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«Sette anni dall’omicidio di Filippo, chi sa parli»

di G. Fronte e A. Napoli

Pubblicato il: 22/10/2019 – 8:47
«Sette anni dall’omicidio di Filippo, chi sa parli»

Il 25 ottobre del 2012 perse la vita, in un agguato ‘ndranghetista, nel comune di Pizzoni, il giovane Filippo Ceravolo.
A distanza di sette anni da quel terribile giorno l’omicidio è rimasto senza responsabili in quanto, tre anni dopo, nel novembre del 2015, il Giudice per le indagini preliminari di Catanzaro emise un provvedimento di archiviazione.
Immediatamente si convenne da un lato che il grave omicidio era frutto di una cruenta guerra tra bande criminali di stampo ‘ndranghetista operanti nel territorio martoriato delle Preserre calabre e dall’altro che il povero Filippo era assolutamente estraneo a quelle logiche criminali.
Filippo era un ragazzo che da poco aveva raggiunto la maggiore età, era un ragazzo tranquillo che con allegria e vivacità si godeva la sua giovane età.
La sua famiglia non riuscirà mai a rassegnarsi all’immenso dolore che la sua morte ha provocato e difficilmente riuscirà a colmare il gran vuoto che ha lasciato.
Ma vi è anche un altro aspetto non meno doloroso che tutta la vicenda ha segnato ed è il fatto di vivere in quel microcosmo di paesini montani in cui tutti sanno e nessuno parla, in cui il pianto prolungato di una madre dà fastidio e la ricerca insistente della verità è considerata impertinenza.
Risveglio Ideale è stata da sempre vicina alla famiglia Ceravolo e continuerà ad esserlo nel ricordo e nella memoria di Filippo perché non cali la coltre del silenzio su questo grave fatto di sangue, perché Filippo è e poteva essere un figlio nostro, di ogni buona famiglia che nulla ha a che fare con questa guerra di ‘ndrangheta che insanguina le strade dei nostri paesi.
In questa triste ricorrenza, quindi, vogliamo gridare forte il nostro monito affinché chi sa parli e chi ha sbagliato si penta.
Chiediamo con forza a chi vive nell’oscurità del crimine di ‘ndrangheta, uomini e donne, di aprire le porte della mente e del cuore perché comprendano che il potere di mafia è solo morte che colpisce tutti e soprattutto i loro figli che hanno diritto di vivere una vita sana, gioiosa e non morire o restare orfani.

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