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FASE 2 | Mazzuca: «Per vincere la sfida occorre fare presto»

Il presidente di Unindustria Calabria fissa le condizioni per far ripartire la macchina produttiva regionale dopo il lockdown imposto dall’emergenza Covid: «Occorre avviare immediatamente la sburoc…

Pubblicato il: 28/04/2020 – 7:10
FASE 2 | Mazzuca: «Per vincere la sfida occorre fare presto»

di Roberto De Santo
CATANZARO «È il fattore tempo quello che può fare la differenza tra la sopravvivenza o meno di molte realtà produttive della Calabria. Per questo occorre che ognuno ci metta del suo per contribuire a spegnere quell’incendio che sta devastando l’intero sistema produttivo locale». È diretto il messaggio che Natale Mazzuca, leader di Unindustria Calabria, invia alla politica regionale e non solo. Un messaggio che non induce ad equivoci sul fronte della battaglia da portare avanti per riaccendere la macchina produttiva dopo il lockdown imposto dal rischio dell’esplosione di contagi da coronavirus anche in Calabria. «Il primo obiettivo che si deve conseguire in questa fase di ripartenza – dice – è quello della sburocratizzazione. Senza questo processo, propedeutico per gli altri, sarà troppo tardi per accennare a qualsiasi ipotesi di rinascita con conseguenze devastanti non solo sul piano economico della nostra regione. Ma soprattutto sulla tenuta sociale dei territori».
Secondo il massimo rappresentate degli imprenditori calabresi, «se non si correrà tutti assieme nella stessa direzione si rischierà di far deflagrare il sistema con effetti inimmaginabili per l’economia e, a cascata, per la vita quotidiana di ognuno di noi». «Ogni intervento programmato, ogni risorsa impegnata deve essere avviata senza alcuna esitazione. Puntando a far arrivare liquidità alle imprese». Mazzuca, che è anche presidente del Comitato per le Politiche di Coesione Territoriale nonché componente del Consiglio Generale di Confindustria, ribadisce così che l’imperativo è quello di «correre» ma anche di «ascoltare». «Per programmare correttamente la fase di ripartenza dell’economia calabrese – sottolinea – ed indirizzare correttamente tutti gli sforzi utili per rilanciare il tessuto produttivo della regione occorrerà che la politica ascolti tutte le parti sociali e gli attori che meglio di qualsiasi altro conoscono il contesto socio-economico della regione e dunque il metodo per rilanciare la macchina produttiva. Diversamente si rischia di perdere altro tempo prezioso. E questo la Calabria non può proprio più permetterselo».
Presidente, le imprese calabresi sono pronte a ripartire seguendo le prescrizioni dell’ultimo decreto per la fase 2?
«Le imprese sono resilienti per definizione e gli imprenditori testimoni dell’ottimismo della volontà che vince contro il pessimismo della ragione. Gli uffici di Unindustria Calabria stanno fornendo informazioni tecniche ed interpretative in maniera costante a tutte le aziende che stanno mostrando una sensibilità assolutamente adeguata al difficile momento. Nessun problema, quindi, a ripartire per quanto attiene alle problematiche indotte dal cosiddetto protocollo sicurezza».
Cosa manca per garantire la sicurezza dei lavoratori e il ripristino delle attività?
«In valore assoluto, non manca nulla per garantire i luoghi di lavoro. Quello che serve è stimolare una presa di coscienza consapevole dei rischi cui si potrebbe andare incontro non rispettando le prescrizioni e le indicazioni ricevute. Per questo occorrerà incrementare l’azione di informazione e formazione già avviata verso tutti i lavoratori. Per quanto attiene agli aspetti pratici bisognerà mantenere fede a quanto dichiarato dal commissario all’emergenza coronavirus Arcuri circa la garanzia della disponibilità dei dispositivi di protezione individuali (Dpi) a prezzi normalizzati e senza esposizione a deprecabili fenomeni speculativi. Un ulteriore aspetto, per nulla secondario, sarà quello di stimare in maniera oggettiva, riconoscendo il dovuto alle imprese, penso in particolare al settore edile, in termini di maggiori costi da sopportare per adeguare e garantire il mantenimento dei canoni di sicurezza».
La Regione potrebbe disporre anche diversamente per la riapertura. Quali i settori che secondo lei dovrebbero o potrebbero già essere operativi. Visto che il livello di contagi non ha mai raggiunto soglie preoccupanti?
«Partendo dai riscontri statistici a disposizione, dando per scontato il pieno rispetto delle disposizioni contenute nel protocollo sicurezza, i settori della produzione potrebbero riaprire tutti. Per quanto attiene a quelli dove risulta oggettivamente difficile mantenere distanze ed evitare contatti ravvicinati, sentiti gli esperti e gli uomini di scienza, credo si potrebbe prevedere in ogni caso un percorso più veloce rispetto alle aree più colpite».
