BOLOGNA L’indagine di polizia carabinieri sulla ‘Ndrangheta partita da Modena e Reggio Emilia ha permesso di rafforzare la conoscenza sull’organizzazione del gruppo emiliano, storicamente legato alla cosca Grande Aracri di Cutro, ma operante in autonomia, con «enorme capacità di infiltrazione nei settori centrali della economia e della vita civile», come sottolineano gli inquirenti. Al centro dell’inchiesta “Perseverance” ci sono esponenti di famiglie già colpite dall’operazione “Aemilia”, storico processo contro la ‘ndrangheta in Emilia-Romagna, che finora erano ancora in libertà. In particolare Giuseppe Sarcone Grande, fratello di Nicolino, Gianluigi e Carmine, già arrestati e condannati come esponenti della ‘ndrangheta emiliana e Salvatore Muto, fratello di Luigi e di Antonio, entrambi condannati anche di recente dalla Corte d’Appello di Bologna, nel processo Aemilia. Rimasto in libertà, avrebbe proseguito l’attività illecita dei fratelli, mettendo tra l’altro in contatto per affari illeciti la cosca emiliana con un’insospettabile coppia di cittadini modenesi «incensurati e spregiudicati».
x
x