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Vicenza, sequestrati oltre 6 milioni di euro a una società per reati fiscali

Tra le accuse, sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte e bancarotta fraudolenta. Dal 2012 registrati spostamenti della sede legale in diverse città per sfuggire all’Erario, tra cui Cosenza

Pubblicato il: 07/01/2021 – 9:40
Vicenza, sequestrati oltre 6 milioni di euro a una società per reati fiscali

VICENZA I militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Vicenza hanno dato esecuzione a un provvedimento di sequestro preventivo dal locale gip per l’importo di oltre 4,2 milioni di euro, in relazione al reato di sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte sul conto di due amministratori di una società vicentina, avente una cospicua parte della clientela rappresentata, tramite appalti, da Enti pubblici o da società riconducibili al settore pubblico, e per oltre 1,7 milioni di euro in capo a tre amministratori della stessa impresa, due dei quali già colpiti dalla precedente misura, per bancarotta fraudolenta patrimoniale.
L’operazione parte dalla metodologia operativa ”Dimenticatoio”, basata sull’utilizzo dell’informatica operativa per l’individuazione degli indici di rischio economico-finanziario e finalizzata al contrasto del fenomeno rilevato, in numerosi casi di frode fiscale, per il quale gli amministratori e/o titolari di quote di società con rilevanti debiti tributari provvedono a cedere le proprie quote a soggetti ”nullatenenti”, a far nominare una ”testa di legno” quale nuovo amministratore e, soprattutto, a trasferire la propria sede legale dalla provincia in un’altra, spesso in una grande città metropolitana, al fine di evitare o attenuare il rischio in capo agli ideatori della frode, ossia i reali beneficiari del profitto illecito da evasione fiscale, di incorrere in controlli erariali.
In particolare le indagini svolte dai finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria, coordinati dalla Procura della Repubblica di Vicenza, avevano portato a rilevare che l’attivo patrimoniale dell’azienda, nel corso del 2014, era stato fraudolentemente trasferito a un’altra impresa, riconducibile ai primi due amministratori citati, attraverso una strumentale operazione di scissione societaria avvenuta in pieno stato di dissesto della società – all’epoca già indebitata verso l’erario per oltre 6 milioni di euro e successivamente dichiarata fallita nel 2016 – così svuotandola delle risorse necessarie per rientrare dall’ingente debito verso l’Amministrazione finanziaria, individuabili nel valore dell’attivo societario illecitamente trasferito di oltre 4,2 milioni di euro.
Nel contempo dalle investigazioni è emersa la responsabilità dei due amministratori, insieme ad un terzo, per la distrazione di liquidità, pari a oltre 1,7 milioni di euro, nel periodo antecedente al fallimento, in danno del ceto creditorio. Nel caso di specie, l’operazione di scissione si è rivelata volutamente depauperatoria e idonea a ostacolare l’attività di riscossione coattiva da parte del Fisco, nonché di tutti gli altri creditori sociali i quali, nell’intento di recuperare le somme dovute, si trovano a dover ricercare i beni trasferiti e la società beneficiaria degli stessi, con il rischio di lungaggini ed eventualità della prescrizione del debito, tenendo presente che la nuova ”good company” indagata ha poi cambiato numerose sedi e denominazioni.
L’intento distrattivo e fraudolento dell’intera operazione di scissione appare, altresì, esser avvalorato dal fatto che, dall’anno 2012 la società esposta con l’Erario ha trasferito più volte la propria sede legale tra le province di Vicenza, Roma e Cosenza, al fine di sfuggire ai controlli fiscali essendo più facile farlo in città metropolitane ove si contano molte più partite iva rispetto a quelle operanti in territori di provincia.
La ricostruzione investigativa effettuata, condivisa dal Gip, ha portato all’emissione dei provvedimenti in esecuzione dei quali i militari hanno sottoposto a sequestro, nel complesso, disponibilità finanziarie e quote societarie nei confronti di T.M., 52enne di Roma, D.V.M., 47enne di San Giovanni in Persiceto (Bologna) e G.M., 60enne di Roma, amministratori della fallita, per un totale di oltre 117mila euro, nonché beni immobili in capo al 52enne costituiti da un’abitazione e una pertinenza a Villaga (Vicenza), per un valore di circa 290mila euro. Tali immobili erano stati simulatamente alienati, nel 2013, in favore del coniuge con lo scopo di evitare l’apprensione patrimoniale degli stessi da parte dell’Amministrazione finanziaria.

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