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La riflessione

«La storia infinita del ponte sullo Stretto»

Correva l’anno 251 prima della venuta di Cristo e Plinio il Vecchio narrava della realizzazione di un ponte sullo Stretto di Messina, una struttura fatta di barche e di botti vuote che sarebbe ser…

Pubblicato il: 26/04/2021 – 9:25
di Franco Scrima*
«La storia infinita del ponte sullo Stretto»

Correva l’anno 251 prima della venuta di Cristo e Plinio il Vecchio narrava della realizzazione di un ponte sullo Stretto di Messina, una struttura fatta di barche e di botti vuote che sarebbe servita per trasportare 140 elefanti da guerra che Roma aveva sottratto ai Cartaginesi nella battaglia di Palermo durante la prima guerra punica.
Anche quel progetto, a quanto si tramanda, fu bocciato perché l’opera avrebbe bloccato il passaggio delle navi.
Cominciava, così, l’odissea della realizzazione del Ponte per unire la sponda della Sicilia con quella della Calabria.
Successivamente altre soluzioni sarebbero state pensate da Carlo Magno e da Roberto il Guiscardo, ma anche in quei casi le condizioni ambientali (la profondità dei fondali, le correnti marine, i venti e la sismicità della zona) avrebbero fatto arenare le iniziative.
In epoca più recente i Borboni, che dominavano il Regno delle due Sicilie, fecero un pensierino sul ponte, ma lo abbandonarono quando conobbero l’entità dei costi. Se ne riparlò nei primi mesi del 1870, quando fu rilanciata l’idea di unire le due sponde (siciliana e calabrese) con un’opera sommersa; una sorta di galleria nel tratto più stretto tra la Sicilia e la Calabria.
Di un’opera sommersa si parlò anche in epoca più recente, nel 1921, quando  l’ingegnere Vismara presentò a Firenze un progetto di galleria sott’acqua. Ma anche questa idea viene ricordata come un mero esercizio intellettuale e nient’altro.
Avevo dieci anni quando mio padre mi portò a vedere, esposto in un padiglione della Fiera campionaria di Messina, il plastico di un ponte sospeso a tre campate che avrebbe dovuto unire appunto “Punta Faro” (Sicilia) con Punta Pezzo (Calabria). Il progetto era di un ingegnere statunitense, tale David Steinman, considerato tra i massimi progettisti di ponti sospesi.
Tre anni dopo, raccontano le cronache, fu costituito un consorzio di imprese denominato “Gruppo Ponte Messina SpA” e nel 1981 si diede vita alla società concessionaria “Stretto di Messina SpA”.
Per  giudicare il progetto fu costituita anche una Commissione  alla quale parteciparono pure i ministeri dei Lavori Pubblici e del Tesoro oltre ai 18 esperti per la valutazione dei progetti e per l’assegnazione di 12 premi, sei dei quali da 15 milioni di lire ciascuno per i progettisti vincitori e sei secondi premi, ciascuno da tre milioni.
Seguirono le solite dichiarazioni trionfalistiche dei politici dell’epoca: il ministro del Mezzogiorno, Claudio Signorile, ne annunciò la realizzazione in tempi brevi e Bettino Craxi, allora presidente del Consiglio, tre anni dopo dichiarò che il ponte sarebbe stato realizzato presto.
Nel 1986 anche Romano Prodi allora presidente dell’Iri, ebbe a dire che il ponte era una priorità e che, pertanto, i lavori sarebbero stati ultimati nel 1996. Quattro anni prima era stato, infatti, presentato il progetto preliminare definitivo.
Inutile dire che non se ne fece nulla! Tranne una quantità di denaro spesa per incarichi politici.
Il progetto venne ripreso nel 2005 dal primo Governo Berlusconi; e così anche dal “secondo” e dal “terzo” esecutivo presieduti sempre da Silvio Berlusconi.
Il quattro novembre dello stesso anno, però, la Direzione investigativa antimafia comunicò al Parlamento che sulla realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina c’era l’interferenza della mafia. Ciò determinò un rallentamento delle procedure che furono riprese nel 2008 dal quarto Governo Berlusconi.  
Si andò avanti fino al mese di luglio 2011, quando venne approvato il piano  definitivo dell’opera. Tre mesi dopo, però, l’Unione Europea decise di non includere il ponte tra le opere pubbliche destinate a finanziamenti comunitari. Fu l’inizio della fine: ad aprile 2013 la Società Stretto di Messina venne, infatti, posta in liquidazione.
Il resto è storia di queste settimane: ancora una volta il Ponte per unire la Sicilia con la Calabria non si farà. Il ministro per le infrastrutture e le mobilità, Giovannini, ha detto a chiare note che «Non è un’opera che potrebbe essere completata nel 2026 per come previsto dal regolamento europeo che non è negoziabile e non emendabile, per le regole del “Recovery Plan». Non è la spesa, infatti, che conta, ma i tempi. Entro il 2026 i lotti finanziati devono essere in esercizio, quindi fruibili”.
A quando la nuova “puntata” sul Ponte sullo Stretto di Messina?
*giornalista

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