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il futuro del m5s

Tormentati e divisi, il bivio decisivo del M5S a Roma e in Calabria

A Roma la stragrande maggioranza del M5S è contraria a dare il sostegno a un governo guidato da Draghi

Pubblicato il: 03/02/2021 – 15:50
Tormentati e divisi, il bivio decisivo del M5S a Roma e in Calabria

CATANZARO Divisi a Roma e in Calabria. Il Movimento 5 Stelle è sul crinale delicato e scivoloso dal quale dipende il proprio futuro, per questo si sta dilaniando in tensioni e spaccature interne che partono dal livello nazionale, in relazione alle vicende legate alla caduta del governo Conte, per proiettare i loro effetti anche a livello territoriale, in relazione al percorso verso le Regionali. A Roma la stragrande maggioranza del M5S è contraria a dare il sostegno a un governo guidato da Draghi, e questo potrebbe significare anche l’addio all’abbraccio con il Pd, con il quale si sta(va) ragionando anche per le Regionali, sia pure piuttosto di controvoglia, se è vero che nei giorni scorsi nel corso di una call tra attivisti e portavoce pentastellati calabresi è emersa la spiccata tendenza della base a prediligere un dialogo con il polo civico al quale stanno lavorando Gigi de Magistris e Carlo Tansi (con una certa prevalenza, a quanto si è appreso, del gradimento dei grillini duri e puri verso una candidatura a governatore dell’ex pm di Napoli). Ora le dinamiche nazionali con le trattative per il governo Draghi rischiano di accelerare questa rivisitazione complessiva dei propri assetti da parte del Movimento 5 Stelle anche in Calabria.


Granato: no ad un governo tecnico

Sul piano nazionale, l’impressione degli analisti è che il no a Draghi possa essere funzionale proprio all’obiettivo, che è anche una necessità, dei pentastellati a riconquistare l’unità perduta. Tra i calabresi, la posizione “radicale” l’ha espressa su Facebook la senatrice catanzarese Bianca Laura Granato. «Dopo aver assistito ai rilanci squallidi di un Renzi che pubblicamente chiedeva Mes, Tav, Prescrizione e, in separata sede, 4 ministeri , per ben due giorni, la corda si è spezzata.. anche troppa pazienza abbiamo avuto. Noi senatori abbiamo una linea sola: fallita la strada politica, per noi non restano che le urne, nessuna fiducia ad un governo tecnico! Adesso la lista della spesa Renzi e il suo manipolo di parlamentari la possono esibire agli elettori». «A noi – scrive la Granato – resta la buona coscienza e la certezza di aver lavorato indefessamente per il bene del Paese, per consentire ai cittadini di vivere in uno stato di diritto, ostacolati in tutto da tutti. Indispensabile per il Movimento un momento di riflessione interna sulla gestione del gruppo e della crisi. La condivisione mancata di tante scelte ha causato passaggi dolorosissimi e troppe ferite sanguinanti. Tuttavia bisogna rialzarsi e reagire, perché più la vecchia politica offre simili spettacoli, più il Movimento 5 Stelle deve dimostrare che un altro modo di far politica è possibile, perché della politica purtroppo non si può fare a meno».

Nesci: per dire no a Draghi serve valida alternativa

Più sfumata la posizione della deputata M5S Dalila Nesci. «Basta giocare a nascondino. Per dire alla soluzione individuata dal presidente Mattarella bisognerebbe avere una valida alternativa politica. Chi ha condotto sin qui le trattative e ci ha portato sin qui – ha sostenuto la Nesci dovrebbe farsi delle domande sul proprio ruolo». Sulla sua pagina Facebook poi la Nesci ha aggiunto: «Osservo una larga indisponibilità del M5S a soluzione Draghi. Se è così, l’unica possibilità è un ritorno al governo politico. Tutti dovremmo lavorare a questa possibilità».

Sapia: non mandiamo il paese allo sfascio

«Non si può mandare il Paese allo sfascio. Il quadro politico è molto chiaro. Purtroppo non c’è una maggioranza sul professor Conte, perciò il Presidente della Repubblica ha indicato la strada di un governo di alto profilo, perché le nuove elezioni cadrebbero in un periodo di fuoco e comunque non domani; perché l’Italia deve fronteggiare la pandemia; perché bisogna garantire a tutti le vaccinazioni; perché c’è una crisi economica tremenda e perché a breve finirà il blocco dei licenziamenti». È quanto dichiara all’Adnkronos il deputato M5S Francesco Sapia, che spiega: «Io non ho voluto questa situazione, non ho interessi personali, non bramo promozioni, non cerco la riconferma e sarei dispostissimo a tornarmene a casa, se non si riuscisse a risolvere la crisi. Oltretutto non ho alzato creste, da deputato». «Da persona che ha patito tanto per motivi di salute, vedo e vivo la sofferenza degli italiani, degli imprenditori, dei lavoratori, dei precari, delle partite Iva, delle famiglie, dei malati cui a causa del Covid sono purtroppo saltati interventi e visite, dei più deboli. Questa realtà – sottolinea il parlamentare pentastellato – non può lasciarci indifferenti. Non possiamo preoccuparci dei calcoli sul consenso e dei tatticismi di palazzo, che peraltro abbiamo rimproverato a chi per narcisismo smisurato ha provocato la caduta dell’esecutivo. Dobbiamo assumerci le nostre responsabilità, quelle che ci hanno affidato gli elettori il 4 marzo del 2018, e porre – conclude Sapia – delle condizioni ben precise al professor Draghi. Siamo la forza parlamentare più consistente e per questo abbiamo il dovere di condurre il ragionamento sul terreno politico, non su quello elettorale. Dobbiamo quindi discutere delle priorità, dell’esigenza di salvaguardare lo Stato sociale, di equità fiscale e del futuro delle nuove generazioni, che porteranno sul groppone il debito del Recovery Fund. Allora non possiamo dire di no a Draghi senza una riflessione di profondità, senza averci parlato e senza averlo ascoltato». (c. a.)

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