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Gessi di cartone, il tribunale “assolve” il medico che diffuse le foto dello scandalo

I magistrati respingono il ricorso presentato dall’ospedale di Reggio. L’ortopedico Caminiti era stato sospeso dal servizio per 6 mesi con l’accusa di aver danneggiato l’immagine dell’Azienda. Sanzio…

Pubblicato il: 05/06/2019 – 13:01
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Gessi di cartone, il tribunale “assolve” il medico che diffuse le foto dello scandalo
di Pietro Bellantoni REGGIO CALABRIA Domenico Caminiti non voleva «danneggiare l’azienda ospedaliera» ed è «esclusa» l’esistenza di un fine diverso «se non quello di denunziare nelle sedi competenti una situazione di criticità del Pronto soccorso». Con queste parole il Tribunale di Reggio Calabria ha messo fine all’incubo in cui era finito il medico ortopedico del Grande ospedale metropolitano, raggiunto da una sospensione di 6 mesi, senza stipendio, in quanto accusato di aver diffuso le immagini dei pazienti immobilizzati con cartone in una chat intersindacale in cui erano presenti anche soggetti non dipendenti del “Riuniti”. Quelle foto avevano dato vita a uno scandalo nazionale in seguito al quale la dirigenza dell’ospedale, allora guidato da Frank Benedetto, provò in tutti i modi a difendersi e a negare il ricorso – abituale o temporaneo – a quelle strane forme di assistenza ai pazienti. Per Caminiti si tratta della seconda pronuncia a suo favore. Lo scorso 14 aprile il giudice del lavoro aveva annullato la sanzione disciplinare per via di alcuni errori di notifica. E ieri il Tribunale ha emesso un decreto di rigetto dell’impugnativa proposta dal Gom. Secondo il collegio, presieduto da Arturo D’Ingianna, la condotta di Caminiti non ha realizzato «alcuna violazione della privacy né tanto meno integrato una rivelazione del segreto professionale». Sono affermazioni che restituiscono dignità al medico reggino, il quale, in seguito a questa vicenda, ha deciso di lasciare il “Riuniti” e di chiedere il trasferimento in un altro ospedale. Da pochi giorni è in servizio in una Usl del Veneto. Ai suoi amici e colleghi avrebbe confessato di aver preso questa decisione a causa del clima ostile che si sarebbe creato attorno a lui dopo lo scoppio dello scandalo dei gessi di cartone. LA DECISIONE DEI GIUDICI I vertici dell’ospedale, nel nuovo ricorso, avevano rivendicato la legittimità della sanzione contro Caminiti, accusato di aver diffuso «in modo arbitrario» le foto dei pazienti “incartonati” e di aver determinato «un grave danno di immagine per l’azienda ospedaliera», procurando inoltre «discredito nei confronti del personale e delle strutture aziendali». L’ortopedico avrebbe quindi violato la privacy dei pazienti, il segreto professionale e d’ufficio e i principi di correttezza nell’ambiente di lavoro. Sono sostanzialmente gli stessi addebiti che il Gom aveva contestato a Caminiti nel corso del procedimento disciplinare. Il medico, nella sua memoria difensiva, aveva però respinto le accuse punto per punto, ribadito che le criticità «erano ben note da anni ai dirigenti aziendali» e ricordato che l’assenza di «valve gessate in Pronto soccorso» era riscontrabile già dal 2015. Nel decreto, il Tribunale sottolinea che Caminiti non ha violato la privacy della paziente oggetto delle sue cure, «in quanto le foto in questione non ne ritraggono il volto, ma solo l’arto immobilizzato con i cartoni di imballaggio, circostanza peraltro palese e nota a terzi, quale il personale medico e non, nonché gli avventori presenti in quei giorni al Pronto soccorso». Risulta inoltre «incontestato» il consenso “orale” rilasciato dalla donna, che è poi il soggetto legittimato a «dolersi della violazione del proprio diritto alla privacy». Al riguardo, infatti, «non risultano agli atti eventuali rimostranze della paziente in questione nei confronti del Gom». LE FOTO Quanto alla trasmissione delle foto nella chat, i giudici evidenziano che Caminiti era il referente aziendale sul rischio clinico assistenziale del reparto di Ortopedia e componente della delegazione trattante in rappresentanza del sindacato Fvm-Smi. La condotta del medico deve quindi essere valutata in considerazione dei «ruoli rivestiti». Il Gom, inoltre, non ha fornito elementi che potessero spingere i magistrati a ritenere che la pubblicazione delle foto «abbia avuto un fine diverso da quello di denunziare una pratica di “malasanità”, e ciò a prescindere che si sia trattato di casi episodici o di una prassi». La diffusione delle foto, pertanto, «è coerente e si innesta pienamente con l’attività» svolta da Caminiti. L’unico “peccato” sarebbe stato «un atteggiamento poco avveduto» del medico, il quale «non ha tenuto conto che all’interno della chat intersindacale vi era un soggetto “terzo”» come l’ex dipendente e attivista sindacale Gianluigi Scaffidi che, libero dal rischio di sanzioni disciplinari, «ben avrebbe potuto, come in effetti ha fatto, divulgare agli organi di stampa le foto in questione». Ma l’“ingenuità” dell’ortopedico, secondo il Tribunale, non giustifica la sanzione ai suoi danni, ritenuta «fortemente sproporzionata e come tale illegittima». Per Caminiti è la fine dell’incubo che lo ha spinto ad andar via. (p.bellantoni@corrierecal.it)
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