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Tre sindaci contro Oddati: «Da lui parole contraddittorie, vogliamo le primarie»

I primi cittadini di Acri, Luzzi e Arena sulla linea di Oliverio: «Il responsabile Mezzogiorno del Pd dice che il governatore ha fatto un buon lavoro ma deve farsi da parte. Così offende i calabresi»

Pubblicato il: 11/08/2019 – 16:23
Tre sindaci contro Oddati: «Da lui parole contraddittorie, vogliamo le primarie»

CATANZARO «Le dichiarazioni del componente della segreteria nazionale del Pd Nicola Oddati ci lasciano increduli e stupefatti. Oddati da un lato riconosce il buon lavoro fatto dal presidente Oliverio in questi anni, dall’altro sostiene la necessità di una discontinuità rispetto al passato. Una vera e propria contraddizione». È quanto affermano, in una nota congiunta, i sindaci di Acri e Luzzi, Pino Capalbo e Umberto Federico. «Discontinuità – proseguono Capalbo e Federico – vorrebbe dire azzeramento e non ricandidatura di tutti coloro che hanno sostenuto questa legislatura regionale. Oddati, ora, ha il dovere di spiegare la clamorosa inversione di rotta che egli opera rispetto alle parole che Zingaretti ha pronunciato all’assemblea nazionale del Pd. Zingaretti riconosce alle regioni che si apprestano ad affrontare le elezioni regionali il diritto ad autodeterminarsi, Oddati, invece, si arroga il diritto che a decidere sia la direzione nazionale del partito e minaccia che chi dovesse dissentire verrebbe, addirittura, messo “fuori dal Pd”».
«Noi non ci stiamo. I calabresi – sostengono i due amministratori – meritano rispetto. L’autonomia non può essere un valore solo per le altre regioni e non per la Calabria. È davvero incredibile, poi, che ad adottare metodi che contrastano e violano regole e norme statutarie sia la segreteria nazionale di un partito che ha da sempre inteso il carattere democratico come principio fondativo e tratto distintivo della propria denominazione. Per quanto ci riguarda non esistono ragioni tali che possano impedire che il prossimo candidato presidente della Regione sia scelto dai calabresi attraverso le elezioni primarie e non a Roma dagli apparati e burocrati di partito».
Anche dal Vibonese arrivano critiche per la presa di posizione del Pd nazionale e la richiesta di un passo indietro da parte del governatore. A parlare è Antonino Schinella, sindaco di Arena e membro dell’Assemblea nazionale del Partito Democratico. Anche Schinella chiede che, per le Regionali, «il candidato passi attraverso le primarie» e «si ampli e favorisca la partecipazione, attraverso uno strumento che rappresenta il rito fondativo del Pd. Ancor di più in un partito democratico per definizione, peraltro in un quadro politico che richiederebbe misure tese ad ampliare e favorire la partecipazione, ritengo che il candidato alla presidenza della Regione debba passare attraverso le primarie». «Ricordo che le primarie – continua Schinella – oltre a rappresentare il rito fondativo del Partito Democratico sono un fondamentale strumento di democrazia e di partecipazione politica, un appuntamento percepito come irrinunciabile da un’area ampia di elettori calabresi, una vera “festa” dell’impegno politico diffuso che arricchisce il dibattito e motiva l’entusiasmo in vista del prossimo appuntamento elettorale. Ecco perché, quindi, sarebbe incomprensibile la decisione, stavolta, di non tenerle; la Calabria ha bisogno di portare avanti gli stimoli politico-culturali ritrovati e di immettere classi dirigenti capaci e innovative se vuole continuare a competere e primeggiare. Non può e non deve adagiarsi. Nel febbrile mondo di oggi significherebbe arretrare. Tenere le primarie vuol dire condividere, ampliare, precisare, migliorare questi obiettivi e i tanti altri che emergeranno dal dibattito pubblico. È questo l’appello che vogliamo rivolgere al Partito Democratico e agli altri partiti dell’area progressista: discutiamo tutti insieme il futuro della Calabria, per non soffocare i propositi di partecipazione e per non disperdere l’ottimo lavoro iniziato dal presidente Oliverio».

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