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Sanità, lo “sprofondo rosso” dell’azienda Mater Domini

Impietosa e durissima delibera della Corte dei Conti sugli esercizi 2016-2017-2018 e 2019 dell’Aou di Catanzaro: accertate gravi criticità, tra cui ingentissime perdite di esercizio, il “pasticcio…

Pubblicato il: 27/12/2020 – 7:24
Sanità, lo “sprofondo rosso” dell’azienda Mater Domini

CATANZARO Un’enorme “voragine” contabile, con la «spropositata» perdita del 2019 pari a 101,786, e perdite «non ancora coperte» per oltre 103 milioni, il “pasticciaccio” rappresentato dall’iscrizione in bilancio del credito “fantasma” nei confronti della Fondazione Campanella, l’aumento dei costi di beni e servizi, disfunzioni organizzative assortite tra cui le reiterate proroghe contrattuali, il preoccupante ritardo nel pagamento dei debiti (ritardo di 946 giorni nel 2019), il «pressoché inesistente» controllo intero di gestione. È impietosa, la Corte dei Conti-sezione regionale di controllo, nell’analisi della gestione amministrativa/contabile dell’Azienda ospedaliera-universitaria “Mater Domini” di Catanzaro, con riferimento agli esercizi 2016, 2017 e 2018: all’esito di un’istruttoria nella quale sono stati richiesti documentazioni integrative, chiarimenti e controdeduzioni al management dell’azienda, in particolare all’allora commissario straordinario Giuseppe Zuccatelli e al collegio dei revisori dei conti, in una deliberazione depositata prima di Natale la magistratura contabile accerta ben 14 tra violazioni, irregolarità e criticità, alcune delle quali si riverberano anche sull’esercizio 2019 della “Mater Domini”, anche quest’ultimo, quindi, finito sotto la lente della Corte dei Conti.
LE PERDITE DI ESERCIZIO Va subito già pesante, la sezione di controllo della Corte dei Conti, che contesta all’Azienda ospedaliera universitaria “Mater Domini” il fatto che «i bilanci consuntivi relativi agli esercizi 2016, 2017,2018 e 2019 sono stati approvati dall’Azienda con parere non favorevole del Collegio sindacale» e poi sottolinea «reiterate e ingenti perdite, nel triennio 2016/2018 e, da ultimo, spropositata perdita nel 2019, pari a euro -101.786.696,99, con un peggioramento rispetto all’esercizio precedente, pari al 370%» e inoltre «perdite, non ancora coperte, complessivamente pari a euro – 103.604.310,00», e poi «avvenuta contabilizzazione di un risconto attivo, pari a euro 4.000.000, priva di adeguata motivazione» e «scostamenti tra bilancio di previsione e bilancio consuntivo 2018, scostamenti ancora più rilevanti tra bilancio di previsione e bilancio consuntivo 2019».
IL CAOS DEL CREDITO VERSO LA CAMPANELLA La Corte dei Conti stigmatizza la «sottostima del fondo svalutazione crediti nel triennio 2016/2018 (pari a euro 1.357.791,00) in considerazione delle basse previsioni di recupero del credito nei confronti della Fondazione Tommaso Campanella di euro 63.953.396,81», con conseguente violazione del principio di prudenza e alterazione degli equilibri dei bilanci». Per i giudici contabili in particolare «l’irregolarità più grave, rilevata nel triennio 2016/2018, con importantissime conseguenze sui relativi risultati d’esercizio nonché su quello dell’esercizio 2019, ha riguardato l’iscrizione in bilancio del credito, pari a euro 63.953.396,81, vantato dall’Aou “Mater Domini” nei confronti della Fondazione Campanella, per il quale è stato contabilizzato un fondo svalutazione crediti del tutto inadeguato, pari a 1.357.791,00 euro. Il Collegio sindacale… nei verbali di chiusura dei bilanci consuntivi 2016, 2017 e 2018 ha ripetutamente affermato: “non risulta contabilizzata una quota di presunta inesigibilità dei crediti, che consenta di conferire rappresentatività ad un comparto di crediti di misura consistente”». Nella delibera la Corte dei Conti specifica che «in sede di controdeduzioni, il commissario straordinario pro tempore ha comunicato che “l’Azienda ha ritenuto di non dover procedere alla svalutazione di tali crediti in quanto era in corso una causa tra la Fondazione Tommaso Campanella e la Regione Calabria, per un importo pari a circa 130 mln… e l’Azienda ha ritenuto di dover attendere l’esito di tale giudizio. A seguito della sentenza della Corte di Cassazione del 20 gennaio 2020 che vedeva definitivamente soccombente la Ftc, con impossibilità evidente di poter soddisfare