di Michele Presta
COSENZA Carte su carte, i diplomi in originale e quelli taroccati a regola d’arte. Sulla scrivania del sostituto procuratore Giuseppe Cava passa di tutto. Le strade per arrivare a un titolo di studio sono due: studiare o trovare un escamotage. Detto, fatto: parte il “diplomificio” per ottenere un titolo di scuola magistrale o uno equipollente rilasciato dall’Istituto Nazionale Scuole e Formazioni Professionali (per l’insegnamento ai ragazzi portatori di handicap, ndr) e il gioco è fatto. Una donna riferisce ai carabinieri che il costo per avere il diploma si aggira intorno ai 3mila euro. Un business scoperchiato dalla Procura di Cosenza: il sostituto Cava ha iscritto nel registro degli indagati 25 persone, accusate a vario titolo di falsità materiale commessa da Pubblico Ufficiale in atti pubblici in concorso, falsità materiale commessa da privato in concorso, falsità ideologica commessa da privato in atto pubblico.
Il fascicolo d’indagine si divide in due tronconi, “Minerva 1” (che risale a novembre del 2017, ndr) e il recente “Minerva 2” (qui la notizia). La maggior parte degli indagati finiti nel primo fascicolo, dalla notifica del provvedimento disposto dall’autorità giudiziaria, si è diviso tra chi ha optato per il patteggiamento della pena e chi sta affrontando il rito ordinario di giudizio. La novità della seconda tranche di indagine, nata anche grazie alla denuncia di alcuni dirigenti scolastici che spontaneamente hanno fatto controlli e interloquito con i carabinieri cosentini dopo la clamorosa scoperta di due anni fa, è però che gli inquirenti sono riusciti a individuare chi si celerebbe dietro la falsificazione dei titoli. I militari, infatti, sono riusciti a dare un nome e un cognome al presunto “falsario”: Antonio Altomare. Pensionato non ancora settantenne e residente a Cellara, a casa di Altomare i militari hanno sequestrato 30 stampe di diplomi apparentemente rilasciati dall’“Istituto Nazionale Scuole e Corsi Professionali” compilati con nominativi di insegnanti già emersi nel corso dell’operazione per aver utilizzato titoli falsi, nonché 2 risme di carta pergamenata per diplomi, in bianco, pronte per la stampa. La centrale del falso sarebbe stata organizzata con diversi computer, stampanti e vario materiale informatico, nonché copie cartacee di diplomi già falsificati e materiale utile alla specifica attività. Ventidue sono i falsi titoli di studio che l’ufficio di Procura, ritiene falsi a opera di Antonio Altomare. Tutti sono stati utilizzati dagli indagati (sia in Minerva 1 che in quella successiva) per presentare le istanze di insegnamento ai vari istituti scolastici o all’ufficio scolastico regionale.
GLI INDAGATI Falsi sono i diplomi rilasciati nel 1998 dall’istituto magistrale “Potestio” di Castrovillari. Taroccati come quelli rilasciati all’istituto magistrale di Belvedere Marittimo o all’istituto magistrale “Ugo Foscolo” di Gioia Tauro. I documenti erano corredati alle domande dagli aspiranti docenti, per essere inseriti sia nelle graduatorie ad esaurimento, sia in quelle d’istituto per l’assunzione come insegnante nelle scuole primarie e dell’infanzia, su posto comune e sul sostegno. Capo per capo, nell’avviso di conclusioni delle indagini preliminari il sostituto procuratore Giuseppe Cava ha appuntato tutte le accuse di cui dovranno rispondere: Maria Muto, Nicola Chiarello, Elivera Ammirata, Lucia Manfo, Anna Pileggi, Maria Concetta Scotti, Leonardo Russo, Lucia Bartucci, Stefania Amendola, Loredana Fortino, Anna Maria Spadafora, Antonio Altomare, Patrizia Troiano, Ileana Dodaro, Giuliana Manzo, Eugenia Funari, Giovanna Perri, Manuela Corrao, Rosanna Chiara Paolicelli, Tiziana Teresa De Gianni, Leonardo Lanciano, Maria Teresa Caruso, Barbara Morelli, Emanuela Altomare. (m.presta@corrierecal.it)
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