Dal vostro osservatorio, quali sono i comparti più colpiti dalla crisi scatenata dall’emergenza?
«Non credo esista un solo comparto che possa ragionevolmente essere dichiarato completamente indenne dagli effetti nefasti di questa crisi. Probabilmente ne risentiranno in misura minore i settori che hanno potuto continuare a produrre pur con tutte le restrizioni in termini di trasporti, distribuzione e scambi commerciali con i mercati esteri. Turismo, commercio al dettaglio, attività artigianali, servizi alla persona, alcune tipologie di produzioni agricole e l’edilizia credo possano ben rappresentare le filiere maggiormente colpite».
Quali sono le principali difficoltà che gli imprenditori calabresi stanno affrontando in questa fase?
«Quelle indotte da tutti i tipi di fermo forzato delle attività produttive. Si arresta il circolo virtuoso della produzione che parte dalla creazione di ricchezza endogena e valore aggiunto e si traduce in occupazione che stimola i consumi e favorisce la crescita e lo sviluppo socio economico del territorio. La prima conseguenza è la mancanza di liquidità che, non potendosi alimentare dall’attività o dal mercato, necessita di essere sostenuta dall’intervento pubblico in sinergia con il sistema bancario. A patto che il tutto avvenga in maniera efficace ed efficiente ma, soprattutto, in tempi certi e celeri».
Il sistema produttivo calabrese ha peculiarità – polverizzazione delle aziende e mercato interno quale unico sbocco sostanziale delle produzioni – rispetto al resto del Paese per questo ha necessità di misure specifiche per riprendersi?
«I ritardi strutturali del sistema economico calabrese sono noti e più volte evidenziati. Rappresentano un fardello pesante in tutte le circostanze. In una fase come quella attuale, che solo con un eufemismo si potrebbe definire difficilissima, il tutto si acuisce e si accentua. Le stesse misure sufficienti altrove in Calabria sortirebbero l’effetto dei cosiddetti “pannicelli caldi”. Serviranno interventi massicci, articolati e di intensità adeguata alla portata del momento epocale».
La task force sull’economia costituita presso la Regione sta funzionando?
«Pur essendo stata istituita in maniera ufficiale e tempestiva da parte della presidente Santelli non è stata insediata nemmeno in forma virtuale, a mezzo video riunione, come si sta usando in tempo di coronavirus. Come Unindustria Calabria abbiamo provveduto a far avere da subito alla presidente Santelli un documento contenente una serie di proposte operative per affrontare l’immediato».
Quali sono le priorità da affrontare utilizzando le risorse a disposizione e quelle che si potranno ottenere dalla flessibilità dimostrata dall’Europa?
«Sostenere in maniera decisa il sistema produttivo con interventi mirati e complementari rispetto a quelli messi in atto dal Governo. Occorrerà che gli stessi siano cumulabili ed in grado di dispiegare effetti aggiuntivi. La storia insegna che quando si tratta di ricostruire in maniera strutturale e duratura occorre partire dalla produzione di ricchezza endogena, la sola in grado di garantire lavoro stabile e qualificato».
Su cosa dovrà puntare la strategia economica della regione per contenere gli effetti della crisi?
«Intanto, garantire alle imprese il saldo di tutti i crediti maturati. Ciò premesso, la Regione dovrà dare vita ad una nuova stagione di investimenti pubblici in infrastrutture e servizi per i territori assumendo la regia di un programma complessivo condiviso e coordinato. Definiti gli ambiti, le aree, le priorità ed i nodi infrastrutturali, sarà necessario mettere a sistema le risorse già programmate ed assegnate per definire, insieme al Governo, il percorso per traguardare l’apertura dei cantieri. Inoltre, potrà risultare determinante la costituzione di un sistema di incentivi automatici finalizzati all’acquisto di servizi per la digitalizzazione dei processi, l’innovazione tecnologica, strategica, organizzativa e commerciale in ottica Industria 4.0. Così come l’avvio di un sistema integrato di incentivi per il finanziamento di progetti di sviluppo innovativo finalizzati alla realizzazione di prodotti, prototipi e soluzioni alternative. Assieme ad azioni di marketing strategico per ridefinire i business plan aziendali, con sostegno automatico ad investimenti nelle infrastrutture e tecnologie Ict, nel cloud computing e nei big data e nel rafforzamento delle competenze digitali dei lavoratori delle Pmi regionali». (r.desanto@corrierecal.it)

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