«Le forme del rispetto»
In prossimità della festa di S. Giuseppe Padre Davidico di Gesù corre l’obbligo di fare una breve riflessione che sia orientata al richiamo del senso della riservatezza e del rispetto della persona n…

In prossimità della festa di S. Giuseppe Padre Davidico di Gesù corre l’obbligo di fare una breve riflessione che sia orientata al richiamo del senso della riservatezza e del rispetto della persona nella sua interezza.
Don Tonino Bello nella sua orazione e nei suoi pensieri dedicati a S. Giuseppe, ha sottolineato molti aspetti del suo modo di agire quotidiano di padre, di lavoratore, della sua capacità di trasmettere valori semplici ai suoi familiari, amici semplici conoscenti, alla convivenza ed al rispetto della persona nel vivere civile di allora.
Tutto ciò sembra scomparso anche se lontano nel tempo dalla civile convivenza odierna.
Pertanto assistiamo soventemente ad un agire che non preserva per niente la persona non collocandola nel contesto nel quale vive, opera, lavora, nella relazioni sociali, umane affettive per come dovrebbe nello spirito “giuseppiano.”
C’è invece una tendenza molto marcata della società a spettacolarizzare a stare dentro le cose senza spirito comprensivo e di equilibrio ma invece con un approccio il più delle volte accusatorio, denigratorio emarginante che non da alla pubblica opinione il senso vero degli accadimenti.
Ritengo che per dare un giusto contributo a quanto si verifica , bisognerebbe guardare molto alla persona ed al percorso della vita degli individui per cogliere in essi i contesti veri, le azioni, i modi ed i comportamenti, i valori su cui si fonda la vita stessa, le scelte che si fanno, le aspettative ed i risultati che si ottengono contestualizzandoli nella giusta misura e nell’ambito dei diritti e dei doveri sociali che ognuno di noi è chiamato a rispettare.
Noto spesso, da osservatore distaccato che è molto difficile, ad esempio, esprimere pareri equilibrati sugli operati organizzativi, seppure spesso difettosi, dei servizi Pubblici cosi come diventa difficile non essere, (ancora ad esempio), solidali con gli anziani calabresi costretti a tour de force stressanti e poco civili per essere vaccinati.
Diventa molto facile invece, essere messo sotto processo dalla pubblica opinione soprattutto per chi la vive questa condizione, soffrendo insieme alle persone care ed attendendo che la verità emerga sugli accadimenti, verità che arriva spesso molto tardi, il più delle volte, quando le opinioni accusatorie dei più sono diventate agire quotidiano nella vita civile delle persone.
La difesa dei diritti e dei valori della persona è una cosa indispensabile ed imprescindibile per una società civile come la nostra.
San Giuseppe è stato un maestro in questo. Tacito, riflessivo, mai istintivo, poco chiacchierone, semplice nei modi e nei comportamenti, equilibrato e poco incline al giudizio preconcetto.
Piuttosto teso alla difesa dei deboli degli ultimi con la umiltà che lo caratterizzava. Rispettoso e credente fino al punto di accettare per volontà divina la nascita di un figlio con il rigore morale e spirituale che lo caratterizza tra i Santi come il più grande.
Era comprensivo verso la persona nella sua interezza, approcciandosi ad essa con il garbo che usava verso gli uomini che con lui avevano relazioni.
E’ questo spirito che bisognerebbe recuperare nella nostra società almeno per una piccola ma importante parte.
Sarebbe bellissimo, se nel nostro vivere civile si riuscisse ad evitare il pubblico ludibrio e ci si orientasse ad affrontare con maggiore spirito collaborativo e partecipativo ognuno per la propria parte, i problemi quotidiani di natura morale e materiale che ci riservano ogni giorno i dati dei morti per covid per i quali proprio oggi ricorre il giorno della memoria.
Sarebbe molto produttivo se si cooperasse in spirito solidale alla soluzione dei numerosi problemi che attanagliano i poveri, auspicabile che ci si prendesse carico delle problematiche della disoccupazione e dei giovani alla ricerca di un primo lavoro, …. che insomma la persona per tutti fosse e si sentisse centrale alla vita sociale che la circonda e non il contrario ad essere schiacciata e sottoposta al giudizio dei più per come oggi soventemente ed impropriamente avviene.
*già dirigente della Regione Calabria