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Gotha, Sarra nega l'appoggio dei clan: «Lampada era amico di tutti i magistrati»

L’ex consigliere regionale ha respinto l’accusa di avere avuto il sostegno delle cosche Libri-Caridi, Condello e Pangallo: «Le persone che vengono la notte dello spoglio sono nella grande maggioran…

Pubblicato il: 12/06/2020 – 19:12
Gotha, Sarra nega l'appoggio dei clan: «Lampada era amico di tutti i magistrati»

di Fabio Papalia
REGGIO CALABRIA
Prosegue nell’aula bunker del viale Calabria, pur con tutte le cautele imposte dalle misure volte a prevenire il contagio del Covid-19, l’esame di Alberto Sarra, l’ex consigliere regionale ed ex sottosegretario della giunta regionale della Calabria, imputato nel procedimento “Gotha” che si celebra dinnanzi al collegio presieduto da Silvia Capone. Alberto Sarra, secondo le accuse mosse dalla Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, farebbe parte della ‘ndrangheta nella sua componente riservata. L’ex sottosegretario alla Regione rappresenterebbe il volto politico della cupola massonico-mafiosa ricostruita dai magistrati ed al cui vertice figurerebbero gli avvocati Paolo Romeo e Giorgio De Stefano, quest’ultimo condannato in primo grado a 20 anni nel troncone abbreviato di Gotha, attualmente dinnanzi ai giudici d’appello. Rispondendo alle domande del pm antimafia Stefano Musolino, Sarra ha negato di avere chiesto e ottenuto il sostegno elettorale dalla cosca Libri-Caridi e in particolare che Leo Caridi lavorasse all’interno della sua segreteria elettorale.
NEGA L’APPOGGIO DELLA COSCA LIBRI-CARIDI Secondo l’accusa Leo Caridi detto Lillo, operava presso la struttura di Sarra, nello specifico presso il “Circolo Gentile” di via Veneto poi spostato in via Giulia. Sarra in particolare si è concentrato su due intercettazioni del 5 aprile 2005. Alla domanda di Antonino Caridi «per Alberto che notizie ci sono», l’interlocutore informava«che chiama Lillo più tardi» e a sua volta chiedeva «a quale segreteria è tuo fratello Lillo». A tale domanda Caridi rispondeva «al Circolo Gentile». Secondo gli inquirenti poiché Antonino Caridi era sottoposto alla sorveglianza speciale e non poteva uscire, l’unico modo per tenersi aggiornato era contattare in continuazione i suoi uomini. Sarra ha indicato la data e l’ora delle due intercettazioni, la prima a mezzanotte e la seconda a mezzanotte e cinquantacinque minuti. «Era la notte dello spoglio elettorale – ha affermato Sarra – come si può da queste telefonate dire che questa persona fa parte di una segreteria? E’ chiaro che questa persona la notte dello spoglio delle elezioni si reca in un circolo dove sono raccolti i dati che provengono dalle sezioni di Reggio e dai comuni della provincia. Quale segreteria è aperta a mezzanotte e all’una meno cinque? E’ chiaro che si tratta di una situazione unica. Sicuramente c’erano più di mille persone, ricordo il caos che si creava in quelle occasioni e vengono tante persone che controllano i dati. Ma da questo come si fa a dire che una persona fa parte della segreteria?». Infine sul punto un’ultima considerazione: «Le persone che vengono la notte dello spoglio sono nella grande maggioranza le persone che non ti hanno votato».
Sarra ha detto di avere conosciuto Leo Caridi tramite lo zio di quest’ultimo che era stato presidente di circoscrizione ed ha ricordato di aver difeso Antonino Caridi in qualità di avvocato, «all’epoca non poteva neanche votare», e di aver rinunciato al mandato professionale dopo la sentenza di primo grado nel processo Testamento. Il fratello Leo Caridi, all’epoca dei fatti contestatigli, ha affermato Sarra confutando le risultanze delle informative rese dalla polizia giudiziaria alla Procura, era una persona incensurata: «Quando si fa la considerazione che Leo Caridi è persona che è stata condannata, è una circostanza vera, ma viene condannato nel procedimento Alta Tensione 2, del 2011. Qui parliamo del 2005. Alta Tensione 2 inizia nel 2011 e viene condannato nel 2014». Nelle carte dell’accusa vi sono anche dei “riferimenti” annotati nell’archivio politico di Sarra, di appuntamenti fissati con persone il cui riferimento, in taluni casi, è proprio un certo Leo Caridi. Sarra su questo punto ha spiegato che il Circolo non si occupava solo della sua segreteria politica, ma di una vasta serie di attività di supporto e consulenza gratuita ai cittadini/elettori: «Ma anche ammesso che avessero appuntamento con me, cosa che nego, quale favore, quale riscontro c’è stato alle richieste se non aiuti per redigere domande, per aiutare persone incensurate?». Incalzato dal pm Musolino, che gli ha chiesto di rispondere prima sul “fatto” della contestazione dell’accusa, ovvero se avesse o meno ricevuto appoggio elettorale dai Caridi, Sarra ha replicato: «Sono cose sulle quali ho fatto la galera, non stiamo parlando di una passeggiata».
NEGA L’APPOGGIO DEI CONDELLO E DI GIULIO LAMPADA  Dopo una breve pausa Sarra ha affrontato il capitolo Giulio Lampada, tramite il quale secondo l’accusa avrebbe fruito alle elezioni del 2005 dell’appoggio dei Condello e dei Lampada. «Lampada nel 2005 è già a Milano da un pezzo perché lo conosco bene. Lampada va via da Reggio Calabria nel 1999. Io ho un rapporto con Lampada, stiamo parlando di un’epoca in cui Giulio Lampada aveva un bar accanto all’allora tribunale (oggi Corte d’Appello) – ha sottolineato Alberto Sarra – era amico non solo di tutti gli avvocati ma anche di tutti i magistrati».
NEGA L’APPOGGIO DELLA COSCA PANGALLO Nel pomeriggio invece Sarra ha respinto di avere avuto contatti con la cosca Pangallo di Roccaforte, secondo l’accusa intrattenuti attraverso Teodoro Spanò. Sarra ha precisato che Teodoro Spanò è zio di Benito Spanò, un giovane che lavorava nella sua struttura e che egli non aveva contatti diretti con lo zio del giovane. (redazione@corrierecal.it)

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