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A Lamezia il racconto sull'immigrazione contro pregiudizi e luoghi comuni

Al Chiostro di San Domenico, la Caritas di Lamezia ha presentato un evento su «Una realtà raccontata in maniera falsata che può e deve essere riletta secondo le esperienze concrete vissute ogni gio…

Pubblicato il: 11/06/2019 – 12:21
A Lamezia il racconto sull'immigrazione contro pregiudizi e luoghi comuni

LAMEZIA TERME Al Chiostro di San Domenico un evento su «Una realtà falsata da condizionamenti e pregiudizi, che può e deve essere riletta secondo le esperienze concrete vissute ogni giorno sul nostro territorio». Così si legge nel comunicato della Caritas di Lamezia che racconta l’evento sul tema dell’immigrazione.
Al dibattito – moderato dal giornalista Ugo Floro – sono intervenuti Romano Gallo, sostituto Procuratore presso la Procura della Repubblica di Catanzaro, Don Giacomo Panizza, vicedirettore della Caritas diocesana di Lamezia Terme e Rosanna Liotti, mediatrice culturale dell’associazione Comunità Progetto Sud.
A organizzare l’evento la Caritas Diocesana di Lamezia Terme, nell’ambito del progetto Costruire Speranza 2: l’agire pastorale delle Chiese di Calabria, buone pratiche di giustizia e legalità. Un progetto regionale che ha come obiettivo quello di denunciare il fenomeno malavitoso e dare riscatto alla nostra terra con la nascita di nuove attività imprenditoriali e associative, che possono costituire un’importante spinta occupazionale.
La mission della giornata è stata quella di intravedere, evidenziare ed interpretare le complessità e le sfumature sottese al contesto attuale (riferito all’ immigrazione e al lavoro), contrapposte, invece, alla realtà duale, tutta bianca o tutta nera, che viene alimentata continuamente da luoghi comuni e da opinioni preconfezionate. Il tema si è affrontato seguendo l’atteggiamento propositivo di Costruire Speranza e con la consapevolezza della realtà che Caritas fronteggia quotidianamente nei propri centri di ascolto: richieste di persone disoccupate, lavoro nero, sottoccupazione, sfruttamento lavorativo, richiedenti asilo, rifugiati.
Un video – realizzato da Salvatore Amato, con protagonista Ivonne Garo -, proietatto poco prima del talk, ha messo a fuoco il problema con una singola ma universale domanda: «se qualcuno fosse in pericolo, se ci fosse una vita da salvare, cerchereste di esprimere nel migliore dei modi la vostra opinione su una situazione complessa o preferireste prima tendere una mano di aiuto?».
Durante il dibattito l’interrogativo al quale gli esperti e i professionisti del settore hanno cercato di rispondere riguardava la consapevolezza dell’essere sfruttati da parte dei lavoratori stranieri. Don Giacomo Panizza e Rosanna Liotti, che lavorano a diretto contatto con le persone protagoniste di queste difficili situazioni, hanno provato a spiegare il punto di vista di chi lavora e che quasi sempre non è cosciente di essere sfruttato. In questo senso, dunque, c’è molto lavoro da fare, partendo dal comprendere la cultura e le condizioni di vita dei lavoratori migranti. Un’altra domanda ricorrente analizzata è stata: “Ci rubano il lavoro?” «No, non ci rubano il lavoro, svolgono quelle attività che noi non siamo più in grado di fare o non vogliamo più fare, come i raccoglitori nei campi o le badanti» ha commentato Rosanna Liotti. Secondo il sostituto procuratore, Romano Gallo: «la reale familiarizzazione con il problema è tutt’altra cosa rispetto alle pratiche burocratiche, alle bufere politiche o ai social. Le persone che arrivano con sbarchi, infatti, sono tutte potenzialmente indagate perché l’immigrazione clandestina è reato, ma spesso loro non lo sanno, non ne sono consapevoli». La serata si è conclusa con un aperitivo e con la musica live dei Nimby.

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