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Il processo Rinascita-Scott riaccende quella assurda "guerra" tra Catanzaro e Lamezia

Vincitori e vinti, campanilismi anacronistici, assenze sospette e amicizie fraterne lasciate in cantina. La scelta di celebrare il maxi processo nei locali della Fondazione Terina ha riaperto lo sc…

Pubblicato il: 26/06/2020 – 7:21
Il processo Rinascita-Scott riaccende quella assurda "guerra" tra Catanzaro e Lamezia

di Giorgio Curcio
LAMEZIA TERME Ci avevano illuso con proclami, sorrisi, strette di mano e abbracci. Salvo essere smentiti poi dai fatti, che sono lì. Incontrovertibili. Eppure l’amicizia declamata e sbandierata in più di un’occasione tra il sindaco di Catanzaro (e presidente della Provincia) Sergio Abramo e l’omologo di Lamezia Terme, Paolo Mascaro, non ha mai convinto del tutto. Così come a non convincere mai fino in fondo è stata quella presunta “fratellanza” tra il capoluogo e la città della Piana (vedi stadio Carlei e Parco Savutano).
Già perché come accade spesso in questi casi, gli interessi economici, politici e territoriali sono più forti di qualunque rapporto, specie se a giudicare ogni tua mossa e ogni affermazione ci sono migliaia di cittadini pronti ad indignarsi,
RAPPORTO DIFFICILE Quello tra Catanzaro e Lamezia è, da sempre, un rapporto difficile che a quanto pare proprio non riesce a superare quei ridicoli confini campanilistici tipici (al massimo) del tifo da stadio. E ad evidenziarlo è stata la “battaglia” per aggiudicarsi il maxi processo “Rinascita-Scott”, nato dall’omonima inchiesta condotta dalla Dda di Catanzaro e che vedrà alla sbarra centinaia di imputati.
LA SCELTA A dar fuoco alle polveri, la scelta quasi certamente confermata di svolgere il processo a Lamezia Terme, più precisamente nei locali (enormi) della Fondazione Terina che subito si è offerta (e gratuitamente) per ospitare tutto il carrozzone.
Tanto è bastato per scatenare il versante catanzarese che, invece, aveva avanzato diverse proposte tra cui il Palazzetto Greco, l’area del carcere di Siano e anche il capannone industriale in viale Cassiodoro. Proposte bocciate dai tecnici del ministero della Giustizia.
Ad incidere ulteriormente è stato senza dubbio il parere del Procuratore di Catanzaro, Nicola Gratteri, che nel corso di una intervista ha descritto quella della Fondazione Terina «la scelta migliore e più veloce».

L’ASSENZA DI MASCARO Ma ad evidenziare, ancora una volta, i rapporti molto freddi di queste ultime settimane tra Abramo e Mascaro è stato un dettaglio che ai più non è certo sfuggito ovvero l’assenza, nell’incontro convocato a Roma, del primo cittadino di Lamezia. Già perché come confermato dallo stesso Gratteri, nella capitale c’erano il presidente della Corte d’appello di Catanzaro, il presidente del Tribunale di Catanzaro, il sindaco di Catanzaro, il presidente del Consiglio comunale di Catanzaro, i rappresentanti del ministero, il capo gabinetto e due vicecapi gabinetto, il capo del Dipartimento organizzazione del ministero e tutti i vertici del ministero. Tranne, dunque, il rappresentante di quel Comune che ospiterà proprio il maxi processo. Probabile che Mascaro fosse impegnato, insieme alla Giunta, a preparare il prossimo bilancio, ma appare quanto meno singolare che nessun rappresentante dell’Ente lametino abbia partecipato ad un incontro così fondamentale. Eppure, nonostante le forze in campo fossero nettamente squilibrate, Lamezia ha avuto la meglio.
Nicola Gratteri
IL FRONTE CATANZARESE Una scelta, per Catanzaro, indigesta. Ed è evidente dal comunicato diffuso in queste ore da poco più di dieci associazioni catanzaresi, attraverso il quale hanno parlato di una soluzione “sconcertante” e “incomprensibile”. Nel capoluogo, infatti, la paura più grande è quella di perdere in primo luogo i finanziamenti ministeriali per la qualificazione della vasta area inutilizzata del Tribunale dei Minorenni, poi le sezioni della Corte d’Appello. Ma forse a preoccupare è il rischio di perdere la posizione dominante di Catanzaro e della sua politica sulla città di Lamezia, da tempo considerata quasi come una “sorella minore” a cui lasciare i giocattoli e i vestiti solo dopo averli usati per un po’.
IL FRONTE LAMETINO Dall’altra parte, invece, il fronte politico lametino ha ritrovato, almeno stavolta, una inusuale unità trasversale. Dalla soddisfazione del consigliere di minoranza, Rosario Piccioni, alla critica risposta alle associazioni catanzaresi dai consiglieri di maggioranza Saullo, Nicotera, Rubino e Caruso convinti «della forza che può avere l’area centrale della Calabria se libera da atteggiamenti campanilistici e disgregatori». Senza contare le espressioni sindacali e dell’associazionismo lametino, pronto ad accogliere – in mancanza di scontri sportivi sul campo – una vittoria quasi insperata dopo gli “scippi” lamentati nel corso degli ultimi anni, a cominciare dalla Sanità.
Waterfront porto Lamezia ex sir
I DUBBI E tra vincitori e vinti (solo metaforicamente), tra campanilismi anacronistici, assenze sospette e amicizie fraterne lasciate in cantina, in realtà di dubbi ancora in piedi ce ne sono tanti. La scelta dei locali della Fondazione Terina per il maxi processo impone, ad esempio, nessun dietrofront alla Abramo Customer Care intenzionata a rimandare il suo addio dall’ex-Sir al 31 luglio. Se l’azienda (catanzarese) riuscirà a remotizzare i circa 200 dipendenti rimasti è ancora un mistero. E che ne sarà poi del fantomatico e avveniristico progetto del “Waterfront” lametino? Già nei mesi scorsi avevamo espresso più di qualche perplessità per un’idea più di facciata che di sostanza. Perplessità che potranno assumere preso i contorni di una certezza. (redazione@corrierecal.it)

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