tale credito vantato dalla Aou, l’Azienda ha provveduto ad accantonare ad apposito Fondo svalutazione crediti l’intero importo non ancora accantonato”… La sezione accertava il reiterarsi di tale irregolarità con l’accantonamento a fondo svalutazione crediti di una somma, pari a euro 1.357.791,00, del tutto inadeguata rispetto alle basse previsioni di recupero del credito vantato nei confronti della Fondazione Campanella divenuto pari a euro 63.953.396,81. Inadeguatezza, peraltro, confermata dalla sentenza della Corte di Cassazione». Secondo la Corte dei Conti «la mancata contabilizzazione di adeguato fondo svalutazione crediti negli esercizi precedenti ha avuto inevitabili ripercussioni sul risultato d’esercizio 2019, pari a euro -101.786.696,99… Il Collegio sindacale, nel verbale 8 del 6 novembre 2020, sul punto ha dichiarato che l’abnorme perdita registrata nel 2019 si discosta in misura significativa da quella programmata e autorizzata dalla Regione nel bilancio di previsione 2019 e che tale perdita riduce in misura sostanziale il Patrimonio netto dell’Azienda (registrando una variazione negativa tra il 2018 e 2019 del 1966,4%)».
AUMENTO DEI COSTI Ma le criticità nella gestione dell’azienda ospedaliera universitaria Mater Domini non si fermano qui. La Corte dei Conti infatti rimarca anche «aumenti dei costi per beni e servizi, dovuti anche ad errori di imputazione nonché al mancato aggiornamento del libro degli inventari», ricordando di aver già accertato all’inizio dell’istruttoria «che la voce “Acquisti beni sanitari” aveva subito un incremento graduale dal 2015 (pari a euro 24.148.112,00) al 2018 (pari a euro 38.911.325,67), e, in particolare, che la crescita era stata del 20% dal 2017 al 2018, invece, la voce “Acquisti di beni non sanitari” aveva avuto un incremento del 94% dal 2017 (euro 198.892,10) al 2018 (euro 385.088,46)»: era poi stata richiesta all’azienda di «motivare l’aumento della voce “Materiali da guardaroba, di pulizia e di convivenza in genere”, aumentata dal 2017 al 2018 del 9815% e di chiarire a cosa si riferisse la spesa sostenuta per “Altri beni non sanitari”, aumentata anch’essa notevolmente dal 2017 al 2018 (188%)». Altre criticità segnalate dai giudici contabili sono la «spesa farmaceutica non in linea con il dato regionale, nonché nazionale, negli esercizi 2017 e 2018 e 2019», quindi «aumento del costo relativo ai dispositivi medici, nel triennio 2016/2018» e ancora «disfunzioni organizzative in merito alle procedure di gara per acquisti di beni e servizi», con il «reiterato e illegittimo ricorso all’istituto della proroga contrattuale in violazione dei principi di derivazione comunitaria, della trasparenza, della concorrenza!. E in aggiunta «non congruità dei fondi rischi; controllo interno di gestione pressoché inesistente, con riflessi negativi anche sull’attività di revisione, come attestato dal Collegio sindacale; mancato aggiornamento del libro inventario dei beni mobili».
INDEBITAMENTO E RITARDI NEI PAGAMENTI Pesanti censure della Corte dei Conti con riferimento poi all’indebitamento della “Mater Domini”, che registra «una massa debitoria, pari a euro 125.052.867,00 al 31 dicembre 2019, diffuse discordanze tra debiti e crediti rilevate con la circolarizzazione; preoccupante incremento dei “pagamenti effettuati oltre i termini” non solo nel triennio 2016/2018, ma ancora nel 2019, esercizio in cui i pagamenti oltre i termini hanno rappresentato il 92% del totale dei pagamenti; elevati Itp nel triennio 2016/2018 (591 giorni nel 2016, 802 giorni nel 2017 e 852 giorni nel 2018) e ancora di più nel 2019 (946 giorni); aggravio degli interessi passivi; ricorso all’anticipazioni di tesoreria, con aggravio degli oneri finanziari e generando contenzioso, con presumibili riflessi negativi negli esercizi futuri».
IL DISPOSITIVO La delibera della Corte dei Conti quindi si conclude con l’invito all’azienda ospedaliera universitaria “Mater Domini” di Catanzaro «ad adottare, entro 60 giorni, le misure correttive idonee a rimuovere definitivamente le criticità evidenziate e a fornire la documentazione richiesta». Ma si invitano altresì il commissario ad acta della sanità calabrese e il Dipartimento Tutela della Salute della Regione Calabria, a intervenire «ognuno per le proprie competenze». (a. cant.)

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