CATANZARO “Cetto c’è, senzadubbiamente”. Il personaggio di Antonio Albanese sguazzerebbe alla grande nella “melma” nella quale sta affogando la politica calabrese, che nella sua sfrenata corsa verso le Regionali ogni giorno che passa sprofonda ai confini della realtà e del ridicolo. A conferma che al peggio (forse) non c’è mai fine, questa campagna elettorale è talmente senza rete e fuori controllo (dei partiti) da abbattere tutti i limiti del buon senso e del buon gusto. Cannibalismo e nichilismo dappertutto, con il centrodestra e il centrosinistra che stanno letteralmente fagocitando candidabili su candidabili e persino il Movimento 5 Stelle che vive il più classico dei contrappassi, producendo le stesse vecchie e becere dinamiche politiche che contestano agli altri e dando sfogo a un correntismo da far impallidire anche la Dc più deteriore.
E’ uno sforzo da titani districarsi tra i mille cunicoli nei quali si sta diramando il M5S calabrese (e non solo). Come è uno sforzo titanico sgranare il rosario dei candidati, chi più chi meno credibile, che le briglie sciolte e le veline dei partiti e dei “capibastone” hanno fatto e stanno facendo scorrere sullo schermo di questo brutto film delle Regionali: una “giostra” di nomi impazzita e senza alcun appiglio ai contenuti, perché di tutto si sta parlando tranne di cosa si vuole fare (se si vuole fare qualcosa) per e della Calabria. Il paradosso del centrodestra e del centrosinistra, capaci di realizzare il “capolavoro” perfetto di lanciare e poi affossare le candidature dei due Mario, rispettivamente Occhiuto e Oliverio, che però pur impallinati dal fuoco amico sono ancora in campo mentre attorno a loro nel giro a volte di minuti nascono e tramontano altri “papabili”.
E’ lungo quanto quello telefonico l’elenco dei nomi che hanno fatto capolino nel Pd (da solo o nell’impossibile dialogo con il M5S) e del centrodestra. I democrat a trazione commissariale e “nazarena” hanno così lanciato e poi affossato fior di bei personaggi, immolati nella ricerca di un civismo che il Pd ha in genere di fatto sempre umiliato, da Florindo Rubbettino al superpoliziotto Giuseppe Gualtieri, da Arturo De Felice al docente universitario Luigino Filice, e poi l’autoinvestitura del “re delle cravatte” Maurizio Talarico, che si è candidato praticamente da solo creando però più panico che entusiasmo tra i dem (a proposito, che fine ha fatto l’ultimatum di Talarico che attendeva il 28 novembre prima di dire cosa avrebbe fatto…). E che dire del centrodestra, che ha schierato nell’ordine (sparso) Giuseppe Mangialavori, Sergio Abramo, Marco Siclari, Roberto Occhiuto, Caterina Chiaravalloti, l’eterno Bernardo Misaggi, la meloniana Wanda Ferro e poi le incursioni leghiste con Pietro Molinaro, Vincenzo Sofo che suscita curiosità soprattutto per essere legato alla Le Pen jr, Cataldo Calabretta. E quei tre leader – Berlusconi, Salvini e Meloni – che non riescono a vedersi e a trovare un minuto per la Calabria concentrandosi su altre Regioni che magari voteranno tra sei-sette mesi. Ma anche chi avrebbe dovuto distinguersi da questo caos, il M5S, alla fine si è lasciato andare allo sbaraglio più totale, bruciando, tra dilettantismo e gelosie, i nomi dell’imprenditore Pippo Callipo e del presidente di “Isde”, Ferdinando Laghi, facendo perdere la pazienza persino a uno che pure ne ha viste e subite tante (e di serie) come Antonino de Masi e dividendosi anche sul docente universitario Francesco Aiello, poi accolto senza troppi entusiasmi dopo che anche l’autocandidatura di Dalila Nesci era stata “picconata” per vie interne. Insomma, dappertutto un pantano, è diventata “macchina del fango” quando, al solo accennare un nome, è, come consuetudine, partita la spasmodica ricerca dei “peccatucci di gioventù” dei vari candidabili: sorte toccata, tra gli altri, a Rubbettino, Callipo, Talarico, lo stesso Aiello.
In tutto questo, di nomi sicuri, a parte qualche eccezione come Carlo Tansi, Francesco Di Lieto (Codacons) Giuseppe Nucera e adesso anche un altro candidato “fai da te”, il misterioso architetto catanzarese Antonio Mastroianni, non c’è quasi ombra e men che meno ci sono programmi e progetti per la Calabria, che poi sarebbero la cosa più importante, toccando con mano le emergenze della nostra terra. Sì, in questo contesto “Cetto” sarebbe l’unica certezza. “Senzadubbiamente”… (a.cant.)
x
x