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Sì agli spostamenti tra regioni dal 3 giugno. Speranza conferma il "liberi tutti"

Il ministro della Salute: «Per ora non ci sono ragioni per il rinvio, ma continueremo a monitorare». Boccia sentirà i governatori. Il punto sulle posizioni dei presidenti di Regione

Pubblicato il: 30/05/2020 – 10:29
Sì agli spostamenti tra regioni dal 3 giugno. Speranza conferma il "liberi tutti"

ROMA «Il decreto legge vigente prevede dal 3 giugno la ripresa degli spostamenti infraregionali. Al momento non ci sono ragioni per rivedere la programmata riapertura degli spostamenti. Monitoreremo ancora nelle prossime ore l’andamento della curva». Lo dichiara il ministro Roberto Speranza, interpellato dall’Ansa al termine della riunione di Conte con i capi delegazione. Il ministro per gli Affari Regionali Francesco Boccia sentirà i presidenti delle Regioni nelle prossime ore, per continuare a confrontarsi sulla apertura agli spostamenti infraregionali dal 3 giugno. È quanto si apprende al termine del vertice di governo, nel quale si è valutato che dai dati non emerge l’esigenza di mantenere il blocco. Il confronto, viene spiegato, andrà avanti nei prossimi giorni come già accaduto per tutta la settimana. Non è invece al momento prevista una riunione della conferenza Stato-Regioni.

MONITORAGGIO ISS- MINISTERO DELLA SALUTE Al momento in Italia nessuna situazione critica relativa all’epidemia di Covid-19. È questo in sintesi il risultato del monitoraggio degli indicatori per la cosiddetta Fase 2 tra il 18 e il 24 maggio. L’incidenza settimanale rimane molto eterogenea nel territorio nazionale. In alcune Regioni il numero di casi è ancora elevato denotando una situazione complessa ma in fase di controllo. In altre il numero di casi è molto limitato. «Si raccomanda cautela specialmente nel momento in cui dovesse aumentare il movimento di persone sul territorio nazionale». Pressoché in tutte le Regioni gli indici di trasmissibilità Rt sono al di sotto di 1 e il trend dei nuovi caso è in diminuzione. L’incidenza settimanale dei casi «rimane molto eterogenea nel territorio nazionale. In alcune Regioni il numero di casi è ancora elevato denotando una situazione complessa ma in fase di controllo. In altre il numero di casi è molto limitato». Pertanto «si raccomanda cautela specialmente nel momento in cui dovesse aumentare per frequenza ed entità il movimento di persone sul territorio nazionale». Non si registrano segnali di sovraccarico dei servizi ospedalieri. Emerge dal monitoraggio del Ministero della Salute. Le misure di lockdown in Italia «hanno effettivamente permesso un controllo dell’infezione da COVID19 sul territorio nazionale pur in un contesto di persistente trasmissione diffusa del virus con incidenza molto diversa nelle 21 Regioni. La situazione attuale, relativa all’inizio della prima fase di transizione, è complessivamente positiva». Permangono «segnali di trasmissione con focolai nuovi segnalati che descrivono una situazione epidemiologicamente fluida in molte Regioni italiane. Questo richiede il rispetto rigoroso delle misure necessarie a ridurre il rischio di trasmissione quali l’igiene individuale e il distanziamento fisico». Lo rileva il monitoraggio del ministero della Salute. È inoltre «necessario continuare a rafforzare i servizi territoriali per la prevenzione e la risposta a Covid-19 per fronteggiare eventuali recrudescenze epidemiche».
I DATI DELLA PROTEZIONE CIVILE Secondo il monitoraggio del 29 maggio della Protezione civile lieve calo dei nuovi positivi in Italia: sono ora 232.248 i contagiati totali, 516 più di ieri, quando se ne erano registrato 593. Il dato comprende attualmente positivi, vittime e guariti. In Lombardia sono 354 in più (ieri 382) pari al 68,6% dell’aumento odierno in Italia. Ci sono 5 regioni a zero contagi: Abruzzo, Umbria, Valle d’Aosta, Calabria e Basilicata, oltre alla provincia di Bolzano. Sono 87 le vittime del coronavirus nelle ultime 24 ore in Italia, in aumento rispetto alle 70 di ieri. In Lombardia nell’ultima giornata se ne sono registrate 38, mentre ieri erano state 20. I morti a livello nazionale salgono così a 33.229. I dati sono stati resi noti dalla Protezione Civile. Sette regioni – Sicilia, Sardegna, Valle d’Aosta, Molise, Basilicata, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige – non fanno registrare vittime. Sono saliti a 152.844 i guariti e i dimessi per il coronavirus in Italia, con un incremento rispetto a ieri di 2.240. Giovedì l’aumento era stato di 3.503. Sono 475 i pazienti ricoverati in terapia intensiva per Coronavirus, 14 meno di ieri. Di questi, 173 sono in Lombardia, lo stesso numero di ieri. I malati ricoverati con sintomi sono invece 7.094, con un calo di 285 rispetto a ieri, mentre quelli in isolamento domiciliare sono 38.606, con un calo di 1.512 rispetto a ieri. Sono 46.175 i malati di coronavirus in Italia, 1.811 meno di ieri, quando il calo era stato di 2.980. «Abbiamo superato la curva di picco dell’infezione, siamo nella parte di discesa e in una fase di controllo della situazione, ma richiede un’attenzione particolare» nell’identificare ed isolare precocemente i casi sospetti. Questo significa «sistemi di monitoraggio e capacità di risposta sanitaria ad eventuali focolai». Così il presidente dell’Istituto superiore di sanità (Iss), Silvio Brusaferro, durante l’audizione in Commissione Bilancio della Camera.
LA SECONDA ONDATA «Con la prossima settimana ci avviamo a una sfida sarà ancora più importante perché sarà liberalizzata la mobilita tra regioni e anche quella internazionale. Questo richiederà una capacità ancora più attenta di monitorare e rispondere a focolai», ha detto Brusaferro in vista della ripresa degli spostamenti tra regioni e stati dell’Ue prevista per il 3 giugno.
«Per gli scenari che immaginiamo, in autunno, una patologia come il Sars-cov-2, che è trasmessa da droplet, si può maggiormente diffondere e si può confondere con altre sintomatologie di tipo respiratorio» e «la famosa ipotesi della seconda ondata è collegata a questo, che, dal punto di vista tecnico scientifico è un dato obiettivo». «In autunno, si diffondono le infezioni respiratorie, meno ore di sole e attività all’aperto e più la circolazione aumenta».
«Il virus è ancora presente e i comportamenti dei singoli sono le misure più efficaci per ridurne la circolazione. Questo è importante perché il numero di persone entrate a contatto con il virus è limitato, anche se varia da regione a regione». E le «molte persone non entrate in contatto, e dunque suscettibili al virus, sono un serbatoio per la sua diffusione».

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