CATANZARO «Il processo Rinascita-Scott sarà fatto in Calabria anche se ancora non sappiamo di preciso dove. Così mi è stato detto. Si sta ragionando su una tensostruttura da installare nel cortile del carcere catanzarese di Siano quale soluzione provvisoria e poi su un altro luogo stabile». Lo ha detto all’Ansa il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri dopo che stamani i carabinieri hanno notificato l’avviso di conclusione indagini a 479 persone coinvolte nell’inchiesta. L’udienza preliminare, a questo punto, dovrebbe tenersi a breve. «Speriamo che l’inizio possa avvenire per la fine di luglio» ha detto Gratteri. La questione della svolgimento del processo è stato al centro dell’audizione che ha visto protagonista, la scorsa settimana, il magistrato in commissione Antimafia. Gratteri non le ha mandate a dire, sottolineando lo scarso «impegno da parte del personale del ministero della Giustizia»
Dopo un anno e mezzo di incontri, comunicazioni e conferenze permanenti il problema si è sbloccato con l’intervento diretto del Guardasigilli Alfonso Bonafede. Il procuratore di Catanzaro lo ha ribadito giovedì scorso, davanti alla commissione: «Non c’è stato impegno da parte del personale del ministero della Giustizia, questo penso». Oltre alla tensostruttura, c’è un edificio del Dap nuovo di zecca mai usato, al centro di Catanzaro, dietro al Tribunale per i minori, che in 12 mesi potrebbe essere adeguato e divenire l’aula bunker definitiva per il distretto di Catanzaro. E forse sarebbe già pronta se l’iter della ricerca non avesse trovato gli intralci di un disimpegno senza alcuna valida motivazione, del “No” offerto come unica soluzione.
GLI OSTACOLI Già il 29 marzo 2019, il presidente della Corte d’Appello Domenico Introcaso, visto quanto si prospettava all’orizzonte, aveva scritto al capo di Gabinetto e al Dipartimento per il reperimento delle strutture idonee per avere una struttura idonea a creare un’aula bunker per contenere almeno 500 persone. «Dal 29 marzo 2019, formalmente – dice Gratteri – nessuno ci ha chiamato se non l’8 gennaio 2020 (quindi quando in tutta Italia era già scoppiato il clamore della maxi-operazione, ndr)». In quella data si fa una riunione nella stanza del capo di gabinetto del ministro della Giustizia, Baldi, alla quale era presente il vicecapo di gabinetto Massaro, la dottoressa Barbara Fabbrini, a capo del dipartimento dell’organizzazione giudiziaria, e altri magistrati e dirigenti del ministero della Giustizia. Memore del maxi-processo Aemilia, che si è tenuto in una tensostruttura, il procuratore Gratteri, durante quella riunione propone utilizzare la stessa soluzione costata circa 450mila euro.
ALL’IMPROVVISO LA SOLUZIONE I no, però, rallentano la procedura. Gratteri ricorda in commissione tre conferenze al ministero della Giustizia alle quali ha partecipato con il presidente di Corte Introcaso: il 28 gennaio, il 10 febbraio e il 28 febbraio. Il 28 febbraio viene proposto di usare il Palamaiata di Vibo, un palazzetto dello sport da 3.200 posti dove gioca la squadra di Volley Tonno Callipo. La Provincia di Vibo è disposta a venderlo per 4 milioni di euro e il presidente della squadra, che ha in concessione la struttura, è disposto a rinunciare alla concessione e ai 300mila euro che ha anticipato per adeguare il palazzetto. Sembra fatta. Il 4 marzo un nuovo incontro nell’aula Livatino al ministero «ma il demanio non era disposto a spendere 4 milioni di euro», racconta il procuratore. A quel punto, la probabilità che il processo si svolga fuori dalla Calabria è alta. Fino a quando la politica non si mette in moto e il ministero decide l’indirizzo (anche se la soluzione definitiva non c’è ancora). La tensostruttura diventa una possibilità. È si individua, dopo un giro di perlustrazione con il sindaco di Catanzaro Sergio Abramo di Catanzaro, anche un edificio ancora “incellofanato” di proprietà del Dap. Le soluzioni, insomma, si profilano all’improvviso dopo un anno e tre mesi.
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