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Il broker romano, gli "amici" calabresi e la truffa della coca colombiana

I rapporti tra Fabietti, braccio destro di Diabolik, e i fratelli Cosentino. Le intercettazioni dell’inchiesta “Grande raccordo criminale” e gli screzi per una partita di “roba” di scarsa qualità

Pubblicato il: 28/11/2019 – 18:36
Il broker romano, gli "amici" calabresi e la truffa della coca colombiana

di Michele Presta
ROMA Prende il telefono, compone il numero. Squilla. Dall’altro capo della cornetta uno dei suoi fornitori ufficiali. «Hanno preso l’amico mio in Germania, il calabrese, un amichetto mio. Adesso sta a Rebibbia, ma prima era a Palmi in Calabria. Stava latitante da 5 anni». Dall’altro capo nessuna risposta, la voce sommessa, si intuisce dai puntini delle trascrizioni degli investigatori finite nell’ordinanza di custodia cautelare. «Un amichetto mio… un sacco di lavori… vent’anni per associazione». Il silenzio. A parlare è Fabrizio Fabietti. È lui che insieme a Fabrizio Piscitelli, alias “Diabolik”, capo ultras della Lazio freddato a colpi di pistola la scorsa estate, secondo la Dda di Roma tiene le redini di una organizzazione criminale dedita al narcotraffico. Inondare di coca la capitale, questo è l’obiettivo.
A smantellare l’organizzazione i magistrati antimafia e la guardia di Finanza che hanno messo in carcere 51 persone. Nell’operazione “Grande raccordo criminale” i calabresi fanno la loro parte. Fabietti al telefono parla di Emiliano Cosentino, arrestato in Germania il 2 marzo del 2018. Si era dato alla “macchia” dopo che il tribunale di Reggio Calabria aveva disposto una ordinanza di custodia cautelare nel novembre del 2013. Cosentino nella capitale non stava da solo. Insieme a lui c’era il fratello Leopoldo. Anche lui è noto alle forze dell’ordine. Un curriculum criminale con un anno di detenzione a Lecce e quando Fabietti e Leopoldo si incontrano la domanda è d’obbligo: «Tuo fratello come sta a Rebbibia». I tre si conoscono per motivi d’affare. Illeciti, s’intende. Fabietti, secondo la Dda e gli investigatori della Finanza, è uno dei broker del narcotraffico più importanti a Roma. Secondo quanto riportato nelle carte dell’inchiesta, sa come far arrivare la cocaina d’Oltreoceano ma sa anche che tessere rapporti con i calabresi è tempo sprecato. È così che incontra i fratelli Cosentino, contigui, secondo l’accusa, a organizzazioni di matrice mafiosa (la cosca di ‘ndrangheta Bellocco).
I finanzieri intercettano due grossi affari, uno da 20 e l’altro da 12 chili di cocaina. La prima partita va a ruba. «All’inizio quando l’abbiamo vista, i primi 20 ho detto vai… ora dico rimanda questa, la vendiamo…». Dall’intercettazione di Fabietti i finanzieri intuiscono che si tratta di una seconda partita di cocaina da piazzare. Ma c’è un inghippo, i 12 chili marchiati scorpione sembrerebbero essere non di ottima qualità. «Non è roba, è mischio» rimprovera Fabrizio Fabietti a Leopoldo Cosentino. «Ce l’abbiamo uno che gli possiamo dare gli scorpioni? A chi la diamo? Se tu hai i paesani tuoi se la prendono, vieni te la do e te la porti via… ma quella non la vendi, ridagliela». Nell’incontro captato tra i due gli animi sono esagitati. E dunque Leopoldo inizia a difendere il fratello. «Tu hai detto a mio fratello di provarci. Io gli ho detto proviamo Fabbiettì. Con la prima non era mondiale, ma l’abbiamo piazzata tutta e ti ho dato tutti i soldi». Ma aldilà della questione sulla vendita dello stupefacente, i tre sognavano in grande.
Secondo gli investigatori, stavano progettando il trasporto di un grosso carico dalla Colombia con Fabietti pronto a condividere il contatto di un latitante che si trovava in Sud America. Fabietti e Cosentino (Leopoldo) iniziano a tessere la tela. «Ti do il numero ma ha un telefono criptato, parlaci è un amico mio romano latitante lì» dice Fabietti. Leopoldo chiama e poi riferisce. «Il colombiano dice “porque tu ermanno non… el scorpione?» e Fabietti taglia corto: «tu gli devi dire i soldi non te li diamo perché questa è una truffa». Approfondendo le indagini, gli inquirenti sono riusciti a collegare come a dare la cocaina marchiata scorpione sia stato proprio il latitante dalla Colombia. (m.presta@corrierecal.it)

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