REGGIO CALABRIA «Avrei potuto immaginare che la memoria di mio figlio Nino non ricevesse la meritata giustizia, ma mai mi sarei aspettata che qualcuno, dopo il dolore arrecatomi, la potesse infangare al punto da spezzarmi l’ultima parte di cuore che mi è rimasta. Chi ha diffuso questa notizia lo ha fatto con un intento ben preciso, tutto a vantaggio di coloro i quali, oggi imputati, cercano, ancora una volta, di trarre il massimo profitto dalle disgrazie altrui».
Attraverso una nota stampa, Maria Stella Ielo, madre di Antonino Candido, il vigile del fuoco reggino morto nel 2019 a Quargnento insieme ai colleghi Matteo Gastaldo e Marco Triches, insieme ai legali della famiglia rispondono così all’articolo de “Il Piccolo” che, riportando i dati dell’autopsia, ha parlato della presenza di «tracce di droga nel corpo dei tre vigili del fuoco».
«Matteo, Marco e Nino – scrive ancora la mamma di Nino Candido – non sono eroi e mai avrebbero voluto esserlo; erano semplici Vigili del Fuoco che, chiamati ad intervenire, hanno semplicemente svolto il loro lavoro. Condivido il titolo dell’articolo del giornale “Il Piccolo”, “Gli eroi hanno perso il mantello”, perché quel mantello gli è stato brutalmente strappato con la pubblicazione di circostanze assolutamente ininfluenti ai fini processuali. Il tentativo di condizionare un processo in corso costituisce un insulto nei confronti della vita ormai persa dei Vigili Matteo, Marco e Nino e ancora di più l’ennesima offesa alla giustizia». «L’unico dato sicuro e dimostrato, è che gli imputati hanno previsto e voluto ad ogni costo fare esplodere la seconda cascina alle ore 1.30 di quella maledetta mattina del 5.11.19, pur sapendo della presenza di quei giovani pompieri. Nulla di più. A me rimane solo il pensiero e la speranza che un giorno, da quei maledetti 1287 km che separano Alessandria da casa mia, torni mio figlio; purtroppo so che ciò non potrà mai più avvenire. Non voglio alcun centesimo da parte degli assassini di mio figlio, voglio e invoco, con le poche forze rimaste della mia anima perduta nel dolore, solo giustizia».
Poi il commento anche dei legali della famiglia, gli avvocati Fabio Federico e Sergio Mazzù: «Non abbiamo elementi per individuare chi ha diffuso tali informazioni, ma possiamo con grande serenità affermare che quanto riportato nell’articolo del 15/01/2021 dal quotidiano il Piccolo, nulla ha a che vedere con le responsabilità degli imputati i quali hanno deliberatamente accettato il rischio, al fine di frodare l’assicurazione e cagionare la morte dei vigili soccorritori».
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