COSENZA Ci sono gesti che, a maggior ragione in momento come questo, possono assumere un significato molto più profondo e importante. Gesti come quello, ad esempio, delle associazioni “La terra di Piero”, “Prendocasa Cosenza”, “Fem.In.”, “Anni Ottanta”, “Cosenza Vecchia”, “Cooperativa Soccorso Speranza” che hanno guardato al carcere fornendo generi alimentari e prodotti sanitari necessari in questo periodo di pandemia.
La drammatica situazione delle carceri italiane, tra sovraffollamento e mancanza di strutture e personale (qui l’approfondimento) rende ancor più importante qualsiasi iniziativa proiettata al miglioramento delle condizioni delle persone private dalla libertà personale.
Con l’inizio dell’emergenza sono stati vietati i colloqui in carcere e il solo contatto col mondo esterno è permesso tramite dispositivi elettronici. Alle proteste nelle carceri di tutta Italia, a Cosenza era seguita una “battitura” da parte dei detenuti che chiedevano rispetto e considerazione per la loro condizione. Il garante regionale, Agostino Siviglia, all’indomani dello sciopero della fame dei detenuti di Crotone (per il sovraffollamento carcerario e la mancanza di Dpi all’interno degli istituti), aveva sottolineato che «un contagio nelle carceri potrebbe diventare un moltiplicatore di drammatica gestione» e che per questo sia le Istituzioni che la società civile hanno il dovere non dimenticare questo mondo che spesso appare parallelo e distante.
E mentre a Crotone la protesta era stata “sedata” dall’iniziativa di otto donne locali che avevano donato ai detenuti delle mascherine fatte a mano, in questo caso è stata l’iniziativa spontanea delle associazioni a suscitare il ringraziamento da parte dei detenuti della casa circondariale “Sergio Cosmai” di Cosenza, positivamente travolti da questa «inaspettata» solidarietà: «Con immensa gioia sentiamo il dovere morale ed infinito senso di gratitudine nell’estendere i nostri più cari e sentiti ringraziamenti alle associazioni sopra menzionate per il loro pensiero». Scrivono in una lettera dicendosi «allietati nell’aver ricevuto un sostegno di tipo alimentare, prodotti vari indispensabili e beni di prima necessità».
Un gesto che guarda «ad una parte di popolazione molto spesso dimenticata ed alienata» ma che ha necessità «di essere tenuta presente in un particolare drammatico momento che ci vede intenti a fronteggiare un’epidemia che ha dilaniato una parte della popolazione mettendo tutti a dura prova».
«Il miglior attestato di stima e affetto ricevuto in questi giorni. Grazie per aver compreso e apprezzato il nostro gesto» è stato il commento dell’associazione “La terra di Piero” che ha postato la lettera dei detenuti sui propri profili social. E a questo coro si sono aggiunti anche i commenti delle altre associazioni, come Fem.In. che sempre dai propri profili social ha sottolienato: «La parola intersezionalità per noi significa esattamente questo: solidarizzare e lottare insieme a tutte le persone che si trovano ai margini della società, oppresse, sfruttate e abbandonate a se stesse». (f.d.)
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