COSENZA Prima è stato un capitolo dei fascicoli d’inchiesta “Lande Desolate” e “Passepartout”, ora la storia della costruzione di piazza Bilotti grande opera realizzata nel cuore della città di Cosenza, è un procedimento a parte dal nome “Piazza Sicura”. Con una sua storia e con dei suoi indagati. Sono 10 in tutto si tratta di: Alvaro Antonio, Antonella Angotti, Giorgio Ottavio Barbieri, Francesco Converso, Gianluca Guarnaccia, Mario Occhiuto, Francesco Stellato, Francesco Tucci, Pasquale Torchia, Paola Tucci, Carlo Pecoraro, Raffaele Ferraro, Carlo Vernetti. Gli avvisi di garanzia notificati nella giornata odierna dai Finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Cosenza che hanno dato esecuzione al provvedimento di sequestro preventivo dell’intera struttura di Piazza Carlo Bilotti disposto in relazione ai delitti di falso, relativi agli atti della procedura di collaudo dei lavori di intervento di riqualificazione e rifunzionalizzazione ricreativo- culturale della piazza.
IL PROVVEDIMENTO Il provvedimento di sequestro è stato emesso dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Catanzaro, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, con il Sostituto Procuratore, Veronica Calcagno, e il coordinamento del Procuratore Aggiunto,Vincenzo Capomolla, e del Procuratore della Repubblica, Nicola Gratteri. Il vincolo reale sulla Piazza si è reso necessario al fine di scongiurare che, dal perdurante utilizzo della stessa, per manifestazioni pubbliche, potesse derivarne pericolo per la pubblica incolumità. L’attività (convenzionalmente denominata “Piazza Sicura”), è intervenuta nell’ambito delle investigazioni connesse alla gestione dell’appalto per la “riqualificazione e rifunzionalizzazione ricreativo-culturale di Piazza “Carlo Bilotti” e realizzazione di un parcheggio interrato,” – del valore di € 15.755.000 di cui € 11.993.778,35 di finanziamento pubblico ed € 3.761.221,65 a carico del privato imprenditore – e relative alle ipotesi di reato, riguardanti pubblici amministratori, imprenditori, professionisti e pubblici dirigenti, indagati, a vario titolo, per falsità materiale e ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici, rivelazione e utilizzazione di segreti d’ufficio, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, mancanza del certificato di collaudo, e con la previsione, per uno degli indagati, dell’aggravante di avere commesso il fatto per agevolare le attività della cosca “Muto” di Cetraro (art. 416 bis 1. C.p.).
LE IPOTESI DI REATO In particolare, le indagini, svolte mediante attività tecniche d’intercettazione e minuziosa attività di riscontro documentale, hanno permesso di delineare le ipotesi di plurimi reati di falso, finalizzati ai finanziamenti per lavori complementari e per il rilascio del certificato di collaudo, di rivelazione di segreto, posta in essere da un pubblico dipendente in relazione ad attività ispettive che dovevano essere avviate sul cantiere, e affidamento e frammentazione di incarichi sotto soglia, in modo da aggirare gli obblighi posti dalla normativa vigente in materia di appalti. Con riferimento specifico al provvedimento di sequestro eseguito in data odierna, dalle attività di indagine è emerso che, la cerimonia pubblica di inaugurazione di piazza Bilotti, al termine dei lavori di riqualificazione, avvenuta in data 17 dicembre 2016 con la presenza di migliaia di persone, è stata svolta in mancanza del certificato di collaudo, condizione imprescindibile all’apertura al pubblico della fruibilità della medesima opera pubblica. Il collaudo dell’opera, formalmente eseguito in data successiva a detto evento inaugurale (ovvero il 30 dicembre 2016), dalla ricostruzione investigativa risulta effettuato sulla scorta di un certificato ritenuto ideologicamente falso, nel quale è stata attestata la corretta esecuzione delle opere a fronte di fessure e crateri riscontrate sulle travi portanti della piazza, non ancora effettivamente riparate a quella data. Ciò scaturiva dalla necessità di corrispondere alle pressanti richieste dell’amministrazione comunale di Cosenza, legate anche alla volontà di non spostare in altro luogo il concerto di fine anno 2016 (evento effettivamente tenutosi). Dalla ricostruzione investigativa, risulta, inoltre, il deposito, presso i competenti uffici della Regione Calabria e del Comune di Cosenza, di documentazione attestante prove tecniche su strutture e materiali, nella realtà non ancora effettuate.
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