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La versione di Cotticelli: «Non ero lucido. Volevano far passare per fallimentare la mia gestione»

L’ormai ex commissario alla sanità calabrese torna davanti alle telecamere per raccontare la sua verità: «Sto indagando su quello che mi è successo durante l’intervista. Tirato fuori un debito del …

Pubblicato il: 08/11/2020 – 23:51
La versione di Cotticelli: «Non ero lucido. Volevano far passare per fallimentare la mia gestione»

ROMA Promette subito «dichiarazioni pesanti» il conduttore della trasmissione di La7Non è l’Arena quando ergendosi a portavoce del malessere del popolo calabrese annuncia l’ingresso in studio del generale Saverio Cotticelli. In poco più di 24 ore l’infelice – per usare un eufemismo – intervista rilasciata al programma Rai, Titolo V dall’ormai ex commissario straordinario alla sanità calabrese e le immediate dimissioni, preventive rispetto a quella che sarebbe stata l’inevitabile cacciata anticipata via social dal Premier Giuseppe Conte. Nel frattempo la nomina Giuseppe Zuccatelli, già commissario del Pugliese e del Mater Domini, come nuovo “supercommissario”. Una scelta che ha scatenato il malumore di chi aveva chiesto discontinuità rispetto alla precedente struttura commissariale, rincarato dalla diffusione di un video risalente allo scorso 27 maggio dove proprio Zuccatelli definisce inutile l’utilizzo delle mascherine.

LA VERITÀ DI COTTICELLI Saverio Cotticelli, generale di corpo d’armata in pensione, torna davanti alle telecamere per raccontare la sua versione della storia «e difendere la sua persona». Voluminoso carteggio sotto il braccio sinistro: questa volta ci tiene ad essere preparato. «Non ero lucido. Sembravo la mia controfigura, non mi riconosco in quell’intervista. Sto cercando di capire con un medico se ho avuto un malore o altro», dice l’ex commissario alla sanità calabrese commentando le immagini di Titolo V. «Quell’intervista – aggiunge poi – è preceduta da una serie di attacchi che mi sono arrivati per via mediatica e istituzionale. Lavorare in Calabria significa anche che quando tocchi degli interessi devi essere eliminato. Sto indagando su quello che mi è successo». Nonostante l’ulteriore ipotesi ventilata che qualcuno possa averlo drogato, rimane l’immagine di chi non pareva essere a conoscenza che gli spettasse la redazione del piano Covid per la Calabria. «L’avevo fatto io», risponde. Poi aggiunge: «Mi sono dimesso subito perché quando uno sbaglia deve metterci la faccia e deve pagare». Questo non basta però a sedare le polemiche e il malumore dei calabresi.

