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Finanziamenti non erogati e denunce, due giovani imprenditori: «Molliamo»

La storia di Daniele e Marco, che con la loro “Damar” hanno avviato un porto a secco. Avevano beneficiato dei “Pacchetti Integrativi di Agevolazioni Impresa Giovanile” nel 2009. Adesso denunciano i…

Pubblicato il: 13/08/2019 – 17:28
Finanziamenti non erogati e denunce, due giovani imprenditori: «Molliamo»

MONTEGIORDANO  “Resto al sud?” non è solo la misura per incentivare l’imprenditoria giovanile ma anche la domanda che si pongono Daniele e Marco. Entrambi giovani, entrambi imprenditori e titolari della “Damar” (acronimo dei loro nomi), azienda che ha aperto un porto a secco a Montegiordano e che affermano «è stata costretta ad interrompere la propria attività il 5 agosto scorso». Gli imprenditori hanno usufruito degli investimenti Comunitari, in particolare del cosiddetto PIA IG, ossia “Pacchetti Integrativi di Agevolazioni Impresa Giovanile” per la formazione di un porto turistico a secco per l’alaggio e varo delle barche, con annesso un stabilimento balneare. «L’investimento richiesto è stato di 470.000 euro, di cui il 40% a fondo perduto. L’area su cui realizzare il porto a secco – scrivono in una nota – era il vecchio campo di calcio di Montegiordano con gli annessi spogliatoi. L’area avrebbe potuto (e potrebbe) ospitare circa 150 barche per turismo. La Damar viene fondata nel 2009, viene presentato un progetto e vengono richiesti tutti i permessi, compreso quello relativo alla concessione del suolo per un importo di circa 10.000 euro annui. L’amministrazione comunale dell’epoca, con il sindaco Lamanna, deliberò all’unanimità la delibera di approvazione del progetto, voluto fortemente dal compianto assessore al turismo Franco De Santis. La Damar sottoscrisse con il comune un contratto oneroso di comodato per l’edificio (ex spogliatoi) ed una piccola porzione di terreno retrostante. L’area era oggetto anche della concessione demaniale per cui la Damar ha dovuto corrispondere un doppio canone. La Damar, seppur con qualche difficoltà, dovuta al mancato versamento dei Sal Regionali, finché ha potuto ha sempre onorato i suoi impegni. Nel 2013 la società chiede nuovamente alla regione il Sal finale di oltre 70.000 euro scoprendo che le somme dovute, nel frattempo, sono diventate indisponibili a causa di errati investimenti da parte della società che gestiva i fondi europei per conto della Regione. A tutt’oggi la Damar deve ancora avere la somma. Inoltre il progetto prevedeva che l’attività non potesse essere ceduta o cessata se non decorsi sette anni dal collaudo finale, che ad oggi la Regione deve ancora effettuare nonostante i continui solleciti in merito. Nonostante le difficoltà economiche, la Damar ha continuato la sua attività anche eseguendo a proprie spese (mai rimborsate, pari a decine di migliaia di euro documentati), ma per conto ed in sostituzione del comune, onerose opere annuali di ripristino della barriera frangiflutti, della scogliera e dello scivolo comunale per l’alaggio ed il varo, annualmente danneggiati dalle mareggiate. Dopo la morte di De Santis, improvvisamente vengono intensificati i controlli con visita annuale da parte di Guardia costiera, Vigili urbani,  Guardia di finanza, Nas, con come conseguenza, multe salate e denunce penali (risolte in bolle di sapone), trattandosi di terreno demaniale, oltre i costi per la difesa nei vari giudizi. Inoltre amministratori e funzionari comunali hanno trasmesso all’allora Equitalia il mancato pagamento del canone di concessione nonostante le continue richieste di compensazione con quanto dovuto dal comune per le opere di ripristino e nonostante la richiesta di rateizzo delle somme dovute. Di fronte all’immobilismo anche della nuova amministrazione – conclude la nota – i giovani imprenditori sono stati obbligati a sospendere l’attività il 5 agosto. Rimane solo un terreno arido e spoglio con qualche carrello vuoto, testimonianza di quello che avrebbe potuto essere ma che non si è voluto che fosse. Se la domanda era ‘Resto al sud?’ la risposta a Montegiordano è decisamente negativa»

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