REGGIO CALABRIA Gli ex lsu-lpu in attesa di stabilizzazione da 22 anni, i vigili del fuoco precari, i lavoratori delle strutture psichiatriche del Reggino che rischiano di perdere il lavoro e poi attivisti di associazioni e comitati che hanno molte cose da dire al governo. Dopo una mattinata di presidio sono in pochi i manifestanti rimasti a protestare di fronte alla Prefettura, ma rimangono combattivi. E arrabbiati. Urlano che la riunione del Consiglio dei ministri a Reggio non è che una passerella, pretendono di essere ascoltati. Ma gli unici ad avvicinarsi a loro per ascoltare istanze e proteste sono il premier Giuseppe Conte e il ministro dell’Ambiente Sergio Costa. Tutti gli altri si infilano veloci in Prefettura, incluso Matteo Salvini. La folla lo reclama a gran voce, molti lo coprono di fischi, ma il ministro dell’Interno si limita a far segno che si avvicinerà dopo. Forse. Ignora la folla anche il vicepremier Luigi Di Maio, l’ultimo ad arrivare. Cartellina sotto il braccio, a stento guarda la piazza prima di entrare, con gran delusione dello sparuto gruppo di attivisti M5S che con un paio di bandiere del Movimento sono arrivati fin da Roccella Jonica per acclamare i “loro” ministri, ma alla fine sono riusciti solo a battibeccare con i manifestanti presenti in piazza per protestare.
IL SIPARIETTO CON GLI LSU-LPU La questione è certamente seria e «oggettivamente difficile» come ammette dallo stesso Conte, ma il siparietto del presidente del Consiglio con gli ex lsu-lpu qualche sorriso lo strappa. Il premier si avvicina al presidio dei precari e dialoga con un sindacalista dell’Usb, Aurelio Monte, che gli spiega che sono proprio gli ex lsu-lpu a tenere in piedi i servizi di moltissimi Comuni. «C’è bisogno di un intervento da parte vostra – dice Monte al premier – per risolvere una volta per tutte questa vertenza». Ma mentre il sindacalista elenca i provvedimenti di cui ci sarebbe bisogno per dare risposte ai 4500 precari calabresi, Conte lo interrompe e chiede: «Qualcuno ha fatto domanda per avere il reddito di cittadinanza?». La risposta è ovvia: «Non lo possiamo fare perché abbiamo un contratto a tempo determinato». Un contratto che scade ad ottobre, «dopodiché rischiamo di andare tutti a casa».
DI MAIO AI PRECARI: «DOBBIAMO FARE LE DEROGHE» «Noi abbiamo messo le voci in bilancio. Adesso dobbiamo fare le deroghe perché altrimenti non si riescono a fare le assunzioni per utilizzare la norma di bilancio». Così il vice premier e ministro del Lavoro Luigi Di Maio parlando con disoccupati e precari di varie categorie, all’uscita dalla Prefettura di Reggio Calabria dopo la riunione del Consiglio dei Ministri.
«Quello che vi dico – ha aggiunto rivolgendosi ad un gruppo di ex lavoratori socialmente utili e di pubblica utilità che attendono la stabilizzazione (in Calabria sono oltre 4.000) – è che abbiamo tempo fino ad ottobre 2019. Lo so che non avete tempo voi. Sappiamo bene che dobbiamo risolvere questa vicenda. Ci sono dei decreti in discussione tra i quali quello sulla crescita e lì dentro possiamo mettere delle norme». Ai precari dei vigili del fuoco, infine, Di Maio ha detto che la questione è di competenza del ministro dell’Interno Matteo Salvini e che gli rappresenterà le richieste avanzate dai lavoratori. (ac)
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