentatosi a lei e alla famiglia come potentissimo massone, con millantate amicizie, contatti e coperture istituzionali e vaticane, R.R. per anni ha fatto credere alla ragazza di essere in suo esclusivo potere. Se avesse parlato, nessuno le avrebbe creduto. In paese, tutti l’avrebbero considerata solo una pazza e un’ingrata. Magistrati e forze dell’ordine avrebbero fatto cadere le sue denunce. E persino i sacerdoti l’avrebbero mandata via. Tutte bugie. Ma lei per anni ci ha creduto. E per anni, anzi decenni ha sopportato quelle violenze che anche la famiglia forse ha fatto finta di non vedere.
LA SVOLTA Negli anni però qualcosa è cambiato. Nel 2017 la donna ha deciso di ribellarsi a violenze e angherie. Ha iniziato a sfuggire al suo aguzzino, a negarsi. E lui ha cominciato a perseguitarla, seguirla, tempestarla di telefonate. Voleva convincerla di non avere scampo e probabilmente – filtra da fonti investigative – è stato lui a inviare in Procura una serie di esposti anonimi, con cui la si accusava persino di spaccio e detenzione di droga. Ma quando gli uomini del commissariato di Gioia Tauro si sono presentati a casa sua e la donna ha iniziato a parlare, hanno capito che la situazione era ben diversa. E lei, forse convinta per la prima volta di non essere sola, ha iniziato a raccontare i suoi anni di calvario. Tutti elementi che hanno trovato riscontro nelle indagini che oggi hanno portato all’arresto dei suoi aguzzini.

Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it

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