IL PIANO COVID «Io ho predisposto il piano ospedaliero e il piano territoriale, ovvero quello delle Usca e delle centrali operative. A giugno lo mandiamo al Ministero per l’approvazione e la Calabria si dota del potenziamento ospedaliero. La fase attuativa viene demandata ad Arcuri (commissario straordinario all’emergenza Covid, ndr) che predispone i bandi di gara e nomina i soggetti attuatori». Il “piano Covid” di cui si parla nell’intervista però «è un’altra cosa». «È stato fatto», sottolinea Cotticelli senza entrare nel merito. Lo conferma il segretario generale Fpl Uil di Reggio Calabria, Nuccio Azzarà che aggiunge: «Cotticelli ha predisposto il piano Covid il 18 giugno scorso e dopo una serie di passaggi è arrivato alle Asp, ma ad oggi non abbiamo nulla».
«Se non fosse morta la presidente Santelli – dice ancora Cotticelli – non ci saremmo trovati in questa situazione. Collaboravamo in ogni fase». Negli ultimi mesi qualcosa pareva essere cambiato, tanto che Cotticelli aveva rassegnato le dimissioni alludendo ad un piano contro di lui ordito da «menti raffinate». «Nel mese di giugno – aggiunge – mi viene il dubbio che non era stato fatto un programma operativo Covid e mancava uno strumento di programmazione». Cotticelli scrive al ministero per avere il “famoso” parere sul “piano Covid”. «Siccome nell’ordinanza di Protezione Civile la struttura commissariale non era citata, a giugno chiedo un parere che arriva il 27 ottobre».
Nell’arco dei tre mesi nessuna comunicazione col Ministero sul perché tardasse nella risposta. Oltre tre mesi di silenzio scanditi solo dalla comunicazione che lo stesso Cotticelli afferma di aver fatto al Premier ed ai Ministri di «certa stampa che faceva virulenti attacchi mediatici nei miei confronti».
Il pomeriggio prima dell’intervista Cotticelli afferma di aver visto per la prima volta quel “parere”: «Siamo solo io e il sub-Commissario Crocco – la “famosa” Maria che si sente parlare nel video – e non abbiamo una segreteria». Disservizi e mancanze che lo stesso Cotticelli afferma di aver segnalato. Infatti «nella bozza del nuovo Decreto Calabria il ministero mette a disposizione queste dotazioni che si troverà chi verrà dopo di me».
IL DEBITO “FANTASMA” DEL MATER DOMINI E I LEA Il 9 ottobre si tiene il Tavolo Adduce, che durante la trasmissione viene definito «una riunione violenta» dalla quale emergono diverse criticità della sanità calabrese tra cui un disavanzo di circa 200 milioni. «Io arrivo che c’erano 218 milioni di buco ed il debito è stato abbattuto di 96 milioni» aggiunge Cotticelli, che poi denuncia: «Volevano accollarmi un buco appartenente al bilancio del 2014. Nell’agosto di quest’anno l’azienda “Mater Domini” – dove commissario è proprio Giuseppe Zuccatelli, appena nominato al suo posto – tira fuori questo debito di 100 milioni circa di cui nessuno si era mai accorto. Viene tirato fuori per far risultare fallimentare la gestione del generale Cotticelli» dice parlando di lui in terza persona. «C’erano – aggiunge – relazioni dell’advisor contabile su questo debito che si riferiva al fallimento della fondazione Campanella. C’è stata una sentenza della Cassazione che dice che negli anni precedenti quei debiti non erano esigibili». Altra denuncia riguarda i “livelli essenziali di assistenza” (Lea). «Prima di me erano 162 ed oggi 139, quindi la struttura è risultata inadempiente». Tuttavia il generale afferma di aver scoperto solo poi «che i flussi del 2019 e del 2020 benché caricati dall’azienda non erano stati mandati a Roma quindi conteggiati».
SANITÀ PUBBLICA E PRIVATA «La Calabria – dice Cotticelli – paga come gran parte delle regioni italiane il Dm 70 che ha tagliato gli ospedali e il blocco del turnover. Io – aggiunge – ho istituzionalizzato regole per la sanità privata: erano anni che la Calabria non si adeguava ad applicare le “brest unit” che impediscono alle strutture pubbliche o private che facciano meno di 150 interventi l’anno, di non poter fare questo tipo di operazioni», una mossa che secondo Cotticelli poteva non essere piaciuta a qualcuno. Poi sottolinea che anche in Calabria ci sono delle eccellenze, facendo riferimento al Pugliese di Catanzaro, al Gom di Reggio e all’Annunziata di Cosenza, tralasciando tuttavia di nominare il buco nero che anche in termini di emergenza Covid affligge il resto delle strutture regionali.

LE TERAPIE INTENSIVE Dopo un intermezzo sulla nomina di Zuccatelli, il discorso si sposta sui posti di terapia intensiva attualmente attivi in regione. Viene intervistato il presidente facente funzioni Spirlì: «Il governo è impazzito. Noi abbiamo numeri di ricovero che non sono così esasperati come certa stampa li sta dando». Ma non specifica se i posti in terapia intensiva oggi attivi, come chiede l’inviato, siano in effetti solo 57. «Il ministero ha autorizzato il programma che ho elaborato – aggiunge Cotticelli – per ampliare di 134 posti la terapia intensiva». Ma oggi in totale ne risulterebbero 146, circa la metà rispetto a quelli riportati all’interno del programma anche se, secondo Cotticelli, come anticipato, la fase attuativa pertiene al commissario Arcuri.
«CHIEDO SCUSA AI CALABRESI» «Ho dato l’anima ed il cuore per quello che ho fatto. Ringrazio i sindacati e mi dispiace essermi appoggiato tardi a loro», dice infine Cotticelli scusandosi coi calabresi per non aver raggiunto i risultati che si era prefissato. Ma quando nomina i sindaci viene ripreso da Nuccio Azzarà, in collegamento: «Credo che stasera sia stata importante perché la rabbia dei calabresi si è tramutata in nausea. Ho rispetto per il generale e per l’uomo ma non posso avere rispetto per quello che ha fatto per la sanità calabrese. Mi chiedo se gli abbiano accollato anche il miliardo di euro di debiti dell’Asp di Reggio Calabria, sulla quale rimangono sospetti e sono scomparsi i bilanci. La storia della sanità è anche una storia di ‘ndrangheta e massoneria. Cotticelli non è l’unico colpevole». (f.d.)

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