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Traffico illecito di rifiuti tra Calabria e Lombardia: al via il processo a Como

Sono quattro gli imputati nel processo nato dall’operazione “Il Feudo” condotta dalla DDA di Milano. La Regione Calabria non si è costituita parte civile

Pubblicato il: 11/02/2020 – 15:45
Traffico illecito di rifiuti tra Calabria e Lombardia: al via il processo a Como

MILANO Con la costituzione parte civile dei Comuni di Como, Varedo, in Brianza, Cinisello Balsamo, nel Milanese, di Lamezia Terme, Gizzeria, in provincia di Catanzaro e Dro, in Trentino, si è aperto a Milano il processo a carico di quattro persone imputate nell’ambito di un filone dell’indagine della Dda  su un traffico e smaltimento illeciti di ingenti quantità di rifiuti avvenuto principalmente tra la Lombardia e la Calabria e Campania e che lo scorso ottobre aveva portato ad 11 arresti (qui la notizia). Processo in cui non si sono costituiti, pur essendo anche loro parti offese, il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e nemmeno le Regioni Lombardia e Calabria. A decidere di ammettere i sei Comuni è stata la sesta sezione penale del Tribunale di Milano che, accogliendo l’eccezione di uno degli imputati, un trasportatore, ha disposto però il trasferimento del procedimento per competenza territoriale a Como. I quattro a dibattimento in immediato devono rispondere, a vario titolo, delle accuse di associazione per delinquere finalizzata al traffico illecito di rifiuti con altri sei che hanno scelto il rito abbreviato, tra cui i fratelli Maurizio e Stefano Assanelli e Angelo Romanello, figlio del boss di Siderno Antonio Francesco Romanello, condannato a 10 anni in seguito all’inchiesta Infinito.
L’INCHIESTA L’indagine denominata “Il Feudo” e coordinata dal pm della direzione distrettuale antimafia milanese Silvia Bonardi è nata da un collegamento con gli incendi ai depositi di rifiuti in Lombardia come quello di Corteolona, in provincia di Pavia, avvenuto nel 2018. Secondo la ricostruzione, Romanello sarebbe stato il “dominus del sodalizio” al quale avrebbero fatto riferimento una serie di società in Lombardia e i rifiuti, in parte provenienti anche dal Napoletano, tramite una serie di passaggi tra impianti a volte reali a volte fittizi, finivano in capannoni abbandonati in diverse aree industriali del Nord Italia che venivano riempiti e poi chiusi saldandone addirittura le porte. Capannoni che si trovavano a Como – quello di località La Guzza era gestito dalla Smr Ecologia srl ed è ritenuto il reale “snodo” del traffico – a Varedo nell’area ex Snia, a Gessate e Cinisello Balsamo e a Dro. Quando questi erano al collasso (su tutto il settore incombe il divieto di import della Cina) i rifiuti finivano in Calabria e, in particolare, nel fondo di località Bagni e nella Cava Parsi a Lamezia Terme. Mentre oggi il processo con rito ordinario è stato trasferito a Como, quello che si svolgerà in abbreviato si aprirà nelle prossime settimane davanti al gup.

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