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«Finanza pubblica, la soluzione è il federalismo fiscale»

di Ettore Jorio*

Pubblicato il: 02/05/2020 – 11:18
«Finanza pubblica, la soluzione è il federalismo fiscale»

A leggere su lavoce.info, l’articolo del mio amico Alessandro Petretto, uno dei più autorevoli esperti di Politica Economica, dal titolo «Dopo la tempesta, deficit programmato per i comuni», ho preso maggiore contezza dalla enorme difficoltà che vivremo tutti nel più immediato futuro.
Se le regole di finanziamento pubblico dovessero rimanere quelle attuali faremmo davvero fatica a godere dei servizi essenziali offerti da comuni e città metropolitane. Ovviamente, la situazione peggiorerebbe in quelli dissestati e in predissesto, già inadempienti ai loro doveri costituzionali.
Insomma, si profila una situazione allarmante, dove entreranno in gioco l’erogazione dell’acqua, la raccolta dei rifiuti, i trasporti pubblici locali, la riscossione dei tributi, i servizi sociali e scolastici, ivi compresi gli asili nido.
Da più parti si presume una entrata dei comuni e delle città metropolitane, intesa in senso complessivo, inferiore di almeno 10 miliardi, sui già insufficienti introiti, percepiti prima della epidemia Covid-19, per garantire le loro funzioni fondamentali. Tutto questo in un momento ove l’uscita dalla terribile epidemia comporterebbe per le autonomie locali un maggiore sforzo teso ad assicurare il meglio per recuperare il perduto e riparare ai disastri combinati dal coronavirus, alle persone e alla imprese.
Dunque, con gli anzidetti enti locali a secco di tributi ed entrate propri, con addizionali irpef che scenderanno vorticosamente a causa dei redditi cui le stesse si commisurano, con servizi a partecipazione dei beneficiari non sufficientemente frequentati e con recupero dell’evasione naturalmente improduttiva, sarà davvero dura farcela. Si renderà, pertanto, impossibile il loro normale funzionamento con insoddisfazione delle irrinunciabili esigenze sociali.
Tutto questo dovrebbe rintracciare nella finanza pubblica la soluzione perché ciò non avvenga, pena il fallimento del sistema delle autonomie e dell’abbandono delle collettività al loro destino, duramente compromesso dai danni alle persone e alle imprese determinati dal coronavirus. Un nemico che, come la verità nel Piccolo Principe, è invisibile agli occhi ed è difficile da debellare definitivamente, se non con adeguati vaccini. Una resistenza e invadenza peculiari, quella del Covid-19, che non renderanno tranquilli anche i territori «liberati» perché sempre soggetti a nuove invasioni e recrudescenti problemi di salute collettiva.
Proprio per questo motivo occorrerebbe soccorrere sistematicamente il sistema delle autonomie locali (ma anche delle Regioni) per fare sì che lo stesso continui ad esistere. Magari meglio di prima.
La soluzione è sotto certi aspetti rintracciabile nella Costituzione e nelle sue leggi attuative. Il suo nome è federalismo fiscale, messo incoscientemente da parte da oltre dieci anni, a decorrere dagli ultimi provvedimenti applicativi. Un tema che si toglie fuori dal cilindro solo per affrontare le difficoltà altrimenti insuperabili, ultima delle quali la bozza di legge c.d. Boccia sull’attuazione del regionalismo differenziato (art. 116, comma 3, Cost.) che riscopre (ahinoi!) ciò che è già previsto nell’ordinamento dal 2001.
Ebbene in esso potrebbe essere rintracciato il rimedio che, con federalismo fiscale a regime, sarebbe stato più facile da mettere in pratica anche nella contingenza. Cominciando dal calcolo dei fabbisogni standard degli enti locali, non già da ritentare con i soliti assurdi questionari inviati ai medesimi bensì adeguandoli agli indici di deprivazione socio-economica rilevabili, per l’occasione, nella contestualità del fenomeno epidemico. Una ridistribuzione, da perfezionare in questa occasione, mirata anche al soddisfacimento dei danni prodotti dal Sars Cov 2.
Un modo, dunque, per determinare – a monte – il quantum necessario per risolvere e per rendere disponibile il relativo fondo perequativo verticale, da ripartire – a valle – in favore del sistema autonomistico a garanzia dell’erogazione di quanto costituzionalmente dovuto alla collettività: funzioni fondamentali e livelli essenziali delle prestazioni.
Relativamente alle maggiori risorse da assicurare in esubero alle garanzie finanziarie occorrenti per ordinario funzionamento, potrebbe rendersi indispensabile la costituzione di un ulteriore fondo perequativo straordinario, sempre verticale, magari integrato da finanziamenti comunitari destinati alla ricostruzione di quanto distrutto dalla pandemia in atto.
Il Governo, così come liberato dal blocco del deficit al 3%, potrà provvedervi individuando risorse, da ovunque provenienti, e metodologie di raccolta fiscale straordinaria, magari anticipando la formulazione in tal senso della legge di bilancio per il 2021.

*docente Unical

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