Tanto tuonò che non piovve neppure una goccia d’acqua. Salvini ha imposto il suo candidato sindaco di Reggio Calabria Antonino Minicuci, ex segretario generale del comune di Genova e prima ancora della città dello Stretto, con esperienze ad inizio carriera nei comuni di Angolo Terme, Bagolino, Erbusco, Chiari e Lumezzane nel bresciano. E’ lui il candidato del centrodestra. Non passerà mai avevano giurato dalle parti di Forza Italia facendo immaginare resistenze a oltranza e di avere in tasca il nome del candidato giusto per risollevare le sorti di Reggio città allo sbando e fuori controllo. Si scaldavano le truppe cammellate per la lotta e si faceva esporre Eduardo Lamberti Castronuovo un professionista con l’ambizione di dimostrare che Reggio poteva voltare pagina. Quantomeno era disposto a provarci il medico che ama la musica. Sarebbe stato l’elettorato a credere che lo potesse fare e poi eventualmente lui a dimostrarlo. Come l’elettorato avrebbe fatto con Giuseppe Bombino prearato, colto ex presidente del Parco Aspromonte, se lo avessero candidato nel centrodestra, che a suo dire è casa sua. E invece ha deciso Salvini il leader della Lega il movimento dei coristi padani che cantano “senti che puzza arrivano i napoletani”. Salvini ha deciso e le oche del Castello Aragonese non hanno cominciato a starnazzare rumorosamente come quelle del Campidoglio che salvarono Roma all’arrivo dei Galli. I guerrieri di Forza Italia hanno mostrato i muscoli, gonfiato il petto, ma poi si sono afflosciati, hanno messo la coda tra le gambe e sono tornati a cuccia. Funziona così in Calabria e soprattutto a Reggio, città senza leader, vocata alla sudditanza. Si parte per Roma col quadernino degli appunti e si trascrivono i “dettatini” per poi ritornare al paesello e tradurre in pratica i desiderata dei padroni che in questo caso si chiamano Berlusconi, Meloni e Salvini che non si capisce in virtù di quale conoscenza dei problemi, delle persone, delle aspettative dei reggini abbiano preso la loro decisione. Sia chiaro che non è in discussione il nome o le eventuali capacità di Minicuci, signore originario di Melito Porto Salvo, che non conosciamo, come lo conoscono poco tra la popolazione reggina. E’ il metodo che è inaccettabile, antidemocratico, offensivo, colonizzatore. A Reggio serviva un sindaco, non un podestà imposto. L’elettorato può ancora correggere questa “dettatura dittatura” del trio Berlusconi Meloni Salvini, che è un brutto rospo da ingoiare, anche per coloro che hanno creduto di inseguire la liberazione cinquant’anni fa con la rivolta più lunga della storia dell’Europa.
Chi ha tutto da guadagnare sono Salvini Berlusconi Meloni. Salvini leader in crisi al Nord cerca un riscatto al Sud un po’ come le compagnie dell’avanspettacolo con nani e ballerine che quando non trovavano più scritture nei teatri nazionali scendevano al Sud per sbarcare il lunario. Berlusconi e Meloni che nella spartizione della candidature regionali hanno inserito Reggio per “regalarla” a Salvini guadagneranno se Minicuci vince e ancor di più se perde perché vedranno il leghista ancor più ridimensionato. Chi perde di sicuro è Reggio Calabria città più popolosa della Calabria con una posizione geopolitica unica al centro del Mediterraneo ma soffocata da tribù politiche fameliche e utili solo a portare voti alle forze politiche nazionali in cambio di briciole per loro.
*Giornalista e scrittore
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