di Pietro Bellantoni
REGGIO CALABRIA La carbonara di pesce è andata di traverso un po’ a tutti. All’ex ministro Orlando, ma anche al capogruppo del Pd in Regione Romeo. La cena di ieri a Reggio, avvenuta in un noto ristorante del quartiere Santa Caterina, ha avuto un risvolto amaro, e non nel senso del digestivo.
Il vicesegretario del Pd era stato inviato in Calabria direttamente da Zingaretti per convincere tutti i maggiorenti calabresi a sostenere Roberti, il capolista della circoscrizione Meridionale. A parte qualche timida apertura, la missione dell’ex guardasigilli non è andata a buon fine. Tra i commensali presenti – il commissario Graziano, il coordinatore Puccio, i consiglieri regionali Romeo, Irto e Battaglia, e il sindaco di Reggio Falcomatà –, solo un paio avrebbero dato la loro disponibilità a «dare una mano» all’ex capo della Dna, il portabandiera del Pd al Sud su cui Zingaretti si gioca faccia e credibilità. Un eventuale flop di Roberti contribuirebbe – e non poco – a far vacillare la sua già instabile leadership, che dovrà inevitabilmente misurarsi con il risultato delle Europee.
IL CONFRONTO CORRENTIZIO «Bisogna fare un sforzo per garantire Roberti», avrebbe detto, tra un boccone e l’altro, Orlando. Una richiesta accolta con prontezza dal solo Falcomatà («se il partito chiede una cosa, si prova a farla»), mentre tutti gli altri (a parte il super partes Graziano) avrebbero tentato di tenersi le mani libere in modo più o meno riuscito.
A togliere tutti dall’imbarazzo ci avrebbe pensato Romeo che – assieme al governatore Oliverio – è stato uno dei principali sponsor della segreteria Zingaretti in occasione delle primarie. Il capogruppo in Regione avrebbe sottolineato il «ritardo» della richiesta avanzata da Orlando, arrivata a una sola settimana dal voto, e ribadito gli impegni elettorali già presi dalla corrente.
Il punto cruciale del ragionamento di Romeo sarebbe stato però un altro, ovvero il mancato coinvolgimento del governatore, sostanzialmente snobbato da Orlando (il cui tour ha previsto incontri solo con il candidato sindaco di Vibo, Luciano, e con la delegazione reggina) e, soprattutto, dal segretario.
Zingaretti – questo il “rimprovero” formulato da Romeo – avrebbe omesso di prendere posizione durante tutta la vicenda giudiziaria di Oliverio e, in particolare, subito dopo la pronuncia della Cassazione, che ne ha annullato l’obbligo di dimora a San Giovanni in Fiore. Romeo avrebbe quindi sollecitato un contatto tra la segreteria Zingaretti e il presidente calabrese, per tornare a parlarsi e “riconoscersi” reciprocamente.
Orlando, più preoccupato per la sorte di Roberti che per quella di Oliverio, avrebbe tuttavia preferito sorvolare sulla questione. Che dunque rimane sospesa almeno fino a dopo le Europee, vero punto di snodo del Pd calabrese.
IL RAPPORTO TRA LEADER Un eventuale flop di Roberti, magari a scapito dei candidati dem sostenuti con forza da Oliverio, primo tra tutti Cozzolino, a Roma verrebbe interpretato come un atto di sedizione da parte dell’area del governatore, con tutte le conseguenze del caso.
La richiesta di Orlando può insomma essere considerata come una sorta di ultimatum a Oliverio e ai suoi. Un modo per dire che per riallacciare i rapporti serve un tributo elettorale al partito. La posizione assunta da Romeo, su mandato del capo della Regione, non sembra dunque destinata a facilitare la distensione all’interno di quella stessa area che, non più tardi di due mesi fa, ha conquistato la guida del partito, con tanto di percentuali bulgare registrate in Calabria.
Oliverio, va da sé, vuole un nuovo accreditamento da parte del Pd nazionale; mentre Zingaretti pretende il rispetto degli ordini di scuderia. Viste le rigide posizioni in campo, il rapporto tra i due leader sembra destinato a complicarsi ulteriormente. A pochi mesi dalle Regionali. (p.bellantoni@corrierecal.it)
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