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«Noi siamo i latitanti, siamo i più potenti». Polemiche sulla folk singer calabrese che canta la mafia

Il sito Fanpage evidenzia i testi di Teresa Merante. Lei preferisce non rispondere alle domande. Il manager replica: «Volete solo strumentalizzare. Non c’è esaltazione, si vuole dare dignità umana …

Pubblicato il: 23/01/2021 – 16:08

CATANZARO “U latitanti”, “Il capo dei capi”, “Malandrini cunfinati”. Sono solo alcuni dei titoli dei brani cantati da Teresa Merante, 30 anni, giovane cantante folk di Simeri Crichi. Brani come “U latitanti” contano oltre 3 milioni e 600mila visualizzazioni su Youtube e guardano al mondo dal punto di vista della malavita. Il latitante catturato canta alla madre di non soffrire per lui. “Il capo dei capi” racconta la storia di Totò Riina. “Una luce fioca inizia a lampeggiare, fuggite giovanotti, questa è la polizia! Sparate a tutta forza verso quella brutta compagnia (…) si stanno avvicinando con i mitra in mano, ma non abbiate paura, sono solo quattro pezzenti. Noi siamo i latitanti, noi siamo i più potenti…”, canta Teresa Merante.
La notizia della cantante folk che canta la malavita e ha un seguito di milioni di fan salta agli onori della cronaca sul sito online Fanpage che sottolinea come il video del brano “Bon Capudannu” dove si canta, tra le altre cose “buon capodanno ai carcerati, segregati in galera. Speriamo torniate in libertà, nelle vostre case gioia e serenità”, sia stato girato a Nicotera e vi appaia anche il sindaco della cittadina vibonese Giuseppe Marasco. Il primo cittadino, scrive Fanpage, si è scusato ammettendo la propria leggerezza: «Non avevo letto il testo della canzone».
Il giornale online ha provato a parlare con la cantante la quale però si è trincerata nel silenzio mentre la casa discografica che la produce è intervenuta attraverso l’editore, Natale Centofanti, il quale ha attaccato: «L’intento di voi giornalisti è strumentalizzare volete fare i titoli, ma a noi non sta bene» e ha rimandato il discorso a un post su Facebook nel quale la casa editrice specifica che «il genere folk nasce tra il popolo, è il racconto di vicende reali da tramandare attraverso musica e voce. Un po’ come un lamento per le assenze e quando si parla di carcerati, non si esalta un ruolo che comunque nasce da errore personale, ma si vuole dare dignità umana all’assenza di libertà (…). Se Teresa Merante canta un testo in cui sono inserite parole che si riferiscono a organizzazioni specifiche, accade il finimondo e ci si indigna, dimenticando che Ornella Vanoni agli inizi della carriera era conosciuta come cantante della “Mala”». Anche se, c’è da dire, che tra la Mala dei balordi dei quali cantava la Vanoni e la Mala della mafia di acqua ce ne corre.

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