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Il Coronavirus e l’eterno “non finito” calabrese

Gli “spettri” dei nuovi e ancora inesistenti ospedali suonano come una beffa in questa fase di emergenza. C’è un nuovo crono programma, ma il passato non induce all’ottimismo

Pubblicato il: 13/04/2020 – 7:36
Il Coronavirus e l’eterno “non finito” calabrese

Sono come “spettri”, che sullo sfondo si muovono a rendere ancora più emergenza l’emergenza Coronavirus in Calabria. Le grandi “incompiute” dei nuovi ospedali sono la cattiva coscienza di una classe dirigente che in una dozzina di anni non è riuscita a posare ancora nemmeno la prima pietra  per edificare strutture delle quali mai come oggi si avverte la mancanza. “Fantasmi” che si aggirano tra la Sibaritide e la Piana Vibo Valentia, la piana di Gioia Tauro e di Catanzaro. Se in questo mese e mezzo di Sos Covid-19 è un continuo denunciare le inefficienze e le insufficienze, in primo luogo strutturali, della sanità calabrese, il “pasticciaccio” della (non) costruzione dei nuovi e moderni ospedali in Calabria è una beffa ancora più inaccettabile e dolorosa. “Concepiti” nel 2007 – allora al governo della Calabria c’era l’amministrazione Loiero – all’indomani di una lunga e penosa serie di casi di malasanità e previsti in un accordo di programma con il governo nazionale (investimento complessivo 285 milioni, di cui 196 a carico dello Stato), si sono trascinati “senza meta” e “senza fine” attraverso le successive amministrazioni regionali di Scopelliti e Oliverio. Ogni Giunta ha aggiornato e previsto un proprio crono programma, poi puntualmente confessato da lungaggini burocratiche, inutili, opache e costose superconsulenze esterne (“Infrastrutture Lombarde”), progettazioni “sballate” sul piano idrogeologico, scandali e arresti che hanno colpito il “general contractor”. Il risultato? Più di 12 anni senza uno straccio di cantiere nella Sibaritide, a Vibo e nella Piana gioiese (a Catanzaro nemmeno più ci sperano, perché il nuovo ospedale del capoluogo ha infilato vie del tutto autonome e ancora di più contorte). L’ultima (brutta) sorpresa è persino un rimborso milionario (due milioni) da parte della Regione a “Infrastrutture Lombarde” (leggi qui https://www.corrieredellacalabria.it/senza-categoria/item/233940-la-calabria-ha-pagato-2-milioni-alla-lombardia-per-i-4-nuovi-ospedali-che-non-esistono/) per qualcosa che nemmeno c’è. Quello che c’è, oggi, è un nuovo punto della situazione, un nuovo cronoprogramma (di massima) per la realizzazione dei tre ospedali “classe 2007”): è quello che si evince dal Defr, il Documento di economia e finanza della Regione per il triennio 2020-2022, uno dei primissimi atti della nuova Giunta Santelli. Vi si legge: per il nuovo ospedale della Sibaritide «l’ultimazione dei lavori e l’installazione delle apparecchiature e degli arredi è prevista entro il mese di maggio 2022;; l’entrata in esercizio della struttura è prevista per il mese di dicembre 2022». Per quello di Vibo «si prevede di pervenire all’approvazione del progetto definitivo entro la fine del mese di aprile 2020 e del progetto esecutivo entro la fine del mese di dicembre 2020. L’ultimazione dei lavori e l’installazione delle apparecchiature e degli arredi è prevista entro il mese di gennaio 2023; l’entrata in esercizio della struttura è prevista per il mese di luglio 2023». Per il nuovo ospedale della Piana di Gioia Tauro – ancora dal Def – «si prevede di pervenire all’approvazione del progetto definitivo entro la fine del mese di luglio 2020 e del progetto esecutivo entro la fine del mese di maggio 2021. L’ultimazione dei lavori e l’installazione delle apparecchiature e degli arredi è prevista entro il mese di ottobre 2023; l’entrata in esercizio della struttura è prevista per il mese di maggio 2024». Previsioni. Salvo buon fine, e se tutto procede bene. E sempre Coronavirus permettendo. Non resta che sperare, cercando di non rimpiangere il tempo perduto nell’attesa che l’eterno “non finito” calabrese per una volta finisca… (ant. cant.)
 

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