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La scomparsa di Torregrossa e l'ennesima bufala sulla Certosa di Serra

Smentita l’ipotesi circolata nei giorni scorsi secondo cui il dipendente della Fondazione Betania sparito da agosto si fosse rifugiato tra le mura del monastero bruniano. Di lui ancora nessuna traccia

Pubblicato il: 28/09/2019 – 11:17
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La scomparsa di Torregrossa e l'ennesima bufala sulla Certosa di Serra
Massimo Torregrossa
di Sergio Pelaia SERRA SAN BRUNO «Siamo alle solite…», commenta qualcuno sconsolato dentro le mura della Certosa. Il monastero millenario fondato dai “figli” di San Bruno, il santo di Colonia che tra le montagne delle Serre vibonesi visse gli ultimi dieci anni della sua vita, è da sempre una calamita tanto di misteri presunti quanto di bufale conclamate. Così dopo Majorana, Milingo e il pilota di Hiroshima, un nuovo capitolo finisce per aggiungersi al filone delle notizie su ipotetici “ospiti” dei monaci di Serra diffuse senza essere suffragate da nessun fatto concreto, a parte l’alone di misticismo che avvolge la Certosa e che puntualmente si rivela un’attrazione irrefrenabile per chi è a caccia di scoop a buon mercato. Nei giorni scorsi, complice la presenza di una troupe di “Chi l’ha visto” a Serra San Bruno, si è sparsa la notizia che Massimo Torregrossa, 51enne dipendente della Fondazione Betania di Catanzaro, scomparso nel nulla dal 13 agosto scorso, possa essersi rifugiato proprio tra le mura del monastero bruniano. Qualcuno ha segnalato di averlo visto a Tropea – che pur essendo nella stessa provincia è distante più di un’ora di auto da Serra – e qualcun altro ha scattato una foto, nei primi giorni di settembre, in cui si vede un uomo con il cappuccio seduto su un gradino all’ingresso principale della Certosa. Il volto dell’uomo è seminascosto ed è difficile dalla foto rintracciare somiglianze, ma tanto è bastato perché si diffondesse subito l’ipotesi tanto suggestiva quanto provata da nulla. Torregrossa è stato in passato sacerdote, ha poi dismesso l’abito talare e si è sposato, ma a parte questo non c’è nulla che possa indurre a collegare anche solo lontanamente la sua scomparsa alla Certosa. E a confermarlo al Corriere della Calabria sono proprio qualificate fonti interne al monastero, che stavolta hanno anche deciso di smentire pubblicamente l’ennesima bufala certosina. Il compianto scrittore Sharo Gambino scrisse addirittura un libro, “L’atomica e il Chiostro”, per smentire documenti alla mano alcuni falsi ormai storici rilanciati molti anni fa anche da giornali nazionali. Chissà cosa direbbe oggi per commentare un episodio che, non è un dettaglio, oltre a disturbare il silenzio caro ai monaci certosini ha implicazioni molto serie, visto che ha a che fare con la scomparsa di una persona per la cui sorte familiari e amici continuano ad essere molto preoccupati. (s.pelaia@corrierecal.it)
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