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Pippo Callipo ricorda la rivolta di Rosarno: «Dieci anni dopo gli invisibili sono sempre lì»

Il candidato governatore del centrosinistra commemora gli scontri avvenuti nel centro reggino: «La vera integrazione passa della legalità»

Pubblicato il: 07/01/2020 – 13:14
Pippo Callipo ricorda la rivolta di Rosarno: «Dieci anni dopo gli invisibili sono sempre lì»

ROSARNO «È un anniversario triste per la Calabria. Dieci anni dopo la rivolta di Rosarno, anche se non c’è più la baraccopoli della vergogna, lo sfruttamento dei caporali e della ‘ndrangheta continua a rendere disumana la vita di migliaia di braccianti nella Piana di Gioia Tauro». Lo afferma in una nota il candidato alla Presidenza della Regione per il centrosinistra Pippo Callipo. «Gli invisibili sono sempre lì – aggiunge – le ruspe della propaganda li hanno soltanto nascosti agli occhi degli osservatori più superficiali e dei politici interessati, di quelli che vivono ad anni luce dai territori calabresi. E non sono cambiate neanche le campagne d’odio che più volte, in questi anni, hanno alimentato la follia xenofoba di chi pensa di risolvere i propri problemi prendendosela con chi sta peggio e non con i governanti».
«Al dato drammatico dello sfruttamento – afferma ancora Callipo – si aggiunge anche quello di un settore, quello agrumicolo, che ancora non riesce a trovare spazi di mercato adeguati e dignitosi. Chi gestisce la cosa pubblica deve cercare di guardare alla piena operatività della Zes nella quale occorre puntare a favorire dei progetti di filiera che rivalutino l’agroindustria come punto centrale dello sviluppo della regione, mettendo in rete le tre macro aree a vocazione agroindustriale della Calabria (la Sibaritide, il Lametino e la Piana di Gioia) in un unico progetto di manipolazione e commercializzazione dei prodotti agroindustriali, da realizzare nell’area Zes e che guardi al mercato del Mediterraneo».
«Un’attività basata sulla legalità e sulla giustizia sociale – conclude – nella consapevolezza che la vera integrazione si possa raggiungere solo puntando sull’agricoltura sana che fa del rispetto dei lavoratori il primo, imprescindibile pilastro su cui rilanciare la nostra economia».

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