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«La riforma di Brunetta “defenestra” i giovani»

Ancora una volta il Governo ci dà una dimostrazione che l’Italia non è un paese per giovani grazie alle nuove regole introdotte con il decreto legge in materia di concorsi pubblici con le quali il…

Pubblicato il: 10/04/2021 – 17:58
di Giusy Raffaele
«La riforma di Brunetta “defenestra” i giovani»

Ancora una volta il Governo ci dà una dimostrazione che l’Italia non è un paese per giovani grazie alle nuove regole introdotte con il decreto legge in materia di concorsi pubblici con le quali il ministro Brunetta introduce (in deroga alla disciplina ordinaria di svolgimento dei concorsi pubblici) una fase preselettiva basata su una selezione dei titoli (inclusi i titoli di servizio) e delle esperienze professionali per l’ammissione alle successive fasi concorsuali. L’introduzione di questa nuova fase preliminare di fatto rischia di precludere ai candidati più giovani di superare la fase preliminare ed accedere alla prova scritta digitale dal momento che altra novità prevede che “i titoli e l’eventuale esperienza professionale, costituita dai titoli di servizio, possono concorrere alla formazione del punteggio finale”. Il tutto sarebbe giustificato da un principio di semplificazione e velocizzazione delle procedure concorsuali sospese a causa dell’emergenza sanitaria. Già nel nuovo bando per l’assunzione di 2800 tecnici per il sud (che poi 2800 non sono se si esclude una piccola fetta della torta che prevede dei posti da destinare alla Presidenza del Consiglio dei Ministri e non solo…) si trova una prima applicazione delle nuove regole che rischiano di penalizzare i più giovani ed i neo laureati che non hanno avuto la possibilità ad esempio di maturare un minimo di esperienza professionale (se si considera che l’età media per una laurea magistrale è di 27 anni) né di poter frequentare un master di perfezionamento (consentito di norma ai più abbienti) e che potrebbero vedersi scavalcati da candidati più maturi. Ma l’obiettivo della tanto sbandierata riforma della pubblica amministrazione non era rivitalizzare il capitale umano ed invertire quel trend che vede l’Italia come il paese con l’età media dei dipendenti pubblici più alta dell’area Ocse? Privilegiando titoli di servizio, carriera ed esperienze professionali troveranno più facilmente posto candidati meno giovani e rischieranno di esporre la pubblica amministrazione ad una moltitudine di ricorsi che rallenteranno le migliaia di assunzioni necessarie per affrontare la ripresa economica e sociale del paese. Non è da trascurare neanche il pericolo che le nuove regole possano essere strumentalizzate, in particolare nei piccoli enti locali, con bandi cuciti su misura che tengono conto dei requisiti specifici di alcuni candidati. I candidati giustamente sono già sul piede di guerra ed hanno lanciato una petizione “No alla riforma Brunetta” su change.org (che registra al momento 10593 sottoscrizioni) oltre che organizzarsi nel “Comitato No riforma concorsi PA” che conta circa 3.000 membri e nel gruppo “Salviamo i concorsi pubblici”.

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