CATANZARO Immediata revoca dell’accordo integrativo per le indennità di rischio Covid dei sanitari. Lo chiedono al presidente della Regione Jole Santelli in una lettera aperta le organizzazioni mediche Aaroi Emac, Anaao – Assomed, Anpo, Cimo, Fassid ( Aipac-Aupi-Simet-Sinafo-Snr ), Fesmed, Fvm (SIVeMP-Smi-Fials area Dirigenza Medica e Sanitaria- Fismu) Filas Comparto , Nursing Up Comparto rappresentanti l’80% della Dirigenza Medica, Sanitaria, amministrativa calabrese e le organizzazioni del Comparto Fials e Nursing Up (rappresentanti il 30% del comparto sanitario calabrese). Nella missiva le sigle che non hanno sottoscritto quell’accordo – firmato il 6 luglio scorso solo da Cgil, Cisl e Uil oltre che dalla Cgil Medici – hanno invocato la convocazione immediata di un incontro finalizzato appunto alla revoca di quell’intesa. Secondo quanto scrivono le tante sigle di categoria che si erano incontrate venerdì a Lamezia, «tale accordo è insoddisfacente per gli operatori sanitari (Dirigenza e Comparto ) ponendo in capo agli stessi una tassazione compresa Irap che oscilla dal 55% al 68% delle somme previste». «Rasenta il ridicolo – prosegue la lettera indirizzata alla governatrice – perché all’80% dei 19mila dipendenti (pari a 15mila) elargisce da 90 a 120 euro netti che sono un vero e proprio schiaffo ai lavoratori per 4 mesi di lavoro ad alto rischio come quello che hanno subito».
Sempre secondo le rivendicazioni delle tante sigle, quell’accordo «presenta vizi fondati di illegittimità in quanto le norme ( Dl 18 e 34 2020 ) destinano le risorse ai fondi contrattuali dei lavoratori dipendenti del Ssr e non come prevede l’accordo anche al personale convenzionato». Inoltre per le organizzazioni di categoria, «presenta forti elementi di indeterminatezza in quanto non è indicata la copertura e la provenienza dei 2 milioni che la Regione mette dal proprio bilancio ( la Regione poteva implementare fino a 16 milioni )». «Presenta forti elementi di violazione dei diritti sindacali – aggiungono nella lettera le sigle – che porterà ad una valanga di ricorsi ex art. 28 legge 300/70 contro le aziende del Servizio sanitario regionale e la Regione per l’esclusione sancita nell’accordo delle sigle non firmatarie della stessa ma rappresentative e firmatarie dei Contratto nazionale del lavoro. Inoltre per ultimo, ma non per ultimo è vergognoso che, contrariamente alle altre Regioni, l’accordo non porti le firme della parte politica ma di un semplice dirigente delegato non si sa da chi e perché».
Da qui l’invito ad un urgente incontro per evitare «un autunno caldo di proteste e manifestazioni contro la Regione e per ripristinare corrette, democratiche e paritarie relazioni sindacali».
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