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Consiglio di Stato: verità, profezie o congetture

di Pierpaolo Zavettieri *

Pubblicato il: 16/05/2020 – 22:14
Consiglio di Stato: verità, profezie o congetture

In occasione dell’ennesimo contenzioso fra un comune e la “giustizia” amministrativa ho scelto di schierarmi dalla parte di un sindaco eletto dal popolo, oggi quello di Scilla, ieri di molte altre comunità sciolte per mafia. Poco importa la distanza politica, in questo caso, fra me e Pasqualino Ciccone, poco importa se è lo stesso ex primo cittadino a non chiedere l’aiuto dell’opinione pubblica, magari dichiarando che “per cultura politica è abituato ad accettare le sentenze e che non può non accettarle”.
…Va da sé che, se ci si vuole muovere nella cornice delle leggi vigenti, le sentenze vanno accettate; dal mio punto vista però questo automatismo deve scattare quando le stesse siano rispettose dei principi costituzionali basilari, dello stato di diritto e del buon senso.
La recente sentenza che conferma lo scioglimento del comune di Scilla, arriva certamente come una nuova doccia gelata per la stessa comunità, per quanto mi riguarda invece non presenta alcuna sorpresa. Cos’altro ci saremmo potuti aspettare dalla Terza Sezione del Consiglio di Stato a guida Frattini? Ricordiamo che il suddetto Organo Giurisdizionale è lo stesso che, non molto tempo fa, dispose non la conferma ma il ribaltamento di una delle sentenze più nette ed inconfutabili del Tar Lazio, relativa all’Annullamento dello Scioglimento del Consiglio Comunale di Marina di Gioiosa Ionica. In quella circostanza l’ex “garantista” di berlusconiana memoria scelse addirittura di contrastare una sentenza che oltre a riabilitare l’Amministrazione Comunale ricorrente, addirittura, bacchettava letteralmente la Prefettura di Reggio Calabria a guida “di Bari”.
È di tutta evidenza che questo pernicioso sistema burocratico potrà cambiare solo con una forte e determinata battaglia politica contro il corto circuito democratico rappresentato anche da questo tipo di sentenze… altro che accettarle, semmai, ahimè subirle!
Come si può accettare che il Consiglio di Stato sancisca che l’affidamento di un campo da calcio sia stato “solo formalmente” concesso alla parrocchia ma in realtà utilizzato da un’associazione sportiva riconducibile alla ‘ndrangheta, inducendo a pensare che la parrocchia si sia offerta come prestanome alle famiglie di ‘ndrangheta? Se solo tale circostanza fosse stata riscontrata, al di là di congetture e tesi fumose, non ci sarebbero dovuti essere esiti giudiziari? … Sorge altresì il dubbio se un terreno di gioco possa rappresentare una fucina di ’ndrangheta anziché, al contrario, come sostenuto da tutti i sociologi, un vero e proprio antidoto contro le devianze giovanili (solo per fare un esempio!).
Dopo aver preso atto di quanto precedentemente e ineccepibilmente disposto con sentenza dalla Prima Sezione Civile del Tribunale di Reggio Calabria (pronunciatasi sull’incandidabilità del Sindaco Ciccone), in cui l’aver incontrato nel proprio paese (segnatamente nella piazza centrale di Scilla) solamente 6 persone definite “controindicate”, in ben 27 anni, sia stato inquadrato come “rapporto neutro di conoscenza fra paesani” e non “frequentazioni”, ci si chiede come il Consiglio di Stato abbia potuto “rovesciare” il ragionamento del Tribunale Civile di Reggio Calabria, definendolo “argomento suggestivo” anziché “fatto”, considerando quest’ultima tesi di “evidente fallacia”, senza l’aggiunta di alcun nuovo elemento… Sostenendo che, se vi fosse stata “un’attività di monitoraggio e controllo ben più costante e mirata avrebbe potuto disvelare una serie di frequentazioni assai più estesa”.
Se fossimo nel campo delle ipotesi tutto potrebbe essere ammissibile; se fossimo sulla scena di “The Truman Show” probabilmente verrebbero disvelati fatti e circostanze… ma per chiunque! Poiché la vita reale non è fatta di show o di contorti teoremi, anche le sentenze dovrebbero fondarsi sempre su basi certe ed inconfutabili.

* sindaco di Roghudi

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