REGGIO CALABRIA La Corte di Appello di Reggio Calabria (Cinzia Barillà presidente, Elisabetta Palumbo e Luigi Verrecchione, consiglieri), in accoglimento dell’istanza presentata degli avvocati Antonino Napoli e Maria Carmela Macrì, ha concesso gli arresti domiciliari a Raffaele Petullà, 27enne di Cinquefrondi recentemente assolto dalla Corte dal reato di associazione a delinquere di stampo mafioso per aver fatto parte, con competenza specifica e quasi esclusiva nel settore delle estorsioni, della “locale” di ‘ndrangheta operante a Cinquefrondi, Anoia e zone limitrofe, inserita nel “mandamento tirrenico” reggino. Il giovane cinquefrondese era stato tratto in arresto nell’ambito dell’operazione “Saggio Compagno” in quanto accusato, oltre che di associazione a delinquere di stampo mafioso, anche di estorsione aggravata dal metodo mafioso ai danni di un imprenditore boschivo. Per il reato di estorsione aggravata Petullà è stato condannato a sei anni e quattro mesi di reclusione mentre, come detto, è stato assolto dal reato di associazione a delinquere di stampo mafioso. Gli avvocati Napoli e Macrì, all’esito della lettura della sentenza, hanno chiesto l’attenuazione della massima misura cautelare con quella degli arresti domiciliari. La Corte di Appello, nonostante il parere negativo della Procura Generale, ha ritenuto di accogliere l’istanza di sostituzione della misura cautelare adeguando la posizione di Raffaele Petullà a quella del cugino coimputato Angelo Petullà, anch’egli difeso dall’avvocato Napoli, già da tempo ai domiciliari.
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