RENDE La didattica a distanza può essere l’eccezione, non la regola. Di questo è convinto il docente universitario dell’Università della Calabria, Nuccio Ordine. Per il professore di letteratura:«Nell’emergenza non possiamo fare altro che usare il digitale per mantenere vivi i rapporti con i nostri studenti e non solo. Questi sono gli strumenti che abbiamo e che possiamo usare anche per mantenere le relazioni umane – dichiara il docente nel corso della trasmissione 20.20 andata in onda mercoledì su l’AltroCorriere Tv -. Mi preoccupano invece gli articoli che ho letto, di accademici che vorrebbero far coincidere la didattica in digitale con il futuro. Se molti di questi colleghi e rettori, pensano che la pandemia sia la scusa per fare il salto verso il futuro, io penso che la pandemia mi priva di strumenti e che nessuna forma di insegnamento si può fare se non in aula». Per il docente universitario, le relazioni umane non fanno altro che rafforzare il rapporto tra studenti e professori. «Gli studenti non sono vasi da riempire, i professori non sono sapienti che non hanno niente da imparare – aggiunge -. Io non posso immaginare una lezione dove non guardo in faccia i miei studenti. Dove non vedo i volti dei ragazzi delle prime file, i loro sguardi perplessi o di complici. Un professore impara anche dai suoi studenti. Se mi imbatto in uno sguardo perduto, io la sera quando torno a casa mi interrogo su quello che ho sbagliato». Relazioni accademiche e relazioni umane, tutto passa attraverso l’alchimia che si genera tra chi si trova dietro la cattedra e chi sta seduto nei banchi. «Io penso che in questo momento il vero lusso sono le relazioni umane – aggiunge Ordine -. I social apparentemente creano legami. Stare chiuso in una stanza credendo di avere connessioni 24 ore su 24 è un errore incredibile. I social stanno incentivando una concezione virtuale delle relazioni umane». A sostegno della sua tesi, l’accademico, richiama un recente articolo del New York Times. Dalle pagine del celebre quotidiano calabrese emerge come tutti i manager della Silicon Valley preferiscono in questi giorni di quarantena un tipo di educazione che non sia basata sulla tecnologia. «Dobbiamo tenere alto il grido d’allarme – spiega Ordine – passiamo un tempo enorme davanti agli schermi e dispositivi digitali. A scuola dobbiamo disintossicare i nostri alunni. Quando in aula chiedo di spegnere i cellulari i miei alunni sbiancano. I dispositivi elettronici hanno creato una forma di dipendenza. Io parlo di ragazzi giovani che vanno formati, è logico che chi fa ricerca ha bisogno di queste tecnologie è fondamentale per far proseguire il nostro sapere, ma dobbiamo essere parsimoniosi. Se i nostri ragazzi vengono drogati dal digitale noi dobbiamo ricondurli alle relazioni vere».
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