di Luca Latella
TREBISACCE Il “modello” è talmente vincente da essere imitato. Perché se solo si riuscissero a mettere da parte i mille “campanili” che da sempre contrassegnano l’Italia, si tradurrebbe nella pratica un concetto, in fondo, semplice: l’unione fa la forza.
Corigliano e Rossano hanno dimostrato di aver afferrato il concetto. Intrise da secolari pregiudizi l’una contro l’altra, hanno compreso e metabolizzato – le popolazioni ben prima di buona parte di classe politica dirigente e di chi nutriva grandi interessi nel proprio orticello – il “messaggio”, accantonando ataviche preclusioni.
Il modello, insomma, è talmente valido da essere apprezzato in tutto il territorio, che rivede in Corigliano Rossano – la fusione più “grande” d’Italia – la città guida della provincia nei prossimi decenni, perché potenzialità di sviluppo ed economia, propendono verso il nordest della Calabria.
In questo solco si inserisce la proposta di Franco Mundo, non nuovo a questo genere di “aperture”. Il sindaco di Trebisacce ha inviato una missiva ai suoi colleghi dei Comuni contigui dell’Alto Ionio, «al fine di proporre un incontro e un Consiglio comunale congiunto, finalizzati ad avviare una discussione che abbia come argomento una possibile fusione o associazione dei Comuni stessi». Boom. Notiziona se rapportata ai mille campanili a tinte calabre e le notorie avversioni dei sindaci alle fusioni per immaginabili motivi.
In effetti, l’Alto Jonio cosentino non è la prima volta che prova ad associarsi. Era accaduto qualche anno fa, nel 2009, con “La via del mare”, l’unione dei comuni di Trebisacce, Villapiana, Amendolara, Rocca Imperiale e Montegiordano. Un esperimento naufragato prevalentemente per mancanza di fondi. Le idee c’erano, le politiche comuni e le affinità territoriali anche, ma era un organo senza dotazione finanziaria che alla fine è eclissato nell’oblio. Eppure circa 25 mila abitanti su 218 chilometri quadrati (come termine di paragone, Corigliano Rossano è il comune più grande della Calabria con i suoi 350 kmq) potevano rappresentare un buon punto di partenza in autorevolezza demografica, considerando che i governi ragionano con le calcolatrici in mano quando c’è da erogare o tagliare servizi.
La voglia di autonomia – dettata per forza di cose dalle infinite distanze dal capoluogo – era maturata ancor prima. A cavallo fra la fine degli anni ’90 e 2000 qualche autorità politica locale aveva anche immaginato un referendum per demandare alle popolazioni la scelta di staccarsi dalla provincia di Cosenza e dalla Calabria per annettersi alla Basilicata. In fondo, per gli abitanti dell’Alto Jonio, raggiungere la Lucania è una passeggiata, se si considera che non sono pochi quelli che preferiscono curarsi all’ospedale di Policoro – che negli anni si è attrezzato per accogliere le popolazioni joniche dell’Alta Calabria – piuttosto che rivolgersi allo spoke di Corigliano Rossano o l’hub di Cosenza. Ed anche nelle emergenze, attraverso la rimodernata statale 106 lucana a quattro corsie è più semplice raggiungere Policoro che addentrarsi nel traffico estivo fra i mille pericoli della statale in direzione Corigliano Rossano. Al referendum scissionista, però, non si arrivò mai.
Oggi Mundo riprova a dare una maggior dignità e peso specifico politico all’Alto Jonio. «Ritengo opportuno riprendere l’iniziativa al fine di avviare un confronto politico-istituzionale tra Comuni contigui, il cui fine sia cercare di offrire soluzioni organizzative, quale presupposto per un riassetto istituzionale che possa comportare benefici in termini di qualità dei servizi, economie nella gestione e il miglioramento della qualità della vita dei cittadini dell’Alto Ionio, nella consapevolezza delle difficoltà dei comuni, soprattutto dei più piccoli, nel garantire i servizi essenziali».
«La legge 56/2014 (legge Delrio), prevede e consente delle premialità per gli enti locali che adottano provvedimenti tesi all’addivenire a soluzioni che garantiscono servizi a minor costo e con più efficienza.
In tale contesto, considerate le affinità, la contiguità e la vicinanza delle comunità di Trebisacce, Villapiana, Plataci, Francavilla, San Lorenzo Bellizzi, Cerchiara di Calabria, Amendolara, Albidona, Alessandria del Carretto, alcune delle quali già di fatto conurbate, ritengo opportuno nell’interesse dei Comuni avviare un confronto costruttivo e di verifica delle condizioni per giungere all’erogazione di servizi in associazione al fine di renderli più efficienti ed economici, nonché di verificare la possibilità di una reale conurbazione politico-amministrativa, nel rispetto delle tradizioni e della propria storia, anche per incentivare le attività e stimolare la crescita delle ricchezze e delle bellezze naturali, vero grande patrimonio delle comunità».
Per questi motivi, Mundo ritiene opportuno avviare una serie di incontri e una «propositiva discussione» politica in un unico Consiglio comunale aperto ai Comuni disponibili, «che possa evidenziare la possibilità di creare maggiori opportunità, anche per la forte valenza e incidenza politica che si verrebbe a creare con un territorio più vasto, al fine di creare un’area omogenea e più forte, non solo demograficamente, ma anche politicamente». D’altronde è risaputo, l’unione fa la forza. (l.latella@corrierecal.it